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Concetti Chiave

  • La sospensione delle benzodiazepine (bdz) può causare malessere, spingendo i pazienti a riprendere il farmaco, portando a dipendenza fisica e psicologica.
  • La dipendenza fisica si manifesta con reazioni corporee all'interruzione del farmaco, mentre quella psicologica è legata alla paura di non riuscire a dormire senza il farmaco.
  • Fattori di rischio per la dipendenza includono durata e dosaggio del trattamento, oltre alla predisposizione psicologica del paziente.
  • Per gestire le bdz in modo sicuro, si consiglia di limitarne l'uso a dosaggi minimi e per periodi brevi, specialmente in pazienti con personalità predisposte alla dipendenza.
  • La terapia cognitivo-comportamentale è raccomandata come prima linea di trattamento nei disturbi d'ansia, preferendo bdz a breve emivita se necessarie.

Sindrome da sospensione e astinenza

Quando a seguito della sospensione del farmaco il paziente prova una sensazione di malessere è portato a riassumere le bdz, l’astinenza porta alla ricerca del farmaco. Questo è il motivo per cui le bdz possono indurre dipendenza.
La dipendenza ha due componenti:
● Fisica, se qualora si interrompa l’assunzione del farmaco si ha una risposta fisica dell’organismo, espressa dal quadro clinico suddetto. Le persone in cui si realizza questo meccanismo prolungano il trattamento fino ad arrivare a una situazione in cui non si sa più se ci sia un reale bisogno;
● Psicologica, legata al fatto che il paziente si è “affezionato” alla terapia e, nonostante prenda un dosaggio molto basso, nel momento in cui si propone la sospensione del farmaco, il paziente è spaventato perché convinto che non dormirà.

Nel concetto della dipendenza ci sono fattori di rischio farmacologici (durata e dosaggio), ma anche fattori non farmacologici (personalità del paziente: in persone con personalità improntata alla dipendenza, le BDZ possono indurre una dipendenza di tipo psicologico che si associa alla dipendenza di tipo fisico).
Le bdz sono quindi difficili da gestire perché sono associate a entrambe queste modalità di dipendenza, sia psicologica che fisica.
L’atteggiamento giusto è quindi quello preventivo in cui si evita di dare bdz a chi ha una personalità improntata alla dipendenza, e qualora fosse necessaria la terapia bisogna limitarne la durata, somministrare il dosaggio minimo sufficiente e decidere già in partenza la durata del trattamento.
Ciò è temibile perché aumenta il rischio di incidenti e cadute e quindi rischio di fratture (in particolare d’anca). Se non evitabili, si preferiscono BDZ a emivita breve.
L’introduzione di alcune sostanze nell’organismo può portare a quadri clinici molto simili a quadri di natura funzionale (disturbo bipolare, schizofrenico, d’ansia).
Nel dsm, infatti, in corso di diagnosi di disturbo schizofrenico, ad esempio, viene ricordata l’importanza di escludere cause organiche o l’introduzione di sostanze che possono essere responsabili del quadro. Se la patologia fosse indotta dalla sostanza, nel momento in cui la si elimina, il quadro andrebbe in teoria in remissione.
Il fenomeno della tolleranza in pz trattati con Bdz è più controverso, non è tanto evidente quando l’uso delle BDZ è per fini ansiolitici ma ipnoinducenti.
Questo preoccupa perché gli effetti collaterali sono dose- dipendenti; quindi, aumenta la probabilità che si verifichino all’aumentare della dose.
Vengono riassunte le classi di farmaci trattati finora:
● Ansiolitici: usati per gestire i disturbi d’ansia o per gestire altri sintomi (insonnia, agitazione, angoscia) in altre patologie psichiatriche;
● Antidepressivi: per la depressione e per i disturbi d’ansia misti;
● Antipsicotici: in tutte le situazioni cliniche in cui si hanno sintomi psicotici come deliri e allucinazioni;
● Stabilizzatori dell’umore: per patologie di instabilità affettiva (tipicamente il disturbo bipolare).

É importante ricordare che la prima linea di trattamento da intraprendere nei disturbi d’ansia è la terapia cognitivo-comportamentale.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le due componenti della dipendenza?
  2. Le due componenti della dipendenza sono fisica e psicologica.

  3. Quali sono i fattori di rischio per la dipendenza dalle bdz?
  4. I fattori di rischio per la dipendenza dalle bdz includono la durata e il dosaggio del farmaco, così come la personalità del paziente.

  5. Qual è l'atteggiamento giusto da adottare nella gestione delle bdz?
  6. L'atteggiamento giusto è quello preventivo, evitando di prescrivere bdz a pazienti con personalità improntata alla dipendenza e limitando la durata e il dosaggio del trattamento.

  7. Qual è la prima linea di trattamento per i disturbi d'ansia?
  8. La terapia cognitivo-comportamentale è la prima linea di trattamento per i disturbi d'ansia.

Domande e risposte