Concetti Chiave
- Il sonetto invita il giovane Lidio a specchiarsi per riflettere sulle vanità della vita, usando lo specchio come simbolo di introspezione e giudizio morale.
- Il tema centrale è il memento mori, che ricorda al giovane l'inesorabile fine dell'esistenza umana e lo esorta a considerare la vanità dei beni terreni.
- Il linguaggio barocco del sonetto è ricco di metafore e allegorie, teso a suscitare meraviglia e a comunicare profondi significati morali.
- Lo specchio è descritto con quattro metafore che ne evidenziano le qualità fisiche e morali, riflettendo sia realtà che giudizi morali.
- Il sonetto si conclude con l'identificazione della Morte nello specchio, un colpo di scena che invita alla riflessione sulla transitorietà e vanità della vita.
Specchiati, o Lidio. In quel cristallo algente
col pianto esorta a naufragar gli amori:
più che del crine il consiglier lucente
del cor t’insegna a moderar gli errori.
Coi moribondi rai vetro innocente
l’espero presagisce a’ tuoi splendori,
or che teschio di morte al ciglio ardente
svela tragedie e manifesta orrori.
Consigliarti non può censor più fido
che un gelo arguto, in cui contempli assorte
l’impure fiamme agonizzar di Cnido.
Larve di penitenza oggi la sorte
Qui ti presenta; ed a schernir Cupido,
delle tue vanità specchio è la Morte.
Indice
Invito alla riflessione
Il sonetto, dalla forma metrica ABAB, ABAB, CDC, DCD, si apre con un invito del poeta al giovane Lidio a guardarsi nello specchio. Riflettendosi in quel freddo cristallo, egli esorta il ragazzo affinché con il suo pianto, faccia cessare gli amori a porgli delle insidie. Il lucente consigliere (= lo specchio) più che aiutandolo ad acconciarsi i capelli (= il crine), nel riflettere la sua immagine così travagliata, gli insegnerà a moderare le intemperanze (= gli errori) del cuore.
Sotto i raggi del sole moribondi [riflessi] dallo specchio innocente, il tramonto ricorda i tuoi splendori , ora che un teschio, simbolo di morte, svela al sole (= ciglio ardente) le tragedie degli orrori del destino.
Simbolismo dello specchio
Un fido educatore non ti potrebbe consigliare meglio di uno specchio (=gelo arguto) che ti mostra l’immagine simbolica della tua realtà (=arguto) [e non la realtà quale essa è] in cui puoi osservare come le fiamme dell’amore (=fiamme di Cnido) vadano spengendosi.
Il destino qui ti presenta dei fantasmi che ti invitano alla penitenza e a schernire Cupido, [poiché] la Morte non è altro che lo specchio delle tue vanità.
A Lidio, che si guarda allo specchio, pare di vedere, al posto del proprio volto, un teschio che presagisce l’inesorabile fine a cui egli e tutti gli uomini sono destinati. Il tema costituisce una variazione del concetto memento mori (= ricordati che devi morire), un ammonimento rivolto ad altri. L’immagine lugubre del teschio ammonisce il giovane e lo esorta a riflettere sulla vanità dei beni terreni, soprattutto dell’amore e del trascorrere inesorabile del tempo
Metafore e linguaggio barocco
Il linguaggio è tipicamente barocco, ricco di metafore, parafrasi e allegorie con l’intento di creare nel lettore stupore e meraviglia. “E’ del poeta il fin la maraviglia” scriveva negli stessi anni G.B. Marino. Per indicare lo specchio, il poeta ricorre a ben quattro metafore: “cristallo algente”, “consiglier lucente”, “vetro innocente”, “gelo arguto”, in cui l’aggettivo aggiunge una caratteristica sia fisica che morale, come se l’oggetto si identificasse con una persona: algente e lucente descrivono l’aspetto dello specchio, ossia freddo e risplendente perché riflette la luce, innocente perché esso si limita a rappresentare i fatti, bella o brutta che sia, arguto perché si fa portatore di un giudizio morale
Reminiscenze mitologiche
Due sono le reminiscenze mitologiche: Gnido e Cupido. Gnido era una città dell’antica Grecia, sede di un tempio elevato in onore a Venere. Le fiamme agonizzante sono una metafora dell’amore che sta spengendosi a poco a poco. Cupido è il nome con cui i Romani chiamavano Eros, il dio dell’amore, raffigurato con le sembianze di fanciullo con le ali, munito di un arco di frecce con cui colpire gli uomini e farli così innamorare. Entrambe sono immagini dell’amore piuttosto stereotipate.
Alla fine del sonetto, interviene un altro motivo di stupore, simile ad un colpo di scena: la Morte si identifica nello stesso specchio.
Possiamo individuare due campi lessicali: uno riferito all’amore e alla giovinezza (amori, splendori, fiamme), l’altro al peccato, alla vanità e all’oratoria sacra (naufragar, errori, moribondi rai, l’espero, teschio, morte, tragedie, orrori, impure agonizzar, larve, penitenza, schernir, vanità).
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del sonetto "A giovane che mirandosi nello specchio vi trovò un teschio di morte"?
- Che tipo di linguaggio utilizza il poeta nel sonetto e quali sono le sue caratteristiche principali?
- Quali sono le metafore utilizzate per descrivere lo specchio nel sonetto?
- Quali figure mitologiche vengono citate nel sonetto e quale significato hanno?
- Come si conclude il sonetto e quale messaggio trasmette al lettore?
Il tema principale è il memento mori, un ammonimento a riflettere sulla vanità dei beni terreni e sull'inesorabile trascorrere del tempo, simboleggiato dalla visione di un teschio al posto del proprio volto nello specchio.
Il linguaggio è tipicamente barocco, caratterizzato dall'uso di metafore, parafrasi e allegorie, con l'intento di suscitare stupore e meraviglia nel lettore. Viene utilizzato un lessico che spazia dall'amore e dalla giovinezza alla vanità e alla morte.
Lo specchio è descritto attraverso quattro metafore: "cristallo algente", "consiglier lucente", "vetro innocente" e "gelo arguto", che aggiungono caratteristiche sia fisiche che morali all'oggetto, identificandolo quasi con una persona.
Vengono citate le figure mitologiche di Gnido e Cupido. Gnido è metafora dell'amore che sta spengendosi, mentre Cupido rappresenta il dio dell'amore. Entrambe le figure sono utilizzate per simboleggiare l'amore in maniera stereotipata.
Il sonetto si conclude con l'identificazione della Morte nello specchio, presentando la morte come lo specchio delle vanità umane. Questo colpo di scena finale trasmette un messaggio di riflessione sulla transitorietà della vita e sull'importanza di riconoscere le proprie vanità.