Concetti Chiave
- Le prime comunità cristiane erano caratterizzate da ministeri basati su doni spirituali, senza gerarchie di superiorità.
- Le comunità giudeo-cristiane erano governate da un collegio di anziani e apostoli, con l'aggiunta dei "7" per compiti di diaconia.
- Nelle comunità ellenistiche, la funzione di sorvegliante o episcopo evolse da collegiale a monarchica, affiancata da diaconi per compiti caritativi.
- Le donne partecipavano ai ministeri, come Febe, diaconessa di Cencre, senza chiare relazioni di subordinazione.
- Gli Atti degli Apostoli descrivono l'imposizione delle mani come rito per conferire il dono dello spirito e abilitare al servizio comunitario.
Prime comunità cristiane
All’interno delle comunità neotestamentarie si costituiscono vari ministeri, Paolo parte dal fatto che ogni membro possieda doti particolari che possono essere riconosciute come doni dello spirito santo, dal gioco combinato dei carismi nasce infatti una comunità viva senza che si riconoscano delle chiare relazioni si superiorità. Le comunità giudeo-cristiane però erano governate da un collegio di anziani, che a Gerusalemme operavano insieme ai 12 e che venivano detti apostoli, poi venne anche aggiunta l’istituzione dei 7 che avevano compiti di diaconia.
In ambito ellenistico si adottava la funzione del sorvegliante o episcopo, che all’inizio governavano la comunità in maniera collegiale e poi in maniera monarchica, si parlava poi anche di diaconi che assolvevano compiti socio caritativi. Nei diversi ministeri si trovavano anche donne, cime Febe, la diaconessa di Cencre descirtta nella lettera ai romani, ma non è comunque possibile stabilire una chiara relazione di subordinazione in quanto coesistevano. La maggior parte degli scritti neotestamentari non ci danno informazioni circa forme liturgiche di insediamento di un ministero, solo gli Atti degli apostoli parlano dell’imposizione delle mani, viene infatti spiegato che i 7 furono eletti dalla comunità, gli apostoli pregarono su di essi e imposero le mani. Questo è un segno realizzante del dono dello spirito che consiste nell’abilitazione a svolgere uno servizio in favore della comunità.