Concetti Chiave
- La troponina cardiaca è il marcatore principale per l'infarto miocardico, essendo presente solo nel miocardio e non in altri tessuti.
- La troponina aumenta in caso di danno miocardico, permettendo diagnosi differenziali tra patologie cardiache ed extracardiache.
- La cinetica della troponina consente il suo dosaggio da 1 a 3 ore dopo l'infarto, con livelli elevati fino a 7-10 giorni.
- Livelli elevati di troponina al momento della dimissione ospedaliera predicono complicanze a lungo termine.
- I test di laboratorio con troponina aiutano a distinguere tra infarto STEMI e NSTEMI, influenzando la gestione clinica.
[2]Test ematici e marcatori cardiaci
Indice
Caratteristiche del marcatore ideale
Il marcatore ideale dell’infarto acuto del miocardio dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:
1. Deve essere presente ad alte concentrazioni nel miocardio e assente da tutti i tessuti che non sono miocardio. Ad oggi, si usa la troponina cardiaca che è presente ad alte concentrazioni nel miocardio ed è assente negli altri tessuti.
2.
Diagnosi differenziale e finestra diagnostica
Deve riflettere la natura ischemica del danno del miocardio. La troponina purtroppo aumenta a seguito di danno miocardico, ma non solo a seguito del danno ischemico; la troponina aumenta in tutte le condizioni in cui c’è un danno miocardico. Possiamo però fare la diagnosi differenziale solo tra patologie cardiache e non extracardiache (perché il biomarcatore non è presente negli altri tessuti), questo è già un passo vanti rispetto a molti anni fa.
3.
Deve essere caratterizzato da una finestra diagnostica valida, deve essere rilasciato il più precocemente possibile ed avere una cinetica molto prolungato (per dosarlo a distanza di ore dalla comparsa della sintomatologia). Le troponine hanno questa caratteristica: tendono ad aumentare da 1 a 3 ore dopo la comparsa dell’infarto acuto del miocardio e durano ne sangue aumentate fino a 7-10 giorni.
4.
Concentrazione e predizione delle complicanze
La loro concentrazione nel sangue dovrebbe riflettere l’entità del danno miocardico. Questo purtroppo non è del tutto vero perché a parità di estensione, un infarto apicale è molto più grave di un infarto della base (perché ciò che fa contrarre il cuore è l’apice e quindi un piccolo infarto dell’apice è molto più grave di un grande infarto ella base)
5.
Deve predire le complicanze a breve e lungo termine. La troponina riesce in questo scopo: tanto più elevata è la concentrazione di troponina quando il paziente viene dimesso dall’ospedale, tanto più probabile è che quel paziente abbia poi delle conseguenze sfavorevoli a lungo termine
6.
Gestione personalizzata e tecniche di misurazione
Deve influenzare la gestione personalizzata. I test di laboratorio ci consentono di distinguere un infarto STEMI da uno NSTEMI. Nell’infarto STEMI si hanno sia alterazioni dell’ECG sia alterazione del biomarcatore. Nell’infarto NSTEMI si ha aumento del biomarcatore in assenza di alterazioni elettrocardiografiche. Il percorso dei due pazienti è separato. Come detto precedentemente riguardo l’evoluzione nel tempo, l’infarto STEMI ha una mortalità ospedaliera che è 3 volte più alta dei NSTEMI, quindi i pazienti STEMI sono da gestire subito; ovvero se faccio diagnosi di STEMI il paziente fa appena possibile un intervento di angioplastica o bypass (è meglio rivascolarizzare entro 4-6 ore). Invece il paziente NSTEMI ha delle complicanze a lungo termine più alte e ha rischio più basso a breve termine, quindi con questo paziente posso avere un approccio più attendistico (può andare a rivascolarizzarsi entro 24-48 ore).
7.
Deve poter essere misurata con tecniche rapide e relativamente poco costose. Ad oggi è così, il dosaggio ha una durata di circa 1 ora e un costo di 1-2 euro.
8. Deve essere misurabile con tecniche di diagnostica standardizzata e disponibile in tutti i laboratori.
Domande da interrogazione
- Quali sono le caratteristiche ideali di un marcatore per l'infarto acuto del miocardio?
- Qual è il ruolo della troponina come marcatore cardiaco?
- Come differiscono i percorsi di gestione tra infarto STEMI e NSTEMI?
- Quali sono i requisiti tecnici per la misurazione dei marcatori cardiaci?
Il marcatore ideale dovrebbe essere presente solo nel miocardio, riflettere il danno ischemico, avere una finestra diagnostica valida, indicare l'entità del danno, predire complicanze, influenzare la gestione personalizzata, essere misurabile rapidamente e con tecniche standardizzate.
La troponina è usata perché è presente ad alte concentrazioni nel miocardio, riflette il danno miocardico, ha una finestra diagnostica valida e può predire complicanze a lungo termine, sebbene non sia specifica solo per il danno ischemico.
Nell'infarto STEMI, con alterazioni ECG e biomarcatori, è necessaria un'azione immediata come angioplastica o bypass entro 4-6 ore. Nell'infarto NSTEMI, con solo aumento dei biomarcatori, si può adottare un approccio più attendistico, con rivascolarizzazione entro 24-48 ore.
I marcatori devono essere misurabili con tecniche rapide, poco costose, standardizzate e disponibili in tutti i laboratori, con un dosaggio che dura circa 1 ora e costa 1-2 euro.