Concetti Chiave
- La critica testuale nella fede cristiana è cruciale per valutare l'affidabilità dei manoscritti biblici attraverso criteri scientifici.
- Le "prove esterne" si concentrano sulla valutazione della qualità dei testimoni, privilegiando quelli più antichi ma tenendo conto della precisione della trascrizione.
- La critica dei rapporti di parentela tra i codici è fondamentale per identificare famiglie di codici affidabili, specialmente nel Nuovo Testamento.
- Le "prove interne" guidano la scelta tra varianti testuali, preferendo spesso la lezione più difficile o più breve, in base alle tendenze dei copisti.
- Lo stile dell'autore viene analizzato per determinare la variante che meglio si adatta alle caratteristiche linguistiche e stilistiche del testo originale.
Veridicità del manoscritti
Come facilmente si comprende, la critica testuale, dai vari manoscritti originale, e quindi sfibrata da qualsiasi interpretazione o manipolazione successiva, è fondamentale per la teologia e la fede cristiana. Nell’ultimo secolo e mezzo, l’attenzione della ricerca cristiana è stata puntata sull’elaborazione di precisi criteri scientifici che potessero confermare, o negare, il contenuto dei documenti biblici a noi giunti oggi, e si è lavorato in due direzioni principali: cercando di valutare attentamente le caratteristiche dei testimoni per accertarne l’affidabilità ma cercando anche di fissare regole per scegliere tra diverse lezioni quella che più plausibilmente è quella originaria. Questi criteri sono conosciuti più propriamente come «prove esterne» per quanto riguarda le considerazioni sul valore dei testimoni, e «prove interne» per quanto riguarda invece le considerazioni sulle singole varianti:
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• Le Prove Esterne, sono generalmente ritenuti più importanti i testimoni più antichi, ovviamente però questo non si presenta come un criterio assoluto e incontestabile, quello che conta realmente è infatti la qualità dei singoli testimoni, che viene valutata in particolare soffermandosi sulla precisione della trascrizione, scartando quindi coloro che tendono a commettere più meccanici, ma anche il fatto che una lezione sia attestata da più testimoni validi. Per questo ultimo principio però, è bene ricordare come la qualità non sia così importante, o che comunque non rappresenti un fattore decisivo, il fatto che una lezione sia riportata dal maggior numero dei testimoni esistenti non infatti rende la lezione più raccomandabile. Un problema di grande rilievo, in particolare per la critica testuale del Nuovo Testamento, è stato, quello di riconoscere i rapporti di parentela tra i codici, per determinare, non solo quali singoli codici siano affidabili, ma anche quali famiglie di codici lo siano.
• Le Prove Interne, sono i criteri specifici che guidano a scegliere tra le varianti, sia tenendo conto delle tendenze più comuni nei copisti, che determinano gli errori di cui si è parlato, sia tenendo conto dello stile dell’autore stesso. Per quanto riguarda l’opera dei copisti, si cerca di rispondere alla domanda: che cosa è probabile che i copisti abbiano fatto di fronte al testo? E quindi si procede in senso inverso. Poiché la tendenza comune dei copisti è quella di rendere più facile e comprensibile il testo dove presenta difficoltà, tra diverse varianti si sceglierà la lectio difficilior, cioè la lezione più ostica, dal punto di vista linguistico, grammaticale, stilistico, contenutistico. Un’altra tendenza comune dei copisti è quella di ampliare il testo, per chiarirlo e migliorarlo, tra diverse varianti si sceglierà quindi la lectio brevior, la lezione più breve, a meno, ovviamente, che non si possa riconoscere una omissione per omeoteleuto o per motivi dottrinali. Poiché la tendenza comune dei copisti è quella di armonizzare i passi coi paralleli o, in caso di citazioni, con i testi originali e la versione dei Settanta, tra diverse varianti si sceglierà la lectio discordans rispetto ai paralleli e ai testi citati. Per quanto riguarda l’autore del testo, si cerca di rispondere alla domanda: che cosa è probabile che l’autore abbia scritto? Perciò si esamina l’usus scribendi dell’autore e si preferisce la variante che più concorda con le caratteristiche linguistiche e stilistiche dell’autore e del testo e con il contesto immediato e remoto dell’opera.
Domande da interrogazione
- Qual è l'importanza della critica testuale per la teologia e la fede cristiana?
- Quali sono le due direzioni principali in cui si è lavorato nella ricerca cristiana riguardo ai manoscritti?
- Cosa sono le "prove esterne" nella critica testuale?
- Quali criteri guidano le "prove interne" nella scelta tra varianti testuali?
- Qual è un problema significativo nella critica testuale del Nuovo Testamento?
La critica testuale è fondamentale per la teologia e la fede cristiana perché permette di valutare l'affidabilità dei manoscritti originali e di stabilire criteri scientifici per confermare o negare il contenuto dei documenti biblici.
La ricerca cristiana si è concentrata su due direzioni principali: valutare le caratteristiche dei testimoni per accertarne l'affidabilità e fissare regole per scegliere la lezione originaria tra diverse varianti.
Le "prove esterne" riguardano le considerazioni sul valore dei testimoni, privilegiando i testimoni più antichi e valutando la qualità della trascrizione e l'attestazione da parte di più testimoni validi.
Le "prove interne" si basano su criteri che considerano le tendenze comuni dei copisti, come la preferenza per la lectio difficilior e la lectio brevior, e l'usus scribendi dell'autore per determinare la variante più probabile.
Un problema significativo è riconoscere i rapporti di parentela tra i codici per determinare l'affidabilità non solo dei singoli codici ma anche delle famiglie di codici.