Rosabianca 88
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Concetti Chiave

  • Nel mondo moderno, le immagini fotografiche sono diventate parte integrante della nostra vita quotidiana, influenzando decisioni e comunicando in modo potente.
  • La semiotica ci aiuta a comprendere come le fotografie producono significato e come queste interagiscono con i nostri meccanismi mentali profondi.
  • Le fotografie non sono solo immagini statiche, ma strumenti dinamici di espressione e comunicazione che operano all'interno di un quadro condiviso.
  • Il concetto di fotografia come linguaggio è complesso, richiedendo una comprensione dei diversi linguaggi visivi che ne emergono.
  • La fotografia ha un valore testimoniale, influenzato dalle scelte del fotografo e dalle strategie di ripresa che definiscono il significato dell'immagine.

Immagine fotografica nel cinema

Nel mondo d’oggi, in cui ci troviamo a vivere, scorgere un’immagine fotografica è diventato un fatto quotidiano, naturale. La osserviamo per decidere se leggere un articolo di giornale, per restare aggiornati su com’è la moda, per qualsiasi altro motivo. Le fotografie, con il loro linguaggio, comunicano con noi, questo è ormai un dato di fatto.
Quando ci troviamo di fronte ad una fotografia, esaminandola, diciamo se è buona o brutta, quasi come fosse del cibo, ed anche se è rimasta impressa sulla nostra retina per pochi secondi essa rimane dentro di noi, continua a lavorare esercitando un qualche tipo di azione in noi, cioè gli attribuiamo un senso umano e sociale e per capire come funziona ci accorre in aiuto la semiotica.
La semiotica è la scienza che studia i sistemi di significazione, il loro funzionamento e dunque il modo in cui il senso si produce e trasforma.

Si interessa dei meccanismi che si mettono in moto quando guardiamo una fotografia, e cosa succede quando siamo noi a farne una. Quei meccanismi attraverso i quali abbiamo la percezione del mondo e ne produciamo il senso. Si tratta di meccanismi mentali profondi, spontanei sollecitati da espressioni come suoni, gesti, spazi, oggetti ecc. Ogni volta, anche inconsapevolmente, articoliamo una materia espressiva e questa operazione avviene all’interno di un quadro di riferimento condiviso, senza il quale rischieremmo di non capirci. Invece, non solo capiamo benissimo le fotografie, ma le usiamo continuamente per esprimerci, per denunciare, per affascinare, ricordare, colpire, sedurre, riflettere.
Per la semiotica quindi mondo naturale e lingua naturale costituiscono una base di partenza, la quale vive una sorta di paradosso espressa dalla fotografia. Se in un certo senso la semiotica ci offre modelli di soluzione per la fotografia, quest’ultima però pone ulteriori interrogativi sul concetto di linguaggio stesso. Scopo della semiotica è quindi rendere espliciti quei meccanismi grazie ai quali la fotografia è ormai un fenomeno di significazione totale.
Tutto questo porta a pensare la fotografia come un linguaggio? Ad una prima analisi semplicistica senz’altro, non fosse altro perché rende bene l’idea di quella capacità “comunicativa” che la fotografia dimostra di possedere, ma anche della complessità che la caratterizza. Poi però sorgono alcune considerazioni. Cosa significa davvero che la fotografia è un linguaggio? Possiamo pensare di sovrapporre i meccanismi che governano il linguaggio alla fotografia stessa? E cosa è in grado di “significare” questo “linguaggio”?
Ben presto si comincia a capire che parlare di un solo linguaggio è alquanto riduttivo in quanto, per rendere conto degli effetti di senso che la fotografia ha prodotto e produce forse, sarebbe più conveniente parlare di linguaggi.
Considerando l’idea che la fotografia sia una testimonianza, da un lato c’è la realtà, dura, pura e incurante di noi e dall’altro la macchina fotografica che la “immortala” sottraendola alla sua mutevolezza. Possiamo limitarci a questa considerazione oppure provare ad immaginare il valore testimoniale della fotografia come un effetto di senso. Non quindi l’atto del fotografare bensì l’esito di un modo specifico di farlo, attraverso una specifica strategia di ripresa che diventa una forma di linguaggio. In questo modo il valore testimoniale non ha più nulla di necessario, diventa solo una delle possibilità che si pone in funzione delle scelte compiute dal fotografo, isolando una determinata inquadratura e congelando il proverbiale “istante decisivo”. Cartier-Bresson diceva che l’istante decisivo è “il riconoscimento immediato, nella frazione di un secondo, del significato di un fatto e, contemporaneamente, della rigorosa organizzazione della forma che esprime quel fatto”.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo della semiotica nella comprensione delle fotografie?
  2. La semiotica aiuta a comprendere i meccanismi di significazione delle fotografie, analizzando come queste producono e trasformano il senso attraverso sistemi di significazione.

  3. In che modo la fotografia può essere considerata un linguaggio?
  4. La fotografia è vista come un linguaggio per la sua capacità comunicativa e complessità, ma è riduttivo considerarla un solo linguaggio, poiché produce vari effetti di senso.

  5. Qual è il paradosso espresso dalla fotografia secondo la semiotica?
  6. Il paradosso è che, sebbene la semiotica offra modelli di soluzione per la fotografia, quest'ultima solleva ulteriori interrogativi sul concetto di linguaggio stesso.

  7. Come si definisce il valore testimoniale della fotografia?
  8. Il valore testimoniale della fotografia è visto come un effetto di senso, non solo come l'atto di fotografare, ma come l'esito di una specifica strategia di ripresa che diventa una forma di linguaggio.

  9. Cosa intendeva Cartier-Bresson con "l'istante decisivo"?
  10. Cartier-Bresson definiva l'istante decisivo come il riconoscimento immediato del significato di un fatto e l'organizzazione rigorosa della forma che esprime quel fatto, tutto in una frazione di secondo.

Domande e risposte