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Boiardo, Matteo Maria - Orlando Innamorato Pag. 1
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Sintesi
Il poema, scritto in ottave, riprende la materia cavalleresca e già il titolo indica qual è la “novità” su cui l’autore punta per suscitare l’interesse del suo aristocratico pubblico: il forte paladino Orlando, protagonista di tante imprese guerresche, l’austero e saggio difensore della fede, cade in preda all’amore, come uno degli eroi dei romanzi bretoni.
Boiardo porta così a compimento quella fusione tra due cicli cavallereschi, il carolingio e l’arturiano, che era stata già avviata nei secoli precedenti. Nel poema si intrecciano dunque armi ed amori.
In tal modo, nell’austero mondo dell’epica carolingia, Boiardo scatena la forza dell’amore, e ne fa la molla di una serie infinita di avventure.
Il senso di esuberante vitalità che anima la materia dell’Innamorato è anche la legge che presiede al formarsi della sua struttura narrativa. La trama del poema si costruisce attraverso un proliferare di fatti, personaggi, situazioni. Tutto ciò nasce da uno slancio prepotente che è mosso dal piacere di narrare una “bella istoria” dinanzi ad un ideale uditorio avido di “odir cose dilettose e nove”. Il fluire della narrazione sembra poter continuare all’infinito, senza mai giungere ad una conclusione. In questa struttura narrativa rigogliosa numerosi fili, riguardanti personaggi diversi, si intrecciano fra loro (entrelacement). Le vicende dell’uno sono seguite fino ad un certo punto, poi interrotte per seguire quelle di un altro, riprese, mescolate, creando nel lettore suspense.
La libertà vitale dell’organismo narrativo si riflette anche nello stile: la lingua di Boiardo è lontana dalle rigide codificazioni classicistiche che saranno proprie della letteratura cinquecentesca dominata da Pietro Bembo. È una lingua ibrida che fonde il toscano con elementi padani (senza escludere latinismi colti). L’effetto è quello di una grande freschezza ed immediatezza.
Estratto del documento

• Non vi par già, signor, meraviglioso

Odir cantar d’Orlando innamorato,

ché qualunque nel mondo è più

orgoglioso

è da Amor vinto, al tutto subiugato;

Né forte braccio, né ardire animoso,

Né scudo o maglia, né brando affilato,

Né altra possanza può mai far diffesa

Ché al fin non sia d’Amor battuta e

persa.

• Questa novella è nota a poca gente,

Perché Turpino istesso la nascose,

Credendo fosse a quel conte valente

Esser le sue scritture dispettose,

Poi che contra ad Amor pur fu

perdente

Colui che vinse tutte le altre cose;

Dico d’Orlando, il cavaliere adatto.

Non più parole ormai, veniamo al

fatto.

L’Orlando Innamorato

« Io, che stimavo tutto il mondo nulla,

senza arme vinto son da una

»

fanciulla

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