Concetti Chiave
- Il cristianesimo introduce una visione dello spirito come elemento interno che dà significato alla vita, distinguendolo dallo stoicismo.
- La moralità degli atti dipende dall'intenzione interiore, non dalla conformità a leggi esteriori, sottolineando l'importanza dell'interiorità nella vita morale.
- L'anima è la sede dell'interiorità, fungendo da tramite tra l'uomo e Dio, e può vivere o morire a seconda del suo contatto con Dio.
- La grazia che discende nell'anima le conferisce una consistenza eterna, mentre il peccato interrompe questo contatto, causando la "morte" dell'anima.
- Lo spirito rappresenta sia l'autonomia della vita interiore che il mezzo attraverso cui il divino penetra nel mondo, restituendogli significato.
Il significato dello spirito
Ciò che ridà, dall'interno, significato alla vita è lo spirito (pneuma), della cui forma genuina - ben diversa dal "soffio infuocato" stoico - il cristianesimo per primo rende esplicito il concetto.
Lo spirito si scopre quando l'attenzione si porta sull'interiorità, che i Greci tendevano invece a esprimere immediatamente nelle forme esteriori. Lo stoicismo aveva bensì cominciato a isolare, con la consueta astrattezza, l'interiorità del "sapiente" dalle circostanze esterne; ma il cristianesimo indurrà gli uomini a cercare nel proprio intimo la concretezza più piena: e lo farà soprattutto rendendoli attenti all'importanza dell'intenzione nella vita morale. Gli atti sono moralmente buoni o cattivi non perché conformi o meno a una legge esteriore, bensì a seconda dell'intenzione per cui ci si conforma (o non ci si conforma) alla legge. E anche di desiderio si può peccare. Nel nostro interno si sviluppa qualcosa che poi si ripercuote negli atti esteriori; e da questo qualcosa dipende tutto per noi: la vita e la morte.
L'anima e il contatto divino
La sede di questa interiorità è l'anima, che già platonicamente fungeva da tramite tra l'intelligibile e il sensibile, ma che ora è, si può dire, tutto, nel senso che rappresenta l'uomo di fronte a Dio. L'anima vive o muore a seconda che conservi o no quell'intimo contatto con Dio che la fa "spirituale". La grazia, scendendo nell'anima, le dà una consistenza inattaccabile, quindi una salvezza eterna; il peccato, per contro, interrompe il contatto, quindi è "morte" dell'anima; ma una morte che può essere vinta dalla grazia.
La vita eterna e il cristianesimo
Ciò stesso che rende l'anima spirituale le dà, quindi, la "vita eterna": ed è il contatto con Dio. L'anima intellettiva di Platone era immortale per il contatto che aveva con il "mondo intelligibile" delle idee: l'anima spirituale del cristianesimo è immortale per il contatto che la grazia le dà con Dio. Lo "spirito", dunque, da un lato è autonomia della vita interiore, dall'altro è il veicolo della discesa del divino nel mondo: ciò che ridà un senso al mondo. E la "vita eterna" dell'anima, per un verso è il "regno dei cieli" - cioè un altro mondo -, ma per un altro verso è anche il senso più profondo di questo mondo che, perciò, il cristianesimo è ben lungi dal rinnegare.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dello spirito nel cristianesimo rispetto alla vita morale?
- Come il cristianesimo differisce dallo stoicismo riguardo all'interiorità?
- In che modo l'anima è considerata nel cristianesimo rispetto al contatto con Dio?
Nel cristianesimo, lo spirito è fondamentale per la vita morale poiché rende esplicito il concetto di interiorità e intenzione. Gli atti sono moralmente valutati in base all'intenzione, non solo alla conformità a una legge esteriore.
Mentre lo stoicismo isolava l'interiorità del "sapiente" dalle circostanze esterne, il cristianesimo invita a cercare la concretezza nell'intimo, sottolineando l'importanza dell'intenzione e del contatto con Dio per la vita spirituale.
Nel cristianesimo, l'anima è il tramite tra l'uomo e Dio. La sua vita o morte dipende dal mantenimento del contatto con Dio, reso possibile dalla grazia, che conferisce all'anima una consistenza eterna e spirituale.