danyper
Genius
5 min. di lettura
Vota 5 / 5

Concetti Chiave

  • Il Corano consente il jihad come legittima difesa quando i credenti sono attaccati per la loro fede, sottolineando che Dio supporta tali azioni.
  • L'espressione "jihad sulla via di Dio" è rara nel Corano, ma c'è un invito alla moderazione nel combattere, evitando gli eccessi.
  • Non è obbligatorio per tutti i credenti partecipare alla guerra, lasciando alle autorità musulmane la decisione di ordinarla.
  • Il concetto di jihad è collegato a un episodio biblico, dove il profeta Samuele avverte gli ebrei sui rischi di obbedire a un re che potrebbe condurli in guerra.
  • Il Corano utilizza la storia biblica di Davide e Golia per giustificare il jihad, evidenziando un legame con la tradizione biblica comune anche al cristianesimo.

Jihad nel Corano

Cosa dice il Corano sul jihad, che noi traduciamo di solito con guerra santa?
I riferimenti al diritto di combattere per legittima difesa sono frequenti nei 114 capitoli, detti sure, in cui è diviso il libro sacro. Per esempio, nella sura XXII si legge: «È stato dato il permesso di reagire a quelli che vengono attaccati, poiché essi subiscono violenza e certamente Dio li può soccorrere. Hanno il permesso di reagire quelli che sono stati scacciati dalle loro dimore senza diritto, solo perché dicevano “il nostro Signore è Dio”.

Dio aiuterà certamente chi aiuterà lui; Dio è forte e potente». Qui si afferma che la guerra è legittima, e che Dio aiuta chi combatte, ma solo in una circostanza specifica, quando cioè si è aggrediti per la propria fede religiosa.
Ma l’espressione «jihad sulla via di Dio», che si riferisce specificamente alla guerra in difesa della fede islamica, ricorre solo raramente nel Corano. La teorizzazione più ampia è forse quella contenuta nella sura II. «Combattete nella via di Dio contro coloro che vi faranno la guerra; però non eccedete, poiché Dio non ama quelli che eccedono». Dopo questo invito alla moderazione, però, il Corano prosegue dichiarando che se gli infedeli attaccano i credenti, bisogna ucciderli; e se conquistano territori islamici, bisogna riconquistarli a ogni costo. Quest’ultimo precetto è molto importante per capire certi drammi del mondo d’oggi, come lo scontro fra israeliani e palestinesi per il possesso della Palestina e della città santa di Gerusalemme, o la resistenza dei ribelli – che si considerano mujahiddin, ‘praticanti del jihad’ – contro le recenti occupazioni militari occidentali in Iraq e Afghanistan.
Il Corano non afferma mai che combattere è un obbligo per tutti i credenti, anzi c’è addirittura un passo, nella sura XLVII, in cui si dichiara che non sarebbe stato giusto imporre quest’obbligo. «Dicono quelli che credono: perché non è stata fatta scendere una sura che ordini la guerra?». Il Corano prosegue osservando che «se fosse stata fatta scendere una sura precisa e fosse stata comandata in essa la guerra» si sarebbe creato il panico fra i credenti, perché molti sono troppo deboli per combattere, e Dio non vuole metterli in difficoltà ordinando la guerra. Sono le autorità musulmane in questo mondo che possono ordinarla, e i fedeli devono sapersi orientare a seconda del caso.
Ma c’è ancora un altro luogo, forse il più sorprendente, in cui si parla del jihad, ed è ancora nella sura II. Qui il Corano giustifica il concetto di jihad richiamando addirittura un passo della Bibbia, I Samuele 8. Come avviene anche in altri passi del Corano, il racconto della Bibbia è ripreso in forma semplificata e abbreviata. Si racconta che gli ebrei erano stati governati dal profeta Samuele, il quale però non aveva voluto farsi re; ma quando il profeta si avvicina alla morte, gli ebrei gli chiedono di designare un re. Samuele li avverte che non sanno cosa vuol dire obbedire a un re che prenderà i loro figli per condurli in guerra, ma gli ebrei ribattono: noi vogliamo essere un popolo come tutti gli altri, avremo un re che ci governerà, che uscirà alla testa dei nostri soldati e combatterà le nostre battaglie. Samuele si rivolge a Dio e col suo permesso designa un re, Saul, il quale infatti conduce gli ebrei in guerra contro i loro nemici, i Filistei; durante la battaglia avviene un episodio famoso, il combattimento del ragazzo ebreo Davide contro il gigante Golia. Ebbene, per il Corano l’idea del jihad trova sostegno proprio in questo episodio della Bibbia: è la Bibbia a dimostrare che i credenti devono combattere i loro nemici, e che Dio è d’accordo. Insomma, quel concetto di jihad che oggi è sbandierato dai gruppi islamici integralisti, e che giustamente spaventa l’Occidente, nasce in realtà in quella stessa tradizione biblica in cui affonda le sue radici anche il cristianesimo; e questo è un bel paradosso!

Domande da interrogazione

  1. Cosa dice il Corano riguardo al jihad?
  2. Il Corano menziona il jihad come un diritto di combattere per legittima difesa, specialmente quando si è aggrediti per la propria fede religiosa, come indicato nella sura XXII.

  3. In quali circostanze il Corano considera legittima la guerra?
  4. La guerra è considerata legittima nel Corano quando si è attaccati per la propria fede, e Dio aiuta chi combatte in queste circostanze, come spiegato nella sura XXII.

  5. Come il Corano invita alla moderazione nel contesto del jihad?
  6. Nella sura II, il Corano invita a combattere nella via di Dio contro coloro che fanno la guerra, ma senza eccedere, poiché Dio non ama quelli che eccedono.

  7. Il Corano impone la guerra a tutti i credenti?
  8. No, il Corano non impone la guerra a tutti i credenti. Nella sura XLVII, si afferma che non sarebbe giusto imporre l'obbligo di combattere, poiché molti credenti sono troppo deboli per farlo.

  9. Qual è il legame tra il jihad nel Corano e la Bibbia?
  10. Il Corano giustifica il concetto di jihad richiamando un episodio della Bibbia, in cui gli ebrei combattono sotto la guida di Saul, dimostrando che i credenti devono combattere i loro nemici con l'approvazione di Dio.

Domande e risposte