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Concetti Chiave

  • Il trattamento delle fratture mira a ottenere una guarigione biologica con la formazione di un callo di frattura, che richiede sollecitazioni meccaniche per stimolare le cellule.
  • Il processo di guarigione delle fratture si divide in tre fasi: ematoma e infiammazione iniziale, formazione di tessuto fibroso e pro-callo, e successiva riorganizzazione dell'osso.
  • L'effetto meccanico è cruciale per l'orientamento dei sali di calcio lungo le linee di forza, contribuendo alla stabilità e resistenza dell'osso riformato.
  • L'immobilizzazione è fondamentale per gestire le fratture-lussazioni e altre fratture, utilizzando presidi come docce, tutori e gessi.
  • La riduzione delle fratture scomposte chiuse richiede un intervento chirurgico per riportare l'osso in posizione fisiologica, seguito da osteosintesi con l'uso di chiodi, placche e viti.

Indice

  1. Guarigione biologica delle fratture
  2. Immobilizzazione e riduzione delle fratture

Guarigione biologica delle fratture

Lo scopo è ottenere una guarigione biologica, che si formi un buon callo di frattura.

La formazione del callo è un fenomeno sia biologico sia meccanico, ovvero c’è bisogno che ci siano delle sollecitazioni meccaniche che aiutano le cellule, le quali rispondono come risponderebbero a ormoni o farmaci. Si distinguono varie fasi:

    • Prima fase: c’è un ematoma, un’interruzione dei vasi dell’osso con sanguinamento. Ci sono mediatori dell’infiammazione ed è quindi presente flogosi. Non è consigliabile usare i fans, perché inibirebbero i meccanismi dell’infiammazione, piuttosto morfina.

    • Seconda fase: l’ematoma si organizza, si forma tessuto fibroso, vengono richiamate cellule

    mesenchimali totipotenti che sotto l’influsso dei mediatori cominciano a trasformarsi in cartilagine e formano un primo callo, primitivo, che immobilizza i monconi e che prende il nome di pro-callo. Non si vede a rx perché non ha depositi di calcio, si può seguirne il decorso alla rm e all’ecografia.

    • Terza fase: osso non ancora osteonico, simile ai nuclei di ossificazione del bambino. Le fibre sono

    intrecciate e non orientate. Gli osteoni delle corticali devono essere orientati lungo le linee di forza, quindi questo è un osso ancora disorganizzato.

    • Effetto meccanico: è necessario affinché gli osteoblasti depositino osso e si ricostituisca la struttura.

    Attraverso un fenomeno piezoelettrico che si forma nella matrice mesenchimale i sali di calcio vengono orientati lungo le linee di forza, polarizzando i capi ossei della frattura. L’osso normale ha quindi una struttura a nido d’api, con gli intrecci delle trabecole che garantiscono minor peso ma allo stesso tempo stabilità e resistenza.

Immobilizzazione e riduzione delle fratture

Immobilizzazione: presidi come docce, tutori termoplastici, gessi sono sempre presenti in ambulanza. Ad esempio, una frattura-lussazione che non permette subito di essere trattata va subito immobilizzata. Un esempio è l’immobilizzazione (non quella provvisoria effettuata in ambulanza). Questo trattamento deve essere usato con frattura composta, con condizioni generali, di età, anestesiologiche che ne permettono l’uso senza correre rischi.

Anche la riduzione è una manovra incruenta e precede l’immobilizzazione.

Ad esempio fratture chiuse scomposte richiedono riduzione, cioè di essere riportate chirurgicamente in posizione fisiologica, e poi sintesi o osteosintesi. Prevede l’utilizzo di chiodi endomidollari, placche e viti e molti altri strumenti.

Esempi: frattura di rotula, frattura di avambraccio (stabilizzata con placche e viti, non filo endomidollare perché nell’avambraccio sono facili le torsioni e si rischia di compromettere la prono-supinazione), frattura dell’olecrano dell’ulna, frattura sottotrocanterica (che può essere ridotta a cielo chiuso, senza taglio, mettendo in trazione l’osso) , frattura di omero prossimale.

Oppure si può essere costretti a mettere una protesi, ad esempio nell’anca. La protesi può essere cementata (fissata col polimetilmetacrilato) o non cementata.

Domande da interrogazione

  1. Qual è lo scopo principale del trattamento delle fratture e come si ottiene?
  2. Lo scopo principale è ottenere una guarigione biologica attraverso la formazione di un buon callo di frattura, un processo che richiede sia fenomeni biologici sia sollecitazioni meccaniche.

  3. Perché non è consigliabile l'uso dei FANS nella prima fase di guarigione di una frattura?
  4. Non è consigliabile usare i FANS nella prima fase perché inibirebbero i meccanismi dell'infiammazione, essenziali per il processo di guarigione, preferendo invece l'uso di morfina.

  5. Come si può monitorare il processo di guarigione di una frattura nelle sue fasi iniziali?
  6. Nelle fasi iniziali, il processo di guarigione di una frattura può essere monitorato attraverso la risonanza magnetica (RM) e l'ecografia, utili per seguire il decorso del pro-callo, che non è visibile agli raggi X per mancanza di depositi di calcio.

  7. Quali sono le opzioni di trattamento per le fratture scomposte chiuse?
  8. Le fratture scomposte chiuse richiedono una riduzione, ovvero essere riportate chirurgicamente in posizione fisiologica, seguita da sintesi o osteosintesi, che prevede l'utilizzo di chiodi endomidollari, placche, viti e altri strumenti.

Domande e risposte