Concetti Chiave
- Il Bethesda Unit è una misura utilizzata in laboratorio per rilevare gli anticorpi contro il fattore VIII, attraverso una titolazione con plasma pool.
- Le emofilie possono derivare da carenze di vari fattori, tra cui il fattore IX (Christmas disease) e il fattore XI (emofilia C), con implicazioni diverse per la salute.
- Un aPTT allungato necessita sempre di studio per determinare se risulta da condizioni emorragiche o protrombotiche.
- Esistono fattori ereditari e acquisiti che aumentano il rischio di tromboembolismo, con esami di laboratorio specifici per valutarli.
- La sindrome da anticorpi antifosfolipidi richiede criteri clinici e di laboratorio per la diagnosi, con test specifici secondo le linee guida ISTH.
Plasma pool
Quando in laboratorio si cecano gli anticorpi contro il fattore VIII, si utilizza come unità di misura il Bethesda Unit. Questa è una titolazione, una modalità di rapportare il plasma del paziente con un plasma pool. Il plasma del paziente carente si va quindi a diluire in maniera scalare, progressiva e si misura costantemente il fattore VIII. Tendenzialmente il plasma pool riequilibra il fattore VIII, ma si troverà un punto di equilibrio, in cui il fattore VIII passa da livelli bassissimi ad un aumento: quando esso si troverà al 50%, corrisponderà all’unità Bethesda di titolazione.Altre emofilie:
• fattore IX (Christmas disease)
• fattore XI (emofilia C): estremamente rare
• Fattori di contatto (fattore XII): un po’ più frequente dei precedenti. Il paziente non presenta sanguinamenti, al contrario si ha un aumento dell’incidenza di trombosi.
In conclusione: quando si ha un aPTT allungato bisogna sempre studiarlo, in quanto possono esserci sia situazioni di emorragia, che protrombotiche.
Ci sono alcune condizioni pre-analitiche da rispettare: bisogna avere un campione biologico di qualità, dunque, anche il campione emolitico, dovuto alla tecnica di prelievo in contesti difficili di accesso venoso, ad esempio con un paziente oncologico, altererà significativamente i test, in modo particolare PT, aPTT, D-Dimero e fibrinogeno. È importante, dunque, una relazione diretta tra clinico e laboratorio.
Come test di secondo livello si possono citare i test che valutano lo stato protrombotico. I fattori ereditari si studiano in caso di TVP.
I fattori ereditabili di aumentato rischio di tromboembolismo sono:
• Deficit di antitrombina
• La proteina C
• La proteina S
• Il fattore V di Leiden
• La resistenza alla proteina C attivata, non correlata al fattore V di Leiden
• La disfibrinogenemia
• Test del fibrinogeno
Per tutte queste proteine esistono degli esami di laboratorio che rappresentano il classico pacchetto degli esami trombofilici.
I fattori acquisiti di aumentato rischio di tromboembolismo sono:
• Ridotta mobilità
• Età avanzata
• Neoplasia
• Sindrome da anticorpi antifosfolipidi: di interesse principalmente in reumatologia e ginecologia.
Questa ultima sindrome è una condizione, in cui devono sussistere due criteri: uno clinico e uno di laboratorio.
1. Il criterio clinico è rappresentato dalla trombosi venosa, non altrimenti spiegata, o una situazione di aborto spontaneo, o di malformazioni della placenta che comportano stati protrobotici all’interno dei villi coriali.
2. Il criterio di laboratorio consiste nell’esecuzione di tre test, da eseguire secondo l’ultimo aggiornamento ISTH – international society thrombosis and hemostasis (i cosiddetti criteri di Sydney (2006); i precedenti erano i criteri di Sapporo (1999)).
I tre test sono:
1) “Anticoagulante lupico” (LAC);
2) “anticorpi anticardiolipina” (ACA);
3) “presenza di anticorpi anti beta 2 GP” (B2GP).
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza dell'unità Bethesda nella misurazione degli anticorpi contro il fattore VIII?
- Quali sono le altre forme di emofilia menzionate nel testo?
- Quali sono i fattori ereditari di aumentato rischio di tromboembolismo?
- Quali criteri devono essere soddisfatti per diagnosticare la sindrome da anticorpi antifosfolipidi?
L'unità Bethesda è utilizzata per titolare il plasma del paziente con un plasma pool, determinando il punto in cui il fattore VIII raggiunge il 50%, indicando la presenza di anticorpi.
Oltre al fattore VIII, le altre emofilie includono il fattore IX (Christmas disease), il fattore XI (emofilia C) e i fattori di contatto come il fattore XII.
I fattori ereditari includono il deficit di antitrombina, la proteina C, la proteina S, il fattore V di Leiden, la resistenza alla proteina C attivata non correlata al fattore V di Leiden, la disfibrinogenemia e il test del fibrinogeno.
La diagnosi richiede un criterio clinico, come trombosi venosa o aborto spontaneo, e un criterio di laboratorio, che include tre test: anticoagulante lupico, anticorpi anticardiolipina e anticorpi anti beta 2 GP.