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Sommario
Storia: Le dittature del 1900
Geografia: L’Asia
Italiano: Primo Levi-Neorealismo e poesia
Francese: L’Union Europeenne
Inglese: United Kingdom and London
Scienze: La Tettonica a placche
Tecnica: L’energia nucleare
Musica: Te Deum e vita Charpentier
Ed. Artistica: il 1900 artistico
Ed. fisica: Le Olimpiadi
capitale a Weimar e nacque così la Repubblica di Weimar che si diede una nuova
Costituzione democratica. La Germania venne considerata nei trattati di pace come
unica responsabile della guerra e fu sottoposta a condizioni punitive e costretta a
pagare ai vincitori un enorme risarcimento che la portarono a una gravissima crisi
economica. Nel 1924 la Germania ottenne dagli Stati Uniti consistenti prestiti,
l’economia tedesca si riprese piuttosto velocemente, iniziò a pagare i danni di guerra e
ciò permise l’entrata nelle società delle Nazioni. Ma nel 1929 la grande crisi colpì a
morte la repubblica di Weimar e favorì l’avanzata dei nazisti di Hitler i quali alle
elezioni del 1930 conquistarono il popolo. Il programma dei nazisti fu ispirato fin
dall’inizio da una ideologia razzista. Il punto centrale di questa ideologia era l’idea che
la razza ariana fosse superiore a tutte le altre, il compito della razza ariana e dei
tedeschi in particolare era quello di sottomettere le razze inferiori, in particolare, gli
slavi andavano ridotti in schiavitù mentre gli ebrei dovevano essere eliminati. Infatti
erano proprio gli ebrei che avevano indebolito la resistenza del popolo tedesco
durante la guerra. La crisi della repubblica di Weimar nel 1932 precipitò, il paese era
sull’orlo della guerra civile, gli industriali, gli agrari e l’esercito decisero di appoggiare i
nazisti in quanto pensavano che solo Hitler fosse in grado di salvare il paese,
imponendo un governo forte e conservatore.
Nel 1933 Hitler conquistò il potere e pose termine alla repubblica di Weimar. Egli
soppresse tutte le libertà civili e personali, mise fuori legge i partiti ed i sindacati e
fondò uno stato totalitario: Il Terzo Reich, cioè uno stato guidato da un solo uomo che
educasse le masse alla disciplina e alla lotta.
Non appena ottenne ogni potere, Hitler, sottopose tutti i settori dello Stato al controllo
dei nazisti ed avviò la persecuzione degli Ebrei, che si fece particolarmente aspra a
partire dal 1935 quando vennero approvate le leggi razziali. Il principale obiettivo di
Hitler era la rivincita tedesca dopo la sconfitta subita nella prima guerra mondiale. Per
prepararsi a una nuova guerra, egli cercò, nella produzione agricola, di arrivare
all’autosufficienza alimentare e quindi di essere autosufficienti senza dover dipendere
dalle importazioni. Secondo Hitler la guerra era la soluzione definitiva dei problemi
tedeschi compresi quelli economici. Nel 1928 i più importanti stati del mondo
compreso la Germania e l’Urss avevano firmato un patto con cui si impegnavano a
risolvere le controversie internazionali senza ricorrere alla guerra. L’avvento del
nazismo pose termine a quest’epoca di pace, volle far uscire la Germania dalla società
della Nazioni. In quell’anno l’Italia iniziò la conquista dell’Etiopia e si avvicinò alla
Germania. Parallelamente Hitler raggiunse un’intesa con il Giappone. Infine nel 1937 si
costituì l’asse Roma-Berlino-Tokio. Sfruttando la debolezza di Francia e Inghilterra Hitler
iniziò a realizzare il suo programma espansionistico, infatti nel marzo del 1938 le
truppe naziste occuparono l’Austria, presero il controllo dei Sudati una regione della
Cecoslovacchia, successivamente nel 1939 occupò la Boemia e la Moravia. Finalmente
Francia e Gran Bretagna si resero conto che la loro arrendevolezza favoriva le pretese
smisurate di Hitler e incominciarono allora a stringere alleanze con le nazioni
minacciate dalla Germania. Esse ben presto strinsero un’alleanza con la Polonia che
appariva la prossima vittima dell’espansionismo nazista. Nel frattempo anche l’Italia
fascista occupò l’Albania e in questo periodo si rafforzò l’alleanza firmando il patto
d’acciaio. Ma l’accordo più inaspettato fu quello firmato il 23 agosto del 1939 tra il
ministro degli esteri sovietico e quello tedesco. Ora con questo appoggio Hitler era
pronto a invadere la Polonia, convinto che la Francia e L’Inghilterra non avrebbero
avuto il coraggio di affrontare una guerra.
Il fascismo fu un movimento politico italiano, fondato da Benito Mussolini nel 1919. La
parola “fascismo” deriva dal fascio littorio, che era il simbolo del potere nell’antica
Roma.
LE ORIGINI DEL FASCISMO
Il fascismo nacque in Italia in una situazione politica ed economica particolare. L’Italia
era uscita vittoriosa dalla prima guerra mondiale e aveva ampliato il suo territorio.
Nonostante ciò, le conseguenze del conflitto furono molto gravi.
Non meno grave era la situazione economica in cui si trovava il paese, distrutto dalla
guerra e sommerso dai debiti. Le promesse di un lavoro sicuro, fatte ai reduci di
guerra, non poterono essere mantenute, gli agricoltori trovarono i campi incolti, e
molti operai rimasero senza lavoro perché la maggior parte delle fabbriche erano
chiuse per mancanza di materie prime. In varie città italiane scoppiarono scioperi e
manifestazioni di protesta. I grossi industriali e i proprietari terrieri temevano una
rivoluzione socialista e chiedevano un deciso intervento del governo per reprimere i
moti di protesta.
In questo clima di incertezza e malcontento generale,
si fece avanti Benito Mussolini, che formò a Milano
un’associazione chiamata Fasci di combattimento. In
poco tempo vi aderirono numerose persone. I Fasci di
combattimento erano chiamati anche Camicie Nere,
dal colore della divisa.
Grazie all’appoggio economico degli industriali e dei proprietari terrieri, il movimento
fascista diventò sempre più violento.
I sostenitori del fascismo aumentavano ogni giorno e, nel 1921, Mussolini decise di
trasformare il movimento in un partito politico: nasceva così il Partito nazionale
fascista.
IL FASCISMO AL POTERE
Nell’ottobre del 1922, Mussolini ordinò alle Camicie Nere di marciare verso Roma per
occupare la capitale. Il re Vittorio Emanuele III di Savoia diede a Mussolini l’incarico di
formare un nuovo governo. La Marcia su Roma era stata un successo.
Una volta al governo, Mussolini tolse di mezzo i suoi oppositori e instaurò la dittatura
fascista. Alle elezioni del 1924, illegali perché si svolsero in un clima di minacce, il
fascismo ottenne la maggioranza dei voti. Il deputato socialista Giacomo Matteotti,
che aveva denunciato in Parlamento le violenze e gli abusi dei fascisti, fu rapito e
ucciso. L’uccisione di Matteotti suscitò un forte sdegno in Italia e all’estero, ma gli
avversari del fascismo non riuscirono a far dimettere Mussolini.
LA DITTATURA FASCISTA
Mussolini, ben presto si fece chiamare Duce (dal latino dux, cioè “capo, guida”) e
rafforzò il suo potere. Dichiarò che ogni altro partito e associazione erano illegali, ed
eliminò ogni forma di libertà (di stampa, di espressione, di associazione). Gli oppositori
del fascismo furono imprigionati o mandati al confino in luoghi sperduti. Ogni voce di
dissenso fu fatta tacere.
Nelle scuole divenne obbligatorio l’insegnamento delle nozioni della cultura fascista, e
tutti i giovani furono organizzati in associazioni di stampo militare.
Mussolini promosse poi una forte propaganda attraverso la radio e i giornali. Nel 1929
Mussolini e papa Pio XI firmarono i Patti Lateranensi, così il governo riconobbe il
cattolicesimo come religione di Stato.
Per cercare di rimettere in sesto l’economia italiana, Mussolini mise dei limiti alle merci
che si potevano importare dall’estero, favorendo la produzione interna. Promosse
l’agricoltura e avviò la bonifica di zone paludose, come l’Agro Pontino.
Nel 1936, spinto dal desiderio di fare dell’Italia una potenza coloniale, Mussolini decise
di conquistare l’Etiopia. Nello stesso anno strinse un patto di alleanza con Adolf Hitler:
l’Asse Roma-Berlino. Per avvicinarsi alla politica dei nazisti tedeschi, nel 1938 vennero
emanate in Italia le leggi razziali contro gli ebrei.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE E LA CADUTA DEL FASCISMO
Nel 1939 Mussolini decise di stringere ancora di più la sua
alleanza con Hitler, perché era convinto che, al suo fianco,
l’Italia avrebbe potuto diventare una grande potenza. Firmò
quindi con la Germania nazista il Patto d’Acciaio, che prevedeva
aiuto reciproco in caso di guerra. Nel 1939, allo scoppio della
seconda guerra mondiale, Mussolini fu colto di sorpresa, e
decise di non entrare in guerra. Poi però, accorgendosi dei rapidi
successi riportati da Hitler, temette di rimanere escluso dai benefici della vittoria e, il
10 giugno 1940, dichiarò l’entrata in guerra dell’Italia, a fianco della Germania.
La guerra, contrariamente alle speranze del Duce, non finì in pochi mesi. Anzi, si
protrasse per tre lunghi anni, durante i quali l’esercito italiano subì dure sconfitte in
Grecia e in Africa, oltre che gravi perdite in Russia.
Dopo lo sbarco delle truppe anglo-americane sulle coste della Sicilia (9 luglio 1943), il
Gran Consiglio del Fascismo decise di deporre il duce. Il 25 luglio, il re ordinò il suo
arresto e diede l’incarico di formare il governo al maresciallo Pietro Badoglio.
Mussolini fu però liberato dai tedeschi e posto alla guida della Repubblica sociale
italiana, o Repubblica di Salò (Salò era la sede del governo). La Repubblica di Salò era
stata costituita dai nazisti per controllare l’Italia settentrionale e contrastare meglio
l’avanzata dal Sud Italia degli Alleati.
Il 27 aprile del 1945, Mussolini cercò di scappare in Svizzera, ma fu riconosciuto dai
partigiani a Dongo, sul Lago di Como. Catturato, venne giustiziato il 28 aprile 1945.
Finiva così, dopo oltre vent’anni di potere, la dittatura fascista.
Mentre in Italia c’era il fascismo, in Unione Sovietica c’erano le
ultime possibilità di realizzare la dittatura voluta da Lenin, che
aveva già avviato l’autoritarismo. Stalin voleva una dittatura
comunista e, per crearla, aveva bisogno dell’aiuto di altri
paesi, ma questo non fu possibile a causa dell’autoritarismo di
Lenin, quindi Stalin si pose l’obbiettivo dell’industrializzazione
dell’URSS a tappe forzate, scatenando così un regime di
terrore.
Per iniziare a lavorare su questo suo obbiettivo, abolì la NEP
nel 1928 e fece in modo che l’agricoltura nascesse nella
futura classe operaia; inoltre abolì anche ogni altra iniziativa
privata. Tutti i contadini furono rinchiusi nei Kolkhoz (aziende
collettive). Gli agricoltori benestanti (i Kulaki), non volendo
condividere tutto nei Kolkhoz, scatenarono molte rivolte.
Stalin, per coloro che non rispettavano le sue idee, formò i
Gulag (campi di lavoro della Siberia). Il livello di vita rimase tuttavia molto basso,
infatti, ci furono anche carestie e molte morti.
Ottenne invece buoni risultati nel campo dell’industrializzazione, infatti, sviluppò
l’industria pesante (fu sacrificata quella leggera) e ci fu anche un aumento dei mezzi
di trasporto.
Questi progressi furono pagati a spesa del popolo, i quali, non producendo sufficienti
beni di consumo, dovevano fare gli straordinari, seguendo l’esempio di Stachanov. I
numerosi sacrifici del popolo sollevarono le proteste di alcuni membri del Partito, ma
ormai la sua dittatura era inattaccabile e venne considerato il massimo interprete del
pensiero di Marx. Stalin controllava la polizia segreta e, nel 1934, morì Kirov,
probabilmente ad opera di Stalin. L’assassinio gli servì per scatenare la purghe (1936-
1939) contro gran parte della popolazione. Esse se erano di personaggi minori
venivano fatte dal Kgb, se invece erano di personaggi illustri, venivano rese pubbliche,
gonfiate anche dalla propaganda. Questo periodo, ovvero durante il quale si consolidò
il mito di Stalin, con il passare del tempo, si trasformò in terrore.
L’obbiettivo di Stalin era quello di distruggere la dignità umana, quindi trasformare lo
stato in totalitarismo ( cioeè il popolo doveva “identificarsi” con il capo). Il suo scopoo
era quindi quello di fare in modo che la vita dell’uomo girasse intorno alla sua
identificazione con il capo. Per il popolo Stalin era un “dio”, è forse per questo che lo
adorarono sia prima che dopo la morte.
Saddam Hussein, uomo politico iracheno, presidente