Concetti Chiave
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La tragedia "Phoenissae" di Seneca è conosciuta anche come "Thebais" e si basa sul modello di Euripide, ma manca del coro delle prigioniere fenicie.
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La prima parte della tragedia descrive Edipo e Antigone che lasciano Tebe per il monte Citerone, con Edipo in preda a pensieri suicidi.
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Edipo è determinato a suicidarsi in modo violento, ma Antigone riesce a dissuaderlo dal compiere l'atto estremo.
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Antigone non riesce a convincere Edipo a ritornare a Tebe, dove i suoi figli, Eteocle e Polinice, sono in conflitto fratricida.
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Nella seconda parte, Giocasta, con l'aiuto di Antigone, riesce a prevenire la guerra, ma non a ristabilire la pace tra i figli.
Phoenissae («Le Fenicie»)
Nella recensione, la tragedia, è indicata come Thebais («La Tebaide»). Il titolo, ripreso dall’omonima tragedia di Euripide, si riferisce alle prigioniere fenicie destinate al servizio di Apollo delfico, che nel modello fungono da coro, ma nella tragedia di Seneca che possediamo (una serie di scene non compiutamente collegate tra loro) il coro non c’è. Nella prima parte (vv. 1—362)Edipo e sua figlia Antigone si allontanano da Tebe, diretti sul monte Citerone, dove il re, scopertosi parricida e incestuoso, vorrebbe darsi la morte.
Senza una spada, senza un rogo o un precipizio, senza un' erba velenosa a disposizione, Edipo è pronto a darsi la morte con la nuda mano, a sfondarsi il torace, a strapparsi il cuore, a spezzarsi la gola, a squarciarsi le vene, a riaprire le ferite nelle orbite da cui s’è strappato gli occhi, a mondane di
sangue e infezione.

Un' atrocità impetuosa, di grande effetto, che influirà in maniera decisiva sul teatro europeo. Antigone persuade il padre a desistere dal suicidio, ma non a tornare con lei a Tebe, teatro della lotta fratricida tra i suoi fratelli Eteocle e Polinice. Nella seconda parte (vv 363—664), Giocasta, affiancata a sua volta da Antigone, riesce a scongiurare la guerra, ma non a riportare la pace tra i due figli.