Concetti Chiave
- Il neorealismo, nato nel 1943 con il film "Ossessione" di Visconti, si distingue per la sua rappresentazione realistica della realtà post-bellica, in particolare nel cinema.
- La corrente neorealista si sviluppa in due fasi: una iniziale (1943-1948) caratterizzata da un'involontarietà eterogenea, e una seconda (1949-1956) segnata dalla disillusione post-Liberazione.
- Il cinema neorealista, con opere emblematiche di Rossellini e De Sica, racconta la guerra e la vita quotidiana delle persone comuni, spesso utilizzando dialetti locali per accentuare il realismo.
- In letteratura, il neorealismo fatica a mantenere l'oggettività, con autori come Calvino e Pavese che tendono a filtrare la realtà attraverso un soggettivismo personale.
- La fine del neorealismo è marcata da un ritorno alla narrazione soggettiva e alla struttura narrativa ottocentesca, con il cinema che esplora nuovi orizzonti e la letteratura che cerca di riprendere vecchi ideali.
Indice
Origini e sviluppo del neorealismo
La Resistenza porta al neorealismo, movimento culturale che ebbe esiti straordinari nel cinema e mediocri nella letteratura.
Il neorealismo vuole raccontare la realtà (e darle una senso) come il realismo ottocentesco (quello di Verga: l’autore deve descrivere i fatti così come sono, non narrare) dopo l’oscuramento fascista.
Ma l’autore della Resistenza non sempre riesce a staccarsi dal soggettivismo, che porta a un neorealismo imperfetto.
Il neorealismo nasce convenzionalmente nel 1943 con il film di Luchino Visconti “Ossessione” e dalla cinematografia si diffonde nella letteratura. Già prima della guerra il realismo stava prendendo piede nei romanzi, contrapponendosi all’ermetismo. Con la guerra la realtà diventa protagonista, gli episodi vanno raccontati.
Cinema e letteratura nel neorealismo
All’inizio cinema e letteratura vanno di pari passo, con lo scopo di documentare i fatti della guerra (e.g. “Se questo è un uomo” di P. Levi). “Si aveva la smania di raccontare”, diceva Calvino. La corrente neorealista nacque per necessità, involontaria, per questo era eterogenea: “Esistono tanti neorealismi quanti sono i neorealisti”, diceva Vittorini.
Con i “Quaderni dal carcere” di Antonio Gramsci si apre la stagione dell’impegno (da segnalare anche le riviste come “il Politecnico”). Gli intellettuali devono trasferire la loro esperienza sul campo.
Temi del neorealismo:
- rappresentazione della guerra;
- promozione classi meno abbienti;
- promozione del meridione;
- questione lingua – dialetti.
Il cinema si dimostra più adatto a trattare e sviluppare questi temi.
Lo sviluppo del neorealismo si può dividere in due fasi:
1) 1943-1948: corrente involontaria del neorealismo;
2) 1949-1956: fase conclusiva del neorealismo.
Prima fase del neorealismo
Prima fase
Simbolo di questa fase è la “trilogia della guerra” di Roberto Rossellini: “Roma città aperta”, “Paisà”, “Germania anno zero”. Altri film di rilievo sono “La terra trema” di Visconti, incentrato sul rinnovamento della società, e “Ladri di biciclette” di De Sica, avente come tema la solidarietà umana.
Nei film di Rossellini si narrano più storie per rendere la vicenda oggettiva: la Resistenza non ha protagonisti, protagonista è la gente comune.
In letteratura invece, in romanzi come “Il sentiero dei nidi di ragno” di Calvino (romanzo docu-favolistico), la realtà è filtrata da un punto di vista soggettivo. Anche in Pavese e Vittorini vi è la tendenza all’autobiografia: l’autore si identifica nel personaggio. Pavese si identifica palesemente nel protagonista del suo romanzo, ne condivide riflessioni e paure: anche per questa evidenza “La casa in collina” è uno dei migliori romanzi della Resistenza. Il romanzo che più segue i canoni del neorealismo è “Il Partigiano Johnny” di Fenoglio, che racconta la guerra in maniera distaccata, come nei film di Rossellini. I partigiani vengono raccontati non come eroi, ma come coloro che devono sopportare una prova dovuta.
Lo sfondo del neorealismo è lo spazio pubblico pieno di macerie: il paesaggio va raccontato. Nella narrativa invece lo spazio diventa personale (le colline di Pavese e il sentiero di Calvino).
La storia vera si svolge solo in un determinato spazio e tempo.
Altro elemento importante degli scrittori neorealisti è una costante americanizzazione: gli scrittori nascono, infatti, come traduttori di scritti anglosassoni, l’America viene vista come un orizzonte mitico.
La guerra pone fine alla chiusura fascista sui dialetti e i regionalismi. Nei film vi è un “risveglio” del regionalismo: la “La terra trema” di Visconti è interamente girato in dialetto siciliano e recitato da attori del luogo. In letteratura non ci sono veri e propri romanzi in dialetto. Le poche espressioni dialettali hanno una funzione folkloristica. Alcuni autori per rendere meglio il realismo utilizzano espressioni sintatticamente più semplici e a volte sgrammaticate. Un caso particolare è Fenoglio: in Johnny c’è un’unione di dialetto, italiano e inglese (il “fenglese”).
La filmografia e la letteratura sono attente al problema del meridione, dove la povertà e la disoccupazione non hanno mai fine (vedi “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi). I contadini sembrano destinati alla passività e rassegnazione: sono soggetti al tempo ciclico, sempre alla stessa routine, il che li porta a essere fatalisti.
Seconda fase del neorealismo
Seconda fase
Le speranze diffuse dopo la Liberazione cominciano a svanire nel 1948, con il fallimento del progetto comunista.
Ora la macchina da presa è concentrata sull’interiorità. Diminuisce l’importanza dello sfondo. La realtà delude le aspettative. I film “Bellissima” e “Miracolo a Milano” di Visconti e De Sica suggeriscono un utopismo rimandato a un futuro lontano.
La letteratura si concentra sull’ideologia comunista, spesso avendo come protagonisti contadini e operai (“Le terre del sacramento” di Francesco Jovine - eroi positivi popolari).
Crisi e fine del neorealismo
A metà anni ’50 il neorealismo entra in crisi.
- Mancanza della fede nella storia e nel progresso - momento della disillusione (le arti non servono a migliorare il futuro).
- Con la disillusione l’impegno dell’intellettuale non ha più senso.
- Perdita dell’ideale del populismo: il popolo perde la sua coscienza collettiva che è soppiantata dall’individualismo borghese.
- Crisi della narrazione onnisciente: nei primi del '900 la narrazione da essere eterodiegetica (in 3° persona) divenne omodiegetica (1° persona) – romanzo soggettivo-psicologico; una narrazione soggettiva può però anche essere inattendibile. Gli scrittori neorealisti invece cercavano di creare romanzi che spiegassero oggettivamente la realtà di quel periodo. A metà anni ’50 i narratori però non riuscivano più comprendere il presente, in cui mancava il progresso tanto agognato: il romanzo neorealista entra perciò in crisi e lascia il passo al romanzo soggettivo del primo '900 o addirittura al vecchio romanzo ottocentesco.
Il cinema, al contrario della letteratura, mette in scena anti-eroi nel grigiore della loro quotidianità (e.g. “Ladri di Biciclette” e “Umberto D.” di De Sica). Lo sceneggiatore Cesare Zavattini diceva: “ Basta con i soggetti; bisogna raccontare la realtà come fosse una storia, non creare una storia come fosse realtà”.
I film (Zavattini, De Sica) sono a “montaggio lungo”, mancano i tagli: il senso della vita si scopre nei più piccoli dettagli della vita quotidiana (e.g. risveglio della servetta in “Umberto D.”).
La letteratura subisce un’involuzione: l’intreccio della storia diventa di nuovo fondamentale, si riprendono le strutture dell’Ottocento (e.g. “Le terre del sacramento”).
La società perde la sua carica utopica e anche il cinema si vede costretto a sperimentare.
Il film “Senso” del 1954 di Visconti segna la fine del neorealismo nel cinema: la storia è ora ambientata nel Risorgimento.
La fine del neorealismo in narrativa la segna il romanzo di Vasco Pratolini “Metello”, che ha come tema le manifestazioni per i diritti degli operai.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini del neorealismo e come si è sviluppato?
- Quali sono i temi principali del neorealismo?
- Come si differenziano le due fasi del neorealismo?
- Quali sono le cause della crisi e della fine del neorealismo?
- Quali opere segnano la fine del neorealismo nel cinema e nella letteratura?
Il neorealismo nasce dalla Resistenza e si sviluppa come movimento culturale che ha avuto esiti straordinari nel cinema e mediocri nella letteratura. Convenzionalmente, inizia nel 1943 con il film "Ossessione" di Luchino Visconti e si diffonde nella letteratura, contrapponendosi all'ermetismo.
I temi principali del neorealismo includono la rappresentazione della guerra, la promozione delle classi meno abbienti, la promozione del meridione e la questione della lingua e dei dialetti. Il cinema si dimostra più adatto a trattare e sviluppare questi temi.
La prima fase (1943-1948) è caratterizzata da una corrente involontaria del neorealismo, con film simbolici come la "trilogia della guerra" di Rossellini. La seconda fase (1949-1956) vede una delusione delle speranze post-Liberazione, con un focus sull'interiorità e un'ideologia comunista nella letteratura.
La crisi del neorealismo a metà anni '50 è causata dalla mancanza di fede nella storia e nel progresso, dalla disillusione dell'impegno intellettuale, dalla perdita dell'ideale del populismo e dalla crisi della narrazione onnisciente. Il cinema continua a rappresentare anti-eroi, mentre la letteratura subisce un'involuzione.
Nel cinema, il film "Senso" del 1954 di Visconti segna la fine del neorealismo, ambientando la storia nel Risorgimento. In letteratura, il romanzo "Metello" di Vasco Pratolini segna la fine del neorealismo, trattando le manifestazioni per i diritti degli operai.