Concetti Chiave
- La teologia morale è inseparabile dalla Bibbia, considerata essenziale per essere vera teologia e non solo filosofia morale.
- Papa Pio XII nel 1950 enfatizzò il ritorno alle sacre scritture, vedendole come un punto di riferimento perenne, non solo un punto di partenza.
- La Bibbia, come parola rivelata da Dio, è centrale nella cultura cristiana ed ecclesiastica, influenzando profondamente la teologia.
- Esistono dibattiti sulla natura della rivelazione divina nella Bibbia, con il Concilio Vaticano II che conferma l'ispirazione divina delle scritture.
- La teologia non deve limitarsi alla Bibbia, ma deve integrarla senza ridursi a una semplice riscrittura o traduzione.
Teologia morale – Ruolo della bibbia
La teologia morale che non può assolutamente esistere senza l’apporto proveniente dal libro sacro della bibbia, senza di essa la teologia non potrebbe infatti dirsi vera teologia, si ridurrebbe a filosofia morale, su questo punto del ruolo della scrittura vi sono interessanti interpretazioni. Fondamentale in particolare fu l’intervento di papa Pio XII nel 1950 riprese questo tema sottolineando l’urgenza dei teologi per ritornare alle sacre scritture e alla tradizione, questo permetterebbe loro di concepire la bibbia non più come un semplice punto di partenza da cui far partire una propria interpretazione dei fatti, bensì come un punto di riferimento costante e perenne, di modo che l’interpretazione sia effettivamente dettata dalla sacra scrittura. Inoltre, rifarsi alla bibbia non significa ancorarsi alle visioni di un passato ormai non più attuabile al presente, Pio XII parla infatti del ringiovimento che la lettura approfondita della bibbia provoca nel teologo e di conseguenza nella teologia da lui rilevata, la riflessione teologica non deve partire dalla sacra scrittura ma deve tornavi costantemente. La bibbia deve assumere questo ruolo centrale per il ruolo che lei stessa ricopre in generale in tutta la cultura cristiana ed ecclesiastica, la bibbia infatti non è altro che la parola rivelata di Dio, o meglio, ispirata da Dio ai padri della religione cristiana ma anche ebraica per quanto riguarda l’antico testamento.Su questo punto in realtà si sono presentate diverse discussioni, è facile infatti pensare che Dio non abbia rivelato la propria parola tramite l’uomo ma che semplicemente l’uomo abbia scritto senza alcun referente divino, altre divergenze si trovano invece sulla modalità di questa rivelazione: l’uomo è stato per caso posseduto da Dio? La bibbia è stata dettata direttamente? L’uomo dopo aver visto Dio si è sentito ispirato ed ha scritto? Il concilio vaticano secondo ha cercato di rispondere a questi interrogativi, lo fa parzialmente, arrivando alla definitiva conclusione che le sacre scritture, in quanto ispirate da Dio, rappresentino di conseguenza realmente la parola di Dio. Essendo quindi la parola di Dio fondamento della religione cristiana, non può esimersi da questo ruolo neanche nella disciplina della teologia, rappresenta dunque la sua anima più pura, stabile e solida. Tuttavia, è bene ricordare come questo non significhi assolutamente che la teologia si debba esaurire alla bibbia, se non rappresenterebbe una sua semplice riscrittura o traduzione
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo centrale della Bibbia nella teologia morale secondo il testo?
- Come ha influenzato papa Pio XII la percezione del ruolo della Bibbia nella teologia?
- Quali sono le discussioni principali riguardo alla rivelazione della parola di Dio attraverso la Bibbia?
La Bibbia è fondamentale nella teologia morale, poiché senza di essa la teologia si ridurrebbe a filosofia morale. Deve essere un punto di riferimento costante e perenne, non solo un punto di partenza per interpretazioni personali.
Papa Pio XII ha sottolineato l'urgenza per i teologi di ritornare alle sacre scritture e alla tradizione, vedendo la Bibbia come un elemento di ringiovanimento per la teologia e non come un ancoraggio a visioni del passato.
Le discussioni riguardano se Dio abbia rivelato la sua parola tramite l'uomo o se l'uomo abbia scritto senza un referente divino, e le modalità di questa rivelazione, come la possibilità di una dettatura diretta o ispirazione dopo aver visto Dio. Il Concilio Vaticano II ha concluso che le scritture, ispirate da Dio, rappresentano realmente la parola di Dio.