DamyGiac
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Concetti Chiave

  • Il racconto narra le straordinarie avventure del cavaliere Orlando, innamorato e sconfitto da Amore, durante il regno di Carlo Magno.
  • Orlando, nonostante la sua forza e il coraggio, si scopre vulnerabile di fronte all'amore per la bellissima Angelica.
  • Angelica, sorella di Uberto del Leone, arriva alla corte di Carlo Magno e propone un duello che incanta e sconvolge tutti i presenti.
  • Il duello proposto da Angelica prevede che chi sconfigge suo fratello senza armi guadagni la sua mano, una sfida accettata con entusiasmo dai cavalieri.
  • La presenza di Angelica suscita forti emozioni e rivalità tra i cavalieri, inclusi Orlando e il re Carlo, tutti colpiti dalla sua bellezza.

Signori e cavalieri che vi adunate

per ascoltare cose piacevoli e nuove

state attenti e in silenzio, e ascoltate

la bella storia che muove il mio canto,

vedrete gli atti straordinari,

la grande fatica e le prove mirabili

che il cavaliere Orlando fece per amore

nel tempo in cui Carlo era re ed imperatore.

Indice

  1. L'Amore e la Forza di Orlando
  2. Il Torneo di Carlo Magno
  3. L'Arrivo di Angelica e Uberto
  4. La Sfida di Angelica
  5. Il Dubbio di Orlando
  6. L'Innamoramento Generale

L'Amore e la Forza di Orlando

Non vi sembra già, o signori, meraviglioso

sentir cantere del cavaliere Orlando innamorato.

Perché anche chi (chiunque) è il più orgoglioso, duro e insensibile,

è vinto da Amore, soggiogati del tutto;

né la forza, né il coraggio,

né lo scudo o l’armatura, né la spada affilata,

né altra possanza può far difesa,

che alla fine non sia battuta e catturata da Amore.

Questa novella è conosciuta da pochi,

perché Turpino la nascose,

credendo che la novella avesse

provocato dispiacere ad Orlando,

che poi contro Amore fu perdente

anche colui che vinse su tutto il resto:

parlo di Orlando, il cavaliere perfetto.

Ora niente più parole, veniamo al fatto.

La vera storia di Turpino narra

che ad Estremo Oriente regnava

un grande re di corona,

forte di regno e di ricchezze e

così gagliardo di sé stesso,

da ritenere che il resto fosse niente:

quel re aveva il nome di Gradasso

che ha il cuore di drago e le ossa da gigante.

Il Torneo di Carlo Magno

Lasciamo questi che se ne vanno sulle navi,

che sentirete poi il seguito;

torniamo in Francia da Carlo Magno

che passa in rassegna e conta i suoi grandi baroni;

comandò che ogni principe cristiano,

ogni duca e ogni signore si presenti al suo cospetto

per un torneo che aveva fissato

per il mese di maggio, alle Pentecoste.

Erano a corte tutti i paladini

per onorare la festa gradita,

e da tutte le parti, da tutti i confini

c’era un'infinità di gente a Parigi.

Vi erano anche molti arabi,

perché era stata convocata la corte reale,

ed era stato convocato ognuno

che non fosse traditore o rinnegato.

Parigi rimbombava di strumenti,

di trombe, di tamburi e di campane;

si vedevano i grandi destrieri con i paramenti,

con fogge in disuso, superbe e strane;

e tante decorazioni in oro e gioielli

che le voci umane non potrebbero raccontare;

però per rendersi gradito all’imperatore

ciascuno oltre il potere si fece onore.

L'Arrivo di Angelica e Uberto

Si avvicinava già quel giorno in cui

doveva cominciare la grande giostra,

quando il re Carlo in ambito reale

fece convocare nella sua mensa

tutti i signori e i baroni di natura

che vennero ad onorare la sua festa

e in quel banchetto i partecipanti furono

ventiduemila e trenta contati.

Mentre che stavano parlando,

suonano gli strumenti da ogni lato della stanza.

ed ecco i grandissimi piatti in oro,

coperti da vivande di prima qualità,

coppe di smalto, finemente lavorate,

mandati dall’imperatore a ciascun barone.

Chi onorava una cosa, chi l’altra,

mostravano che di loro si ricordavano.

Qui si stava con molta allegria,

parlando a bassa voce e facendo bei ragionamenti:

re Carlo, che si vide così altamente onorato,

disprezzando tanti re, duchi, valorosi cavalieri,

tutta la gente pagana,

come se i pagani fossero sabbia del mare sollevata dal vento;

ma apparì una cosa nuova,

che fece sbigottire lui e gli altri.

Successe che in fondo della sala

quattro giganti molto grandi e fieri

entrarono, e in mezzo a loro c’era una donzella

che era seguita da un solo cavaliere.

Sembrava una stella mattutina,

un giglio d’orto, una rosa da giardino,

insomma, per dire la verità su di lei,

non fu mai vista così tanta bellezza.

Era qui nella sala Galerana,

e c’erano Alda, la moglie di Orlando,

Clarice ed Ermellina tanto umana,

e molte altre, che non continuo con il mio dire,

tutte belle ed esempi di virtù.

Dico, ognuna sembrava bella, quando

ancora non era giunto in sala quel fiore,

che tolse l’onore alle altre bellezze.

La Sfida di Angelica

Ogni barone e principe cristiano

ha rivolto lo sguardo in quella parte,

non rimase fermo neppure qualche pagano;

ma ciascuno di loro, conquistati dallo stupore,

si avvicinò alla donzella;

la quale, con allegria e con una risata

che farebbe innamorare anche un cuore di ghiaccio,

cominciò così, a parlare a bassa voce:

“Grande signore, le tue virtù

e la prodezza dei tuoi paladini,

che sono tanto conosciute,

per quanto distende il mare e i suoi confini,

mi danno la speranza che le fatiche

dei due pellegrini non siano perdute,

che son venuti dalla fine del mondo

per onorare il tuo regno felice.

E perciò anch’io ti illustro,

con un breve ragionamento, quella ragionne

che ci ha condotti alla tua festa,

dico che questo è Uberto del Leone,

nato da stirpe gentile e di alto rango,

cacciato dal suo regno senza motivo:

io, che fui cacciata insieme a lui,

sono sua sorella, Angelica.

Duecento giornate di cammino oltre il Don,

dove governiamo il nostro stato,

ci furono portate notizie di te,

della giostra e del grande convegno

di queste genti nobili radunate;

e come città, gemme o il tesoro

non sono premio di valore, ma si dona

una corona al vincitore delle rose.

Mio fratello ha deliberato per tanto,

siamo qui a dimostrare per la sua virtù,

dove il fiore dei baroni è radunato,

per combattere in duello:

voglia esso essere pagano o battezzato,

venga ad incontrarlo fuori Parigi,

nel verde prato alla Fonte del Pino,

dove si dice ci sia la Pietra di Merlino.

Ma si faccia questo con tale condizione

(colui che si vuole battere la ascolti):

ciascuno che sia disarmato dell’arcione,

non possa combattere in altro modo,

e sia prigioniero senza più scontro;

ma chi potesse superare Uberto,

colui si guadagnerà la mia persona:

Uberto andrà via con i suoi giganti”.

Il Dubbio di Orlando

Alla fine delle parole inginocchiata

davanti a Carlo attendeva la risposta.

Ogni uomo l’ha guardata per meraviglia,

ma sopra a tutti Orlando si accostò a lei

con il cuore tremante e con aspetto mutato,

benché tenesse nascosto il desiderio;

e talora abbassava gli occhi a terra,

poiché si vergognava molto di sé stesso.

“Ah pazzo Orlando!” disse nel suo cuore

“come ti lasci trasportare così!

Non vedi l’errore che ti allontana dalla retta via,

e ti fa fallare contro Dio.

Dove mi porta la mia sorte?

Mi vedo preso e non mi posso aiutare;

io, che ritenevo che il mondo fosse nulla,

sono vinto da una fanciulla senza l’uso delle armi.

Io non mi posso staccare dal cuore

la dolce vista del viso sereno,

perché mi sento morire senza di lei,

e sento lo spirito venire meno a poco a poco.

Ora non mi vale la forza, nemmeno il coraggio

contro Amore, che già mi ha imbrigliato;

non mi fa contento né il sapere, né il consiglio altrui,

perché vedo ciò che è meglio, ma scelgo il peggiore”.

L'Innamoramento Generale

Così silenziosamente il barone francese

si lamentava del nuovo amore.

Ma il duca Namo, che è anziano e bianco,

non aveva già pena di lui nel cuore,

anzi tremava sbigottito e stanco,

essendo pallido in viso.

Ma perché dire più parole? Ogni barone

si innamorò di lei, e anche il re Carlo.

Ognuno stava immobile e sbigottito.

osservando quella con grande entusiasmo;

ma Feraguto, il giovane ardito,

sembrava vivamente vampo nell’aspetto,

che ben tre volte si prese la briga

di torglierla a quei giganti per suo dispetto,

a tre volte frenò quei brutti pensieri

per non fare una tale vergogna all’imperatore.

Ora saltella su un piede, ora sull’altro,

si gratta il capo e non ritrova il posto;

Rinaldo, che ancora la vide,

divenne rosso in viso come un fuoco;

e Malagigi, che l’ha conosciuta,

diceva a bassa voce: “Io ti farò tale gioco,

scellerata incantatrice, che giammai

non ti vanterai di essere stata qui”.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale del brano "Orlando Furioso" parafrasato?
  2. Il tema principale è l'amore e le sue conseguenze sui cavalieri, in particolare su Orlando, che si innamora perdutamente di Angelica, dimostrando come anche il più forte possa essere vinto da Amore.

  3. Chi è il personaggio principale menzionato nel testo e quali sono le sue azioni per amore?
  4. Il personaggio principale è Orlando, il quale compie atti straordinari e supera grandi prove per amore, dimostrando come anche il più valoroso possa essere soggiogato dai sentimenti.

  5. Chi è Angelica e quale ruolo gioca nella storia?
  6. Angelica è una donzella di straordinaria bellezza, sorella di Uberto del Leone, che arriva alla corte di Carlo Magno per proporre un duello. La sua presenza e bellezza incantano tutti i presenti, scatenando passioni e rivalità.

  7. Qual è la sfida proposta da Angelica e quali sono le condizioni?
  8. Angelica propone un duello in cui chiunque riesca a sconfiggere suo fratello Uberto del Leone potrà guadagnarsi la sua mano. La condizione è che il duello avvenga senza l'uso di armi e che chi viene disarcionato sia considerato prigioniero.

  9. Come reagiscono i cavalieri alla presenza di Angelica e alla sua proposta?
  10. I cavalieri, inclusi Orlando, il re Carlo e altri nobili, rimangono incantati dalla bellezza di Angelica e sono colpiti dalla sua proposta. La reazione generale è di stupore e desiderio, con molti che si innamorano di lei e sono pronti a combattere per conquistarla.

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