Concetti Chiave
- La pO2 critica per l'ossigenazione periferica è di 60 mmHg, corrispondente a una SaO2 del 90%, dove la curva di dissociazione dell'emoglobina diventa più ripida.
- Il rapporto PaO2/FiO2 è essenziale per monitorare l'efficacia dell'ossigenoterapia: valori normali sono tra 300 e 500.
- La maschera di Venturi è l'unica attrezzatura per ossigenazione non invasiva che stima con precisione la FiO2, mentre altre tecniche possono fornire stime imprecise.
- Il pH fisiologico può mascherare patologie sottostanti a causa dei meccanismi di compenso, come il tamponamento degli acidi tramite bicarbonato.
- In acidosi respiratoria, il compenso renale varia nel tempo: in acuto, 1 mEq/l di bicarbonato per ogni 10 mmHg di pCO2, mentre nel cronico, 3,5 mEq/l.
Il limite di pO2 sotto il quale si è in estremo pericolo per l’ossigenazione periferica è di 60 mmHg (a cui corrisponde SaO2 di 90%): infatti, a questo valore la curva di dissociazione dell’emoglobina si riduce in modo più ripido.
Valore atteso di PaO2 Ortostatismo: 104,2 – 0,27 x età (aa)
Clinostatismo: 103,5 – 0,42 x età (aa) Un altro parametro molto importante è il rapporto PaO2/FiO2: permette d’identificare e monitorare il deficit di ossigenazione, durante l’ossigenoterapia in corso. Si considerano normali valori nel range 300-500.
Es: in aria ambiente la FiO2 è pari a 0,21 (21%). Se PaO2 è pari a 90 mmHg, allora il rapporto equivale a 428.
Caso clinico: Un pz arriva in Ps per riacutizzazione di Bpco, con pO2 di 50 mmHg: ha insufficienza respiratoria ipossica semplice (senza ipercapnia). Il pz viene quindi sottoposto a terapia antibiotica e ad ossigenoterapia con maschera venturi al 40%. Il giorno successivo viene eseguito un Ega, dalla quale la pO2 risulta essere di 70 mmHg. A primo impatto potremmo pensare che il pz sia migliorato. Tuttavia, ricordiamo che la prima misurazione di pO2 (50 mmHg) è stata effettuata in aria ambiente, la seconda rilevazione (70 mmHg) con la maschera venturi. Se calcoliamo il rapporto pO2/FiO2::70/0,4 = 175 vediamo che la situazione non è migliorata. Infatti, il pz ossigena meglio perché gli stiamo fornendo più ossigeno, ma la sua patologia di base non è stata trattata.
Nota: Nell’ossigenazione non invasiva, solo le maschere di venturi permettono di stimare in modo abbastanza preciso la FiO2. Negli altri casi possiamo fare solo delle stime che possono anche risultare imprecise.
La lettura del pH ci consente di definire la natura del disturbo primitivo. Si ponga attenzione ad un pH nel range fisiologico che, grazie ai meccanismi di compenso, potrebbe nascondere delle patologie sottostanti. Per esempio il tamponamento degli acidi che si accumulano a causa dell’ipoventilazione, tramite maggiore produzione e riassorbimento renale di bicarbonato.
Come detto precedentemente, il compenso respiratorio è immediato: se un pz è in acidosi metabolica, avrà subito un compenso respiratorio sottoforma di alcalosi respiratoria compensatoria. Così facendo il pH tornerà ad assumere valori compresi nel range fisiologico, mascherando la condizione responsabile della variazione dell’equilibrio acido base.
Ricordiamo inoltre che nell’acidosi respiratoria il compenso renale atteso (riassorbimento e rigenerazione di bicarbonato) è:
• in acuto: per ogni innalzamento di 10 mmHg di pCo2 c’è variazione di 1 mEq/l di Hco3-
• nel cronico: per ogni incremento di 10 mmHg di pCo2 c’è variazione di 3,5 mEq/l di Hco3-
Si comprende quindi come nell’immediato il rene sia inefficace, ma nel tempo si assiste ad un aumento dei bicarbonati. Dunque, con una corretta interpretazione dell’Ega si può venire a conoscenza della tempistica di insorgenza (acuta o cronica) dell’acidosi respiratoria.
Domande da interrogazione
- Qual è il limite di pO2 considerato pericoloso per l'ossigenazione periferica?
- Come si calcola il rapporto PaO2/FiO2 e qual è il suo significato?
- Qual è l'importanza della lettura del pH nel contesto dei disturbi respiratori?
- Come si differenzia il compenso renale nell'acidosi respiratoria acuta e cronica?
Il limite di pO2 sotto il quale si è in estremo pericolo per l'ossigenazione periferica è di 60 mmHg, corrispondente a una SaO2 del 90%.
Il rapporto PaO2/FiO2 si calcola dividendo la PaO2 per la FiO2. È importante per identificare e monitorare il deficit di ossigenazione durante l'ossigenoterapia, con valori normali nel range 300-500.
La lettura del pH aiuta a definire la natura del disturbo primitivo. Un pH nel range fisiologico potrebbe nascondere patologie sottostanti a causa dei meccanismi di compenso, come il tamponamento degli acidi accumulati per ipoventilazione.
Nell'acidosi respiratoria acuta, per ogni innalzamento di 10 mmHg di pCo2, c'è una variazione di 1 mEq/l di Hco3-. Nel cronico, per ogni incremento di 10 mmHg di pCo2, c'è una variazione di 3,5 mEq/l di Hco3-.