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Concetti Chiave

  • Gli esami per trombofilia non sono raccomandati durante la fase acuta di un evento tromboembolico o una terapia anticoagulante, poiché i risultati possono essere alterati.
  • I marcatori genetici e gli anticorpi anti-fosfolipidi sono utili per la diagnosi di trombofilia, anche in fase acuta, perché non influenzati dalle terapie.
  • La presenza di mutazioni come quella del fattore V Leiden e della protrombina può aumentare notevolmente il rischio di eventi trombotici.
  • L'anamnesi familiare è fondamentale per valutare il rischio di trombofilia, poiché le mutazioni genetiche possono essere ereditarie.
  • Il deficit di α1-antitripsina, una malattia genetica, può causare sintomi a livello polmonare e del fegato ed è importante diagnosticarla precocemente per il trattamento adeguato.

Indice

  1. Esami per trombofilia
  2. Marcatori non influenzati
  3. Importanza delle mutazioni
  4. Michael Jackson e deficit
  5. Diagnosi e trattamento
  6. Prevalenza e diagnosi

Esami per trombofilia

Fare esami per trombofilia non è assolutamente raccomandato durante la fase acuta di un evento tromboembolico o durante una terapia anticoagulante, in quanto i test funzionali sono fortemente alterati dal consumo dei fattori della coagulazione. Gli inibitori della coagulazione (antitrombina, proteine C ed S) possono essere consumati durante una fase acuta e quindi il loro dosaggio in tale fase non ha valore diagnostico.

Marcatori non influenzati

Se tuttavia, gli esami per trombofilia vengono eseguiti in fase acuta, si devono considerare i marcatori che non sono influenzati dalla fase acuta o dalle terapie anticoagulanti.

Questi sono:

    Marcatori genetici (fattore V Leiden, mutazione del promotore della protrombina);

    Anticorpi anti-fosfolipidi (anti-cardiolipina e anti-beta2 glicoproteina1);

    Omocisteina: l’iperomocisteinemia lieve (tra 15-30 micromoli/L) non ha un vero significato clinico, mentre ce l’hanno maggiormente la forma severa (>100) e moderata >30 uM/L, che dovrebbero essere trattate con folati e vit B12.

Importanza delle mutazioni

Capire il tipo di mutazione può essere importante per decidere la terapia. Ad esempio nella sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi, soprattutto se tripli positivi, si devono utilizzare i dicumarolici.
Il pz del caso clinico ha doppia eterozigosi, sia per il fattore V di Leiden che della protrombina. L’associazione concomitante dei due elementi suggerisce una diatesi pro-trombotica molto più forte. Tutti i familiari di primo grado hanno 50% di possibilità di avere le stesse mutazioni, se prese singolarmente. Il fratello del pz ha probabilità del 25% di non avere varianti della protrombina o del fattore V di Leiden, nel 50% presenta eterozigosi semplice (per protrombina o per fattore V di Leiden), nel 25% può essere anch’esso eterozigote composto per entrambi i fattori. Bisogna ricordarsi quindi di raccogliere anche l’anamnesi familiare.

Michael Jackson e deficit

Michael Jackson, secondo una biografia non autorizzata, aveva questo deficit; infatti, soffriva di enfisema polmonare e sanguinamento gastrointestinale (varici esofagee da epatopatia cronica). Non gli fu mai diagnosticata e insieme ad altre cause può aver contribuito alla sua morte.

Diagnosi e trattamento

L’enfisema polmonare con caratteristiche suggestive associato a epatopatia è fortemente indicativo di questa patologia. Il trattamento, anche se complesso, è disponibile, quindi è necessario diagnosticarla, meglio se precocemente.
Il deficit di α1-antitripsina è una malattia genetica con una sintomatologia soprattutto a livello polmonare ma in alcuni casi anche al fegato; va dunque posta in diagnosi differenziale con quadri di epatopatia cronica di non chiaro inquadramento.

Prevalenza e diagnosi

La prevalenza è i 1/2000-5000 ed è probabilmente sottostimata, poiché molti casi lievi non sono diagnosticati. Ha un andamento bimodale: o si manifesta in neonati/prima infanzia o nell’età adulta. Per fare diagnosi si dosa l’enzima α1at, si fa il tracciato elettroforetico delle sieroproteine, nel quale mancherà la prima gobba (α1) dopo l’albumina, e infine si cerca la conferma genetica.

Domande da interrogazione

  1. Quando è sconsigliato eseguire esami per trombofilia?
  2. Gli esami per trombofilia non sono raccomandati durante la fase acuta di un evento tromboembolico o durante una terapia anticoagulante, poiché i test funzionali sono alterati dal consumo dei fattori della coagulazione.

  3. Quali marcatori possono essere considerati durante la fase acuta di trombofilia?
  4. Durante la fase acuta, si possono considerare i marcatori genetici (fattore V Leiden, mutazione del promotore della protrombina), gli anticorpi anti-fosfolipidi e i livelli di omocisteina.

  5. Qual è l'importanza di identificare il tipo di mutazione nella trombofilia?
  6. Identificare il tipo di mutazione è importante per decidere la terapia adeguata, come l'uso di dicumarolici nella sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi, specialmente se tripli positivi.

  7. Qual è la prevalenza del deficit di α1-antitripsina e come si diagnostica?
  8. La prevalenza del deficit di α1-antitripsina è di 1/2000-5000, probabilmente sottostimata. La diagnosi si effettua dosando l'enzima α1at, eseguendo un tracciato elettroforetico delle sieroproteine e confermando geneticamente.

Domande e risposte