Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • La malattia di Alzheimer è una patologia degenerativa progressiva che porta alla demenza, colpendo soprattutto gli anziani.
  • Colpisce tra il 5 e il 15% delle persone oltre i 65 anni e è una causa importante di morte per molti ultra ottantacinquenni.
  • I sintomi includono perdita di memoria a breve termine, disorientamento, irritabilità e, nelle fasi avanzate, allucinazioni.
  • È associata a un deficit di acetilcolina e a modificazioni strutturali dell'encefalo, come atrofia cerebrale e placche senili.
  • La causa precisa rimane sconosciuta, ma si sospetta una componente genetica; la beta-amiloide è coinvolta nel processo neurodegenerativo.

La malattia di Alzheimer è una malattia degenerativa progressiva dell’encefalo, che alla fine si risolve in demenza (deterioramento mentale). I malati di Alzheimer costituiscono quasi la metà di tutte le persone ricoverate nelle case di riposo.

Dal 5 al 15% degli individui oltre i 65 anni sviluppa questa malattia, e per circa la metà degli ultra ottantacinquenni è un’importante concausa di morte.

Indice

  1. Sintomi e progressione della malattia
  2. Cause e ricerca scientifica

Sintomi e progressione della malattia

Le sue vittime, tra cui il presidente Reagan, presentano perdita della memoria (soprattutto per i fatti recenti), accorciamento del tempo di attenzione e disorientamento, e infine perdita del linguaggio.

Nell’arco di alcuni anni persone di buona indole possono diventare irritabili, lunatiche, confuse e talora violente.

Infine compaiono allucinazioni.

Cause e ricerca scientifica

La malattia di Alzheimer si accompagna a un deficit di acetilcolina e a modificazioni strutturali dell’encefalo, soprattutto delle aree correlate con il pensiero e la memoria.

Le circonvoluzioni si riducono e si manifesta atrofia cerebrale. La causa precisa è sconosciuta, ma alcuni casi sembrano avere un andamento familiare.

L’analisi microscopica del tessuto encefalico dimostra placche senili (aggregati del peptide beta-amiloide) disseminate nell’encefalo come proiettili tra i neuroni.

Per i ricercatori è stato difficile e frustrante scoprire in che modo la betaamiloide agisce quale neurotossico, specialmente perché essa è presente anche nelle cellule sane dell’encefalo (anche se in minori quantità).

Domande e risposte