Concetti Chiave
- Nell'Antipurgatorio, Dante incontra le anime di coloro che morirono violentemente ma chiesero perdono dei peccati in punto di morte.
- Jacopo del Cassero, originario di Fano, si presenta a Dante chiedendo suffragi per l'anima sua quando il poeta tornerà in Italia.
- Jacopo, pur non nominando se stesso, si fa riconoscere tramite la sua terra natale e rievoca il luogo della sua morte.
- La narrazione di Jacopo è carica di rimpianto, descrivendo la sua fuga nella palude e la morte violenta inflittagli dagli uomini di Azzo VIII d'Este.
- Dante sembra utilizzare la figura di Jacopo per criticare Azzo VIII, già accusato di gravi delitti e ambizioni politiche discutibili.
Indice
Incontro con Jacopo del Cassero
Nel secondo balzo dell'Antipurgatorio, fra i negligenti che morirono di morte violenta, che in punto di morto riuscirono in tempo a chiedere perdono dei proprio peccati, Dante incontra Jacopo del Cassero. Queste anime sono costrette a rimanere nello stato di espiazione tanto tempo quanto vissero, girando in modo affannoso intorno al monte e cantando il "Miserere".
Gli spiriti invitano Dante a fermarsi a guardare se fra di loro, egli conosce qualcuno. Il poeta, per quanto guardi attentamente, non riconosce nessuno, ma promette comunque il loro desiderio di suffragio.
La storia di Jacopo del Cassero
Uno di essi si fa avanti e chiede al Poeta suffragi quando ritornerà sulla terra e rivedrà la Marca anconitana. Si tratta di Jacopo del Cassero, originario di Fano e discendente da una nobile e antica famiglia di parte guelfa. Nel 1288, egli era fra i Guelfi che corsero in aiuto dei Fiorentini nella guerra contro Arezzo che si concluse con la battaglia di Campaldino ed è forse in tale occasione che Dante l'ha conosciuto. Varie vicissitudini lo portarono a ricoprire la funzione di podestà di Bologna e ad ostacolare le ambizioni del marchese di Ferrara, Azzo VIII dEste. Nel 1298, dovendosi recare a Milano di cui era stato nominato podestà, per sfuggire ad un'imboscata tesa dai sicari di Azzo VIII, si gettò in una palude e essendosi impigliato fra i canneti fu ucciso.
Riflessioni di Jacopo del Cassero
Con un tono molto pacato ed affettuoso, Jacopo non nomina se stesso, bensì si fa riconoscere dalla sua terra natale a cui però non va il suo pensiero: con la sua mente ripercorre, invece, il luogo della tragedia che gli fu fatale. Tuttavia, come si conviene ad unanima che si sta purificando, Jacopo non lancia imprecazioni contro il suo nemico; nelle sue parole sembra trasparire un riconoscimento dei propri torti ed un certo diritto da parte di Azzo VIII che, però, andò molto al di là dei limiti consentiti. Nella descrizione del momento in cui perse la vita, le parole di Jacopo diventano incalzanti e le frasi si arricchiscono di pause perché è ancora vivo in lui il rimpianto per la vita che gli fu tolta troppo presto. Egli rievoca la fuga verso la palude, i disperati sforzi per liberarsi dalle canne e dalla melma ed infine la visione del sangue che si spargeva sul suolo.
Dante e Azzo VIII d'Este
Con la figura di Jacopo del Cassero che suscita tanta pietà e commozione nel lettore, probabilmente Dante ha voluto colpire Azzo VIII d'Este che aveva già accusato di avere ucciso il padre e di aver versato una somma di denaro a Carlo II dAngiò per prendere in moglie la sua giovanissima figlia, Beatrice
Domande da interrogazione
- Chi è Jacopo del Cassero e quale ruolo ha avuto nella storia?
- Qual è il significato dell'incontro tra Dante e Jacopo del Cassero nell'Antipurgatorio?
- Come viene descritto il momento della morte di Jacopo del Cassero?
- Qual è il legame tra Dante e Azzo VIII d'Este nel contesto del racconto?
Jacopo del Cassero era un nobile di Fano, parte della fazione guelfa, noto per il suo coinvolgimento nella battaglia di Campaldino e per essere stato podestà di Bologna. Fu ucciso mentre cercava di sfuggire a un'imboscata tesa dai sicari di Azzo VIII d'Este.
L'incontro rappresenta un momento di riflessione e pentimento per Jacopo, che, pur riconoscendo i propri torti, non maledice il suo nemico. Questo episodio sottolinea il tema del perdono e della purificazione delle anime.
Jacopo descrive la sua morte con toni incalzanti, ricordando la fuga verso la palude, i tentativi disperati di liberarsi dai canneti e la visione del proprio sangue che si spargeva sul suolo, esprimendo il rimpianto per la vita perduta.
Dante utilizza la figura di Jacopo del Cassero per criticare Azzo VIII d'Este, accusato di aver ucciso il padre e di aver compiuto azioni discutibili, come il matrimonio con la giovane Beatrice, figlia di Carlo II d'Angiò.