Concetti Chiave
- Il mago Ismeno compie un incantesimo in una foresta per impedire ai Crociati di procurarsi il legname necessario per ricostruire una torre.
- I Crociati, spaventati da visioni di mostri e suoni terrificanti nella foresta, falliscono ripetutamente nel tentativo di ottenere legname.
- Tancredi, nonostante le ferite, riesce a superare le illusioni della foresta e scopre che gli alberi sono in realtà anime di morti trasformate.
- Una siccità colpisce l'accampamento cristiano, portando disperazione e malcontento tra i Crociati, finché Goffredo prega per la pioggia.
- La pioggia inviata da Dio ristora i Crociati, rinnovando la loro forza e determinazione per continuare l'assedio di Gerusalemme.
Personaggi: il mago Ismeno – il re Aladino – Alcasto – Tancredi – lo spirito di Colorinda – Pier l’Ermita – Il vecchio Latino - Goffredo
Il canto è imperniato su cinque momenti:
1. l’incantesimo di Ismeno
2. il tentativo dei Cristiani di abbattere gli alberi il cui legname serve per la ricostruzione della torre
3. il tentativo di Tancredi
4. la siccità e la preghiera di Goffredo
5. la pioggia inviata da Dio
Indice
L'incantesimo di Ismeno
Per impedire ai Crociati di rifornirsi del legname necessario per ricostruire la torre, nel cuore della notte, il mago Ismeno compie, in una foresta vicina, i suoi incantesimi, chiamando in aiuto tutti di dèmoni che accorrono numerosi e si nascondono fra le fronde degli alberi.
Fatto questo, Ismeno si reca dal re Aladino per narragli quanto ha ottenuto con le sue arti magiche e gli consiglia di non ricorrere più alle armi perché, molto presto, ci sarà una grave siccità che sterminerà i Cristiani e pertanto la vittoria è armai assicurata. Pertanto, il re Aladino si limita a riparare le mura, danneggiate dal recente attacco cristiano.
Il fallimento dei Crociati
Alcuni Crociati iniziano a recarsi nella foresta per tagliare il legname e, credendo di vedere dei mostri, se ne ritornano indietro impauriti.
Una seconda schiera formata da cavalieri scelti entra anch’essa nella selva, ma udendo un rimbombo, misto di tuoni, di ruggiti e di ululati, atterriti, si danno alla fuga.
Il cavaliere Alcasto, che si è sempre vantato di non conoscere la paura, decide di recarsi da solo alla ricerca del legname: non solo scorge degli orribili mostri e sente lo strano rimbombo; gli sorge davanti una cerchio di fuoco le cui fiamme più alte assumono l’aspetto di castelli turriti difesi da macchine da guerra e da mostri. Per la prima volta nella sua vita, Alcasto prova paura e torna indietro, avvilito e vergognoso.
Nei tre giorni successivi altri Crociati ritentano l’impresa ma il risultato è sempre lo stesso.
Il coraggio di Tancredi
Alla fine, Tancredi, anche se ancora debole per le ferite, decide di entrare nel bosco. Di fronte ai mostri e allo strano rimbombo non si perde d’animo e si lancia coraggiosamente dentro il cerchio di fiamme, senza provare alcun bruciore. Arriva in una radura circolare in mezzo alla quale sorge un cipresso con delle iscrizioni in lingua siriaca, che Tancredi conosce bene, che invitano a rispettare le anime dei morti. Vincendo la paura, Tancredi vibra un colpo al fusto del cipresso e la scorza ferita lascia uscire del sangue. Subito dopo sente la voce di Clorinda che gli chiede di lasciarla riposare in pace perché essa e tutti coloro che sono morti nell’assedio a Gerusalemme, per uno strano incantesimo, sono stati trasformati in alberi. Tancredi, pur pensando che si tratti di un inganno, è colpito da troppa emozione e riprende la via del ritorno.
Pier l’Ermita annuncia il prossimo ritorno di Rinaldo che vincerà l’incantesimo della selva e farà cadere Gerusalemme.
La siccità e la preghiera
Intanto, come predetto da Ismeno, arriva la siccità. La vegetazione si inaridisce, la terra si screpola, l’acqua dei fiumi piano piano diminuisce. Il peggiore dei mali è la sete poiché il re Aladino ha fatto anche avvelenare le sorgenti. I cavalieri cristiani le cui membra robuste non furono mai abbattute né dalle estenuanti marce, né dalle pesanti armature e nemmeno dalle armi nemiche, ora giacciono sfiniti a terra come riarsi dalla febbre. Gli stessi cavalli languono inerti. In tale situazione, i Crociati, disperando della vittoria e temendo la morte, cominciano a dar segno di malcontento e di sconforto. Essi mormorano contro Gioffredo che, nonostante tante difficoltà, continua l’assedio e che, a lor dire, consuma lauti banchetti con pochi fedeli mentre tutti gli altri soffrono la sete. Addirittura il vecchio Latino abbandona il campo ed il suo esempio è seguito da coloro che in battaglia, hanno perso il comandante. Goffredo non intende ricorrere alla punizione e preferisce rivolgersi a Dio affinché mandi una pioggia ristoratrice. Il Signore accoglie la sua preghiera e stabilisce che piova, che Rinaldo torni all’accampamento cristiano e che l’esercito egiziano sia battuto.
La pioggia ristoratrice
Così dicendo, Dio, con un cenno del capo, fa tremare cielo e terra, appaiono grossi nubi, si sente il tuono, si vedono i lampi e la pioggia scende impetuosa. La terra viene allora paragonata ad una persona malata che, dopo aver preso le medicine, riacquista la salute e la freschezza giovanile. I Crociati accolgono la pioggia con grida di gioia, si bagnano la testa e le vesti, riempiono le tazze e gli elmi e più prudentemente riempiono i vasi per tenere l’acqua in riserva.
Finalmente, cessata la pioggia, torna a splendere il sole.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo del mago Ismeno nella storia?
- Come reagiscono i Crociati di fronte agli incantesimi nella foresta?
- In che modo Tancredi affronta gli incantesimi nella foresta?
- Quali sono le conseguenze della siccità predetta da Ismeno?
- Come viene risolta la situazione di siccità e disperazione dei Crociati?
Ismeno compie un incantesimo per impedire ai Crociati di ottenere il legname necessario per ricostruire la torre, utilizzando demoni per spaventare i nemici.
I Crociati, spaventati dai mostri e dai rumori, fuggono dalla foresta, fallendo nel loro tentativo di ottenere il legname.
Tancredi, nonostante le ferite, entra coraggiosamente nel cerchio di fiamme e scopre un cipresso con iscrizioni, ma è colpito dall'emozione quando sente la voce di Clorinda.
La siccità causa inaridimento della vegetazione e sete tra i Crociati, portando malcontento e sconforto nel campo cristiano.
Goffredo prega Dio, che risponde inviando una pioggia ristoratrice, riportando speranza e sollievo ai Crociati.