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Sintesi

L’uomo Petrarca



Nella seconda parte della mirata biografia che Boccaccio dedica a Petrarca, suo maestro amico, l'autore del Decameron, si diffonde sul carattere sulla personalità di Petrarca, senza trascurare alcune indicazioni sull'aspetto fisico del grande poeta.
Alto di statura, di leggiadro aspetto, viso tondeggiante. Severo il movimento degli occhi. Felice per acuta perspicacia. Mite nell'aspetto e molto misurato nei gesti. Controllato nel camminare, sereno e gioioso. Parla di rado, rivolgendosi con parole chiare. Memoria divina: sembra ricordare e conoscere qualsiasi cosa.
Nella parte iniziale della celebre epistola Posteritati, Petrarca delinea il proprio ritratto fisico e soprattutto morale, Idealizzato ma indicativo dell'immagine di sé. La lettera, composta intorno al 1367, fu rielaborata e arricchita negli ultimi anni di vita dello scrittore. Si parla del poeta come un uomo che disprezzò le ricchezze e Petrarca provava un amore per la libertà. Era un uomo intelligente, la quale era disposta alla filosofia morale e alla poesia, infatti, egli aveva una passione per i classici. L’unico dispiacere dell’uomo era lo sfarzo.

Una vita come ricerca



“Sono nato in esilio”



Francesco Petrarca nasce ad Arezzo il 20 luglio 1304. Il padre, notaio fiorentino ser Petracco, in quanto schierato con la fazione dei Bianchi, era stato esiliato nel 1302, contemporaneamente a Dante di cui era amico. Dopo un breve soggiorno in terra toscana, il notaio si trasferisce con la famiglia a Carpentras, nelle vicinanze di Avignone, dove aveva ottenuto un incarico presso la curia papale.
In alcune lettere Petrarca enfatizza la condizione di esiliato affermando «sono nato in esilio ad Arezzo» nella celebre lettera Posteritati, facendo dell'esilio il motivo-chiave iniziale della sua biografia, forse anche per suggestione del grande modello di Dante.
La condizione di sradicamento, l'assenza di una patria, sarà quasi un destino per Petrarca, la cui intera esistenza sarà caratterizzata da continui spostamenti, da moltissimi viaggi in Italia e in Europa.

Un giurista mancato


Dopo la prima formazione, Petrarca viene avviato dal padre agli studi giuridici, a cui si dedica, insieme al fratello, Petrarca viene avviato dal padre agli studi giuridici, a cui si dedica, insieme al fratello a Montpellier e poi a Bologna. Fin dagli anni giovanili è attratto dalla letteratura classica, in cui mi trovavo un mondo più nobile affascinante di quello contemporaneo. A Bologna entra anche in contatto con la poesia stilnovistica e diventa amico di Cino da Pistoia.

Avignone: l’incontro con Laura



Dopo il rientro ad Avignone, in seguito alla morte del padre nel 1326, abbandono gli studi giuridici entro negli ambienti colti della città e partecipa, insieme al fratello, alla vita mondana avignonese, attratto dei gusti e dei divertimenti offerti in quel tempo della città che ospitava la Curia papale. Ad Avignone avviene l'incontro con Laura nella chiesa di Santa Chiara, il 6 aprile del 1327. Laura è una presenza poetica, metaforizzandosi in figure simboliche e in entità emblematiche. Vi fu addirittura qualcuno che dubitò della sua reale esistenza.

Laura è davvero esistita?



Le caratteristiche del sentimento amoroso di Petrarca e del personaggio di Laura, la quale compare nel Canzoniere, indussero alcuni a credere che Laura fosse un’invenzione nata dalla fantasia del poeta oppure un pretesto per cantare l’amore o una creatura allegorica.
Tra gli scettici sulla reale esistenza di Laura ci sono amici intimi del poeta, come il cardinale Giovanni Colonna e Boccaccio.
L'autore del Decameron considerava la donna un'immagine allegorica della gloria poetica, a cui il nome allude (Laura rimanda al lauro, cioè all'alloro). Petrarca si preoccupò di smentire le loro supposizioni, come spiegato nelle epistole a loro inviate. L'esistenza reale di Laura è in qualche modo avvalorata dalla postilla che Petrarca pose nel codice Ambrosiano di Virgilio, da lui utilizzato anche come una sorta di "diario familiare", spazio privato dove annotare le morti delle persone care.
Nella prima carta del codice racconta il primo incontro con l’amata nell’anno del Signore 1327, il sesto giorno d’aprile nella chiesa di Santa Chiara d’Avignone. Un anno dopo, a Verona, “la luce fu sottratta alla luce”.
La postilla fu apposta nel maggio 1348 quando gli giunse, la lettera dell’amico Socrate che gli annunciava la morte di Laura, causata dalla peste.
Il poeta si trovava a Parma, dove lo raggiunse verso la fine di luglio anche la notizia della morte del cardinale Giovanni Colonna.
Sembra certo che Laura esistette davvero e fu amata da Petrarca, anche se non si è in grado di darle un'identità storica precisa e non sappiamo in quale misura la sua identità reale sia confluita nella rielaborazione letteraria.

La professione di letterato


Rientrato da Avignone, Petrarca decide di intraprendere la carriera ecclesiastica prendendo gli ordini minori. Ciò non imponeva impegni vincolanti, a parte l'obbligo del celibato. Egli lo fa per garantirsi una rendita fissa che gli consenta di dedicarsi e senza preoccupazioni economiche gli amati studi. La sua vocazione è letteraria: legge molto e classici Latini in particolare Cicerone e Virgilio, poi Agostino, e si apre all’interesse per la storia romana. Sceglie di entrare servizio, a partire dal 1330, alla potente famiglia dei Colonna per i quali svolge missioni diplomatiche che lo porteranno a viaggiare a Parigi, nel Belgio e in Germania. La fama gli consentirà di essere ospitato dai Visconti, presso i quali rimarrà per 8 anni, dal 1353 anno in cui lascia definitivamente Avignone.

Intellettuale “europeo” attento ai problemi italiani



Le tappe del percorso della vita di Petrarca sono Roma, Parma, Verona, Mantova, Ferrara, Firenze e altre città del territorio europeo. Petrarca acquari problemi dell'Italia, nella quale lamenta la mancanza di un centro politico e culturale che fosse in grado di arginare le contese fra i signori italiani e le lotte tra fazioni. Si spiega così il personale appoggio che Petrarca darà il progetto rivoluzionario di Cola di Rienzo, che gli sembrava potesse riportare in vita la grandezza di Roma.

Valchiusa: “buon ritiro” e “officina”



Petrarca vive a periodi alterni a valchiusa. valchiusa per un po' per molti anni il Buon Ritiro di Petrarca, come fosse un porto sicuro. nella pace del ritiro campestre Petrarca concepisce e scrive il De vita solitaria e il De otio religioso, il Bucolicum carmen e il Secretum. Anche il Canzoniere ha la sua Genesi e viene lavorato nelle sue prime fasi compositive proprio qui.

Poeta “laureato”



Petrarca spirava un riconoscimento ufficiale dei suoi meriti e riuscì ad ottenerlo: nel 1341 ottiene la laurea poetica Roma con una solenne cerimonia in Campidoglio. Il termine “laurea” (Laura) allude alla consuetudine di porre sul capo dei grandi poeti una corona d'alloro. Il riconoscimento ufficiale aiuta a crescere ulteriormente la fama di Petrarca e ne fa un intellettuale corteggiato dai potenti per il suo indubbio prestigio.

La ricerca dei codici antichi



Le missioni diplomatiche rappresentano per Petrarca, amante della classicità, occasioni preziose per andare alla ricerca nelle biblioteche d'Italia e d'Europa di testi classici andati perduti. La ricerca di codici antichi è ispirato dal desiderio di riportare in vita dall'oblio gli amati classici. A Liegi ritrovò l'orazione di Cicerone Pro Archia. Folgorante sarà per lui la fortunata scoperta dell' epistolario di Cicerone nella biblioteca capitolare di Verona. Questo ritrovamento influenzerà le scelte compositive dello scrittore: decide di sistemare in forma organica alle proprio lettere sul modello autorevole del Grande scrittore latino.

Amicizia con Boccaccio



Pur amando la solitudine, va allo stesso tempo alla ricerca di una compagnia di persone elette, vicine a lui culturalmente e spiritualmente, anticipando in questo atteggiamento il culto dell'amicizia che sarà proprio degli umanisti. Tra gli amici di Petrarca, uniti a lui dalla comune aspirazione alla formazione di una nuova cultura e dall'amore per i testi antichi, il posto più importante è occupato da Giovanni Boccaccio, che Petrarca conobbe a Firenze nel 1350 durante una sosta del suo viaggio verso Roma, in occasione del Giubileo.

L’ultimo rifugio



Petrarca lascia definitivamente Milano nel 1361 per sfuggire un'epidemia di peste. Finisce per stabilirsi ad Arquà presso Padova. Nella notte tra il 18 e 19 luglio 1374 Petrarca muore dopo aver lavorato fino all'ultimo ordinamento del suo Canzoniere.

Una nuova visione culturale: verso l’umanesimo



Uomo delle contraddizioni


I contemporanei di Petrarca avevano rilevato la presenza del poeta di opposti richiami esistenziali di pensiero. Aveva un’insoddisfazione interiore che non solo non nascondeva ma esibiva.

Un momento di transizione


Le indubbie contraddizioni non sono solo espressione di un dramma individuale, ma appaiono in rapporto al momento storico di crisi di transizione negli scenari storico-sociali, valoriali e culturali. Petrarca interpreta e amplifica, per la sua quota sensibilità, il contrasto tra due grandi modelli culturali: da un lato la visione del mondo medievale, dall'altro l’incipiente civiltà umanistico-rinascimentale.

La bipolarità



All'interno della personalità Petrarchesca si tende a manifestare una serie di bipolarità:
Aspirazione profonda all'unità e alla coerenza.
Consapevolezza e quasi compiacimento delle proprie contraddizioni.
Desiderio di ascesi e tensione religiosa.
Fascino della bellezza e della sensualità.
Desiderio di gloria e aspirazione al successo letterario.
Consapevolezza della precarietà e transitorietà di ogni cosa umana.
Attrazione per la dimensione del viaggio e la vita pubblica di prestigioso intellettuale.
Amore per la solitudine e il raccoglimento.
Progetti nel presente e per il futuro.
Idealizzazione nostalgica del passato.

L’esaltazione della filosofia morale



Per Petrarca l'unica filosofia che serva veramente all'uomo è quella morale che da una cultura dell'interiorità. Riflette sull'indagine dell’interiorità dell'uomo, argomento già presente nel pensiero stoico, in particolare di Seneca, e soprattutto nell'opera di Sant'Agostino, principale maestro di pensiero per Petrarca.

La letteratura



Un ruolo formativo è rivestito dalle lettere e dalla poesia. l'autonomia della letteratura ha il compito di indurre nell'uomo la crescita morale e spirituale, di portarlo alla coscienza di sé.

Il classicismo pre-umanistico



Nella personalità culturale di Petrarca è centrale il culto dell'antichità classica, che lo induce a imitare i grandi autori dell'antichità. il rapporto di Petrarca con i classici prefigura l'età umanistica:
Accoglie già in pieno la modernità dell'Antico e si riallaccia agli autori del mondo antico per attingere dalle loro pagine verità morali e insegnamenti e civili;
Nel rapportarsi ai classici, anticipa lo spirito critico e filologico dell'età umanistica. Allestisce lui stesso la prima edizione critica mettendo confronto 3 Decadi di Tito Livio, per ricavarne un testo più corretto e presumibilmente vicino all'originale;
Istituisce con i grandi del passato un rapporto di familiarità. Questo nuovo modo di rapportarsi ai classici sono le lettere delle Familiares, in cui si rivolge ai grandi come se fossero degli amici con cui intrattenere un rapporto alla pari. Questo colloquio con i classici caratterizzò l'umanesimo-rinascimento.

L’umanesimo cristiano



Egli tenta di operare una sintesi fra tradizione classica e pensiero Cristiano sentendosi erede e portavoce di entrambe: da qui la compresenza di modelli classico-pagani e cristiano-medievali. L'umanesimo Cristiano è l'idea di una sostanziale uguaglianza dell'animo umano nelle diverse epoche storiche, ma soprattutto la convinzione che compito della cultura è insegnare a diventare uomini migliori. su questa fase Petrarca vede una continuità tra pensatori come Platone, Cicerone, Seneca, vissuti un in un'età pre-cristiana, e Agostino.

La scelta del latino



Egli può essere definito uno scrittore bilingue perché utilizza con la stessa naturalezza ed eleganza sia il latino che il volgare. La maggior parte delle sue opere sono scritte in latino, una scelta che testimonia indubbiamente una concezione elitaria di cultura. Egli si serviva del latino come lingua della comunicazione quotidiana. È probabile che Petrarca pensasse in latino.

La mancanza di un centro



Egli esordì come autore di rime in volgare. Nei primi anni della sua produzione egli era, però, attratto dal modello del grande autore della tradizione classica che compone opere in latino. Da un lato si trovano le rime in volgare e le epistole, scritte in latino ma sparse e occasionali; dall'altro le grandi opere in latino, che puntano all’organicità.

La sintesi e l’esplorazione dell’interiorità



Crisi spirituale: mito o realtà?



Nel Secretum, una sorta di libro-confessione, Petrarca ricostruisce una crisi spirituale e una vera e propria svolta, che l'avrebbe colto quando aveva circa 40 anni, destinata a trasformare radicalmente il suo modo di essere il suo rapporto con la letteratura. La critica moderna ha ormai da tempo ridimensionato la cosa: si tratta di una ricostruzione fittizia, architettata sulla falsariga di vari precedenti letterari per accreditare una presunta “conversione” che avrebbe avuto luogo verso 40 anni.

Letteratura dell'interiorità



La svolta avviene negli anni tra il 1348 e il 1353, dopo l'evento della peste. Egli scrive il Secretum, dialogo tra Francesco e Sant'Agostino, motivato dalla ricerca da parte di Petrarca della propria strada di uomo, ma soprattutto di scrittore. Petrarca rinuncerà definitivamente per seguire la gloria attraverso le grandi opere storiche e il suo interesse Si orienterà invece definitivamente verso una produzione letteraria incentrata sull'esplorazione della propria interiorità e sui grandi temi morali ed esistenziali.

Progetto autobiografico


Il mutamento si traduce soprattutto nell’esigenza di conferire ordine e unitarietà una produzione rimasto fino ad allora sparse slegata. Petrarca sente il bisogno di raccogliere frammenti nell'anima, mettendo contemporaneamente ordine nella sua produzione e nel suo spirito. Intorno al 1350, dopo la morte di Laura, le lettere e le composizioni diventano oggetto di un progetto compositivo unitario: Petrarca ricompone i suoi componimenti sparsi, in un libro che costituisca nel suo insieme un autoritratto da consegnare ai posteri, in cui si è registrata la sua storia personale.

Il Secretum



Il problema della datazione



Il dialogo in tre libri noto come Secretum, ma Intitolato De secreto conflictu curarum mearum registra quella crisi interiore e costituisce una sorta di auto commento al Canzoniere stesso. Petrarca afferma di aver scritto l'opera tra il 1342 il 1343. In realtà sappiamo oggi che fu scritto probabilmente a tappe tra il 1347 il 1353.

Il tema e i modelli



L'opera è un dialogo di tipo drammatico che oppone direttamente le parole di Francesco, che rappresenta il poeta stesso, e Sant'Agostino. Lo scrittore scegli la struttura dialogica perché adatta a sceneggiare la sua irrisolta duplicità. La fonte principale Cicerone, Chiasso volta si rifà a Platone.

La struttura



Nel proemio è introdotta una visione: a Francesco appare una donna di grande bellezza. Insieme a lei avanza un uomo di nobile e venerabile aspetto, Sant'Agostino. La donna si rivela essere la Verità, per salvare Francesco. La Verità assisterà senza intervenire al loro colloquio: esso si svolge in tre giornate, cui corrispondono i tre libri che costituiscono l'opera.

I contenuti



Nel primo libro discutono della volontà inferma. Nel secondo libro si attua un vero e proprio esame di coscienza di Francesco che passa in rassegna a uno a uno i peccati capitali, esaminando il proprio comportamento al riguardo. Egli appare quasi immune alla gola, dall'invidia e dall'ira, mentre particolarmente pericolosi per lui sono la lussuria la superbia è ancora più l'accidia. Nel terzo libro si analizzano le due grandi passioni del poeta, l'amore e l'attrazione per la gloria. Francesco non ha la forza di rivolgersi pacificato a Dio. Il Serrato confronto tra due interlocutori si chiude senza una vera e propria risoluzione.

Francesco e Agostino



Protagonista, Francesco, non coincide completamente con l'autore punto allo stesso modo anche Sant'Agostino del Petrarca è un personaggio della sua fantasia. Agostino assume ruolo di un maestro che veglia amorosamente sul peccatore Francesco per salvarlo, e lo sottopone a un’inquisizione secondo lo schema del Sacramento della “confessione”.

Agostino doppio di Francesco


Francesco vede in Agostino non solo il grande maestro di sapienza e moralità, ma anche l'uomo che in passato ha conosciuto tentazioni, cedimenti e pentimenti. Agostino è al contempo un “doppio” di Francesco, è il modello ideale a cui guardare: Francesco può e deve diventare ciò che Agostino e poi diventato.

Un libro “segreto”?



Il Secretum riprende la struttura del sacramento della confessione, con il quale dovrebbe condividere anche la necessità della segretezza. Petrarca lo definisce “il mio segreto”, un'opera che avrebbe dovuto evitare i “ritrovi degli uomini” e rimanere esclusivamente con il suo autore. Il libro non sarebbe stato scritto per essere diffuso e in effetti non fu pubblicato durante la vita di Petrarca, sebbene ne circolasse la notizia.

L’Epistolario



Rileggere la vita



È costituito di circa 500 lettere. Petrarca decide però di raccoglierle, ordinandole, Le lettere scritte fino a quel momento e di scriverne altri, con l'obiettivo di costruire attraverso di esse un ritratto di se da consegnare ai posteri: e il ritratto di un intellettuale nuovo, in cui il modello del saggio storico e Cristiano cui Petrarca si richiama coesiste con le contraddizioni e le inquietudini spirituali proprio dell'uomo moderno .

Il ritratto di un’epoca



Accostarsi al epistolario di Petrarca significa ritrovarsi nello scenario storico culturale, nel costume e nella mentalità di un'intera epoca. tra gli interlocutori figurano Cola di Rienzo, nobili di Rango, papi e imperatori. Petrarca e partecipe di tutti gli avvenimenti politici del tempo, e le sue lettere ci consentono di conoscere da vicino gli ambienti dell'alta politica, come la corte di Avignone, di cui svela impietosamente corruzione intrighi, e di ripercorrere dal vivo i principali eventi storici del tempo, come le sanguinose guerre che opponevano i simili italiani; ma anche di conoscere i luoghi diversi dove i suoi molteplici viaggi lo portarono. Uno dei temi dominanti è l'amara constatazione della grande crisi dilagata ovunque, sicchè che non vi è più alcuna città che non mostri segni gravi di decadenza e di impoverimento.

Temi “privati” e la riflessione esistenziale



Le pagine successive sono quelle di confessione autobiografica, quelle che si riferiscono i rapporti con gli amici, legati a Petrarca da comuni interessi culturali e da quel culto dei classici che preannunciava la cultura umanistica. I dati autobiografici sono sempre ripensati e spesso trasfigurati secondo il modello dei classici, oltre che armonizzati dalla raffinatezza dello stile. Petrarca compie una Selezione idealizzante, volta costruire trasmettere un ritratto di sé come intellettuale che risultasse esemplare.

Il valore salvifico della memoria e della scrittura



Nell'epistolario si possono ritrovare i grandi temi caratterizzanti l'opera di Petrarca, e riconducibili a una nuova ottica letteraria che valorizza la centralità dell'io. Il tema della vanità delle passioni umane della caducità delle cose terrene, soggette allo trascorrere inarrestabile del tempo, per esempio. All'angosciosa percezione della transitorietà e alla vanità di tutto ciò che è mortale, si contrappone, nella riflessione di Petrarca, il valore della memoria della scrittura, capace di salvaguardare la dignità dell'uomo danno un senso la sua labile esistenza.

I Trionfi



un poema volgare ispirato alla Commedia



È un'opera in volgare. Il titolo originale è Triumphi, un poema allegorico strutturato in “visioni” secondo il modello della commedia, a cui rimanda anche la scelta metrica della terzina dantesca. Progettati forse già nel 1340, composti tra il 1350 Il 1360 e portati avanti fino alla morte dello scrittore, i Trionfi non furono mai conclusi.

il significato del titolo



Il titolo prende spunto dalle cerimonie pubbliche in uso nel mondo romano, i trionfi appunto, in occasione dei quali i condottieri celebravano pubblicamente la loro vittoria. La struttura dell'opera è organizzata intorno al tema della vittoria, secondo uno schema dialettico che prevede una sequenza progressiva ascendente: A è vinto da B, ma poi B è vinto da C, e così via…

La struttura: una narrazione allegorica



Il poema è strutturato in sei visioni. Si apre con il Trionfo d'Amore, in cui appare la visione del dio Amore trionfante, seguito da una schiera di personaggi sottomessi al suo giogo. Anche il poeta è vittima, ed è trasportato a Cipro insieme agli altri prigionieri del dio. Segue il Trionfo della Castità: Laura sconfigge Amore e celebra la vittoria della Castità nel tempio della Pudicizia a Roma. Ma la morte si fa incontro a Laura e la fanciulla muore, per comparire poi insieme al poeta rivelandogli la proprio beatitudine. La morte, però, può essere a sua volta vinta dalla Fama che può determinare i valori e le persone. La Fama vittoriosa e fugace può essere annullata dal trascorrere inesorabile del tempo. Solo l'eternità può davvero sottrarre l'uomo alla precarietà e alla sconfitta. Nell'ultima visione appare al poeta un mondo fuori dal tempo in cui potrai vedere Laura.

Un’opera deludente



L'opera si ispira certamente alla Commedia. Petrarca tenta di sceneggiare il suo incerto cammino verso la virtù, il superamento delle passioni terrene. L'esito non è convincente: la struttura narrativa è macchinosa, l'impianto allegorico rimane schematico e astratto e la rassegna di personaggi, appesantita da continui riferimenti eruditi, risulta alla fine stancamente ripetitiva.

Il Canzoniere



È una raccolta di 366 componimenti poetici, collegati dal tema fondamentale dell'amore per Laura, di cui a posteriori Petrarca ripercorre la storia e di cui analizza il ruolo nel proprio itinerario esistenziale punto per la maggior parte le liriche sono sonetti, ma vi sono canzoni sestine ballate e madrigali.

Dalle rime sparse all'unità


Fin dagli anni giovanili aveva composto rime sul modello provenzale stilnovistico, divenute famose presso un vasto pubblico. Solo successivamente decide di organizzare in una raccolta unitaria, basandosi da prima su un criterio tematico, come testimonia una prima silloge di 14 rime risalente al 1342. Il vero e proprio Canzoniere nasce nel 1348, anno della morte di Laura, in un momento di profonda crisi, quando il poeta decide di riunire le rime sparse in un libro unitario, nel quale tracciare la propria storia interiore: fonda così un genere nuovo destinato un'immensa fortuna nella letteratura Europea. Petrarca colloca i testi secondo un preciso disegno compositivo, che non coincide con l'ordine cronologico della loro effettiva scrittura, ma è finalizzato alla costruzione di un'autobiografia ideale. Tale ordine viene più volte disegnato dall'autore, che nel corso di un lavoro più che ventennale, si dedica abilmente a perfezionarlo. Il Canzoniere assume almeno 9 forme diverse prima dell'ultima e definitiva, portato a termine nel 1374, l'ultimo anno della vita di Petrarca è affidata a un manoscritto in parte autografo.

I due titoli



La raccolta viene indicato con due titoli, uno voluto dall'autore, l'altro affermatosi nella tradizione, che evidenziano due diversi volti dell'Opera. Il titolo latino scelto da Petrarca, Rerum vulgarium fragmenta, sembra a prima vista sminuire l'opera: Petrarca utilizza la prima parola, “res”, che significa “cose”, associandola all’aggettivo “vulgaris”, con riferimento alla lingua impiegata, che considerava inferiore al latino. Termine chiave nel titolo è “fragmenta”, che allude al fatto che le rime sono state scritte in momenti e stati d'animo diversi. L'avere riunito le rime sparse in un libro indica il nel tentativo di superare tale disposizione di essenziale dispersiva. Già dal 500, i lettori preferirono chiamare l'opera Canzoniere, per indicare la sua natura di Opera organica.

Dal testo al macrotesto



Così sono due dimensioni, che implicano due diverse prospettive di lettura: una “microtestuale”, che interessa singoli componimenti, volta dare al lettore l'impressione di un diario amoroso, colto nei suoi singoli momenti; l'altra “macrotestuale” mirata a ricostruire un itinerario esistenziale ed esemplare.

La simbologia numerica



Persiste la ricorrenza del numero 6: il 6 aprile è il giorno in cui Petrarca dichiara di aver visto Laura per la prima volta, ed è anche il giorno della morte della donna amata. Il numero complessivo dei componimenti di quest'opera è 366 (3+6+6). Il numero 366 corrisponde anche al numero dei giorni dell'anno, a cui si aggiunge un sonetto. La misura dell'anno rappresenta simbolicamente il corso della vita umana.

Il modello dantesco



Istituita dal poeta tra l'innamoramento e il venerdì santo, si avverte l'influenza del modello autorevole della Vita nuova di Dante, in cui l'amore del poeta per Beatrice fin dall'inizio è iscritto in una dimensione sacrale. Come Dante, Petrarca conferisce alle proprie rime un ordine narrativo; tuttavia non affianca alle liriche una narrazione in prosa, ma, più modernamente, fa emergere la vicenda narrativa e la tesi morale del canzoniere da un'accorta e ben calcolata disposizione di testi poetici.

La suddivisione in due parti



La suddivisione in due parti documenta una mutata disposizione interiore del protagonista: nella prima parte tendono a prevalere le passioni mondane; nella seconda, aperta dalla canzone 264, i temi etico-religiosi assumono una decisa prevalenza, in rapporto alla morte di Laura che tiene dolorosa certezza la precarietà delle cose terrene. In realtà nel Canzoniere nessuna situazione tipo psicologico e mai definitivamente superata.
Estratto del documento

rivoluzionario di Cola di Rienzo, che gli sembrava potesse riportare in vita la

grandezza di Roma.

VALCHIUSA: “BUON RITIRO” E “OFFICINA”

Petrarca vive a periodi alterni a valchiusa. valchiusa per un po' per molti anni il

Buon Ritiro di Petrarca, come fosse un porto sicuro. nella pace del ritiro

De vita solitaria De otio religioso,

campestre Petrarca concepisce e scrive il e il

Bucolicum carmen Secretum. Canzoniere

il e il Anche il ha la sua Genesi e

viene lavorato nelle sue prime fasi compositive proprio qui.

POETA “LAUREATO”

Petrarca spirava un riconoscimento ufficiale dei suoi meriti e riuscì ad

ottenerlo: nel 1341 ottiene la laurea poetica Roma con una solenne cerimonia in

Campidoglio. Il termine “laurea” (Laura) allude alla consuetudine di porre sul

capo dei grandi poeti una corona d'alloro. Il riconoscimento ufficiale aiuta a

crescere ulteriormente la fama di Petrarca e ne fa un intellettuale corteggiato

dai potenti per il suo indubbio prestigio.

LA RICERCA DEI CODICI ANTICHI

Le missioni diplomatiche rappresentano per Petrarca, amante della classicità,

occasioni preziose per andare alla ricerca nelle biblioteche d'Italia e d'Europa

di testi classici andati perduti. La ricerca di codici antichi è ispirato dal

desiderio di riportare in vita dall'oblio gli amati classici. A Liegi ritrovò

Pro Archia.

l'orazione di Cicerone Folgorante sarà per lui la fortunata scoperta

dell' epistolario di Cicerone nella biblioteca capitolare di Verona. Questo

ritrovamento influenzerà le scelte compositive dello scrittore: decide di

sistemare in forma organica alle proprio lettere sul modello autorevole del

Grande scrittore latino. AMICIZIA CON BOCCACCIO

Pur amando la solitudine, va allo stesso tempo alla ricerca di una compagnia

di persone elette, vicine a lui culturalmente e spiritualmente, anticipando in

questo atteggiamento il culto dell'amicizia che sarà proprio degli umanisti. Tra

gli amici di Petrarca, uniti a lui dalla comune aspirazione alla formazione di

una nuova cultura e dall'amore per i testi antichi, il posto più importante è

occupato da Giovanni Boccaccio, che Petrarca conobbe a Firenze nel 1350

durante una sosta del suo viaggio verso Roma, in occasione del Giubileo.

L’ULTIMO RIFUGIO

Petrarca lascia definitivamente Milano nel 1361 per sfuggire un'epidemia di

peste. Finisce per stabilirsi ad Arquà presso Padova. Nella notte tra il 18 e 19

luglio 1374 Petrarca muore dopo aver lavorato fino all'ultimo ordinamento del

Canzoniere.

suo

Una nuova visione culturale: verso l’umanesimo

UOMO DELLE CONTRADDIZIONI

I contemporanei di Petrarca avevano rilevato la presenza del poeta di opposti

richiami esistenziali di pensiero. Aveva un’insoddisfazione interiore che non

solo non nascondeva ma esibiva.

UN MOMENTO DI TRANSIZIONE

Le indubbie contraddizioni non sono solo espressione di un dramma

individuale, ma appaiono in rapporto al momento storico di crisi di

transizione negli scenari storico-sociali, valoriali e culturali. Petrarca interpreta

e amplifica, per la sua quota sensibilità, il contrasto tra due grandi modelli

culturali: da un lato la visione del mondo medievale, dall'altro l’incipiente civiltà

umanistico-rinascimentale. LA BIPOLARITA’

All'interno della personalità Petrarchesca si tende a manifestare una serie di

bipolarità:

Aspirazione profonda all'unità e alla Consapevolezza e quasi compiacimento

coerenza. delle proprie contraddizioni.

Desiderio di ascesi e tensione religiosa. Fascino della bellezza e della sensualità.

Desiderio di gloria e aspirazione al Consapevolezza della precarietà e

successo letterario. transitorietà di ogni cosa umana.

Attrazione per la dimensione del Amore per la solitudine e il

viaggio e la vita pubblica di prestigioso raccoglimento.

intellettuale.

Progetti nel presente e per il futuro. Idealizzazione nostalgica del passato.

L’ESALTAZIONE DELLA FILOSOFIA MORALE

Per Petrarca l'unica filosofia che serva veramente all'uomo è quella morale che

da una cultura dell'interiorità. Riflette sull'indagine dell’interiorità dell'uomo,

argomento già presente nel pensiero stoico, in particolare di Seneca, e

soprattutto nell'opera di Sant'Agostino, principale maestro di pensiero per

Petrarca. LA LETTERATURA

Un ruolo formativo è rivestito dalle lettere e dalla poesia. l'autonomia della

letteratura ha il compito di indurre nell'uomo la crescita morale e spirituale, di

portarlo alla coscienza di sé.

IL CLASSICISMO PRE-UMANISTICO

Nella personalità culturale di Petrarca è centrale il culto dell'antichità classica,

che lo induce a imitare i grandi autori dell'antichità. il rapporto di Petrarca con

i classici prefigura l'età umanistica:

Accoglie già in pieno la modernità dell'Antico e si riallaccia agli autori

❏ del mondo antico per attingere dalle loro pagine verità morali e

insegnamenti e civili;

Nel rapportarsi ai classici, anticipa lo spirito critico e filologico dell'età

❏ umanistica. Allestisce lui stesso la prima edizione critica mettendo

Decadi

confronto 3 di Tito Livio, per ricavarne un testo più corretto e

presumibilmente vicino all'originale;

Istituisce con i grandi del passato un rapporto di familiarità. Questo

❏ Familiares,

nuovo modo di rapportarsi ai classici sono le lettere delle in

cui si rivolge ai grandi come se fossero degli amici con cui intrattenere

un rapporto alla pari. Questo colloquio con i classici caratterizzò

l'umanesimo-rinascimento.

L’UMANESIMO CRISTIANO

Egli tenta di operare una sintesi fra tradizione classica e pensiero Cristiano

sentendosi erede e portavoce di entrambe: da qui la compresenza di modelli

classico-pagani e cristiano-medievali. L'umanesimo Cristiano è l'idea di una

sostanziale uguaglianza dell'animo umano nelle diverse epoche storiche, ma

soprattutto la convinzione che compito della cultura è insegnare a diventare

uomini migliori. su questa fase Petrarca vede una continuità tra pensatori

come Platone, Cicerone, Seneca, vissuti un in un'età pre-cristiana, e Agostino.

LA SCELTA DEL LATINO

Egli può essere definito uno scrittore bilingue perché utilizza con la stessa

naturalezza ed eleganza sia il latino che il volgare. La maggior parte delle sue

opere sono scritte in latino, una scelta che testimonia indubbiamente una

concezione elitaria di cultura. Egli si serviva del latino come lingua della

comunicazione quotidiana. È probabile che Petrarca pensasse in latino.

La mancanza di un centro

Egli esordì come autore di rime in volgare. Nei primi anni della sua produzione

egli era, però, attratto dal modello del grande autore della tradizione classica

che compone opere in latino. Da un lato si trovano le rime in volgare e le

epistole, scritte in latino ma sparse e occasionali; dall'altro le grandi opere in

latino, che puntano allo organicità.

La sintesi e l’esplorazione dell’interiorità

CRISI SPIRITUALE: MITO O REALTÀ?

Secretum,

Nel una sorta di libro-confessione, Petrarca ricostruisce una crisi

spirituale e una vera e propria svolta, che l'avrebbe colto quando aveva circa

40 anni, destinata a trasformare radicalmente il suo modo di essere il suo

rapporto con la letteratura. La critica moderna ha ormai da tempo

ridimensionato la cosa: si tratta di una ricostruzione fittizia, architettata sulla

falsariga di vari precedenti letterari per accreditare una presunta

“conversione” che avrebbe avuto luogo verso 40 anni.

LETTERATURA DELL'INTERIORITÀ

La svolta avviene negli anni tra il 1348 e il 1353, dopo l'evento della peste. Egli

Secretum,

scrive il dialogo tra Francesco e Sant'Agostino, motivato dalla

ricerca da parte di Petrarca della propria strada di uomo, ma soprattutto di

scrittore. Petrarca rinuncerà definitivamente per seguire la gloria attraverso le

grandi opere storiche e il suo interesse Si orienterà invece definitivamente

verso una produzione letteraria incentrata sull'esplorazione della propria

interiorità e sui grandi temi morali ed esistenziali.

PROGETTO AUTOBIOGRAFICO

Il mutamento si traduce soprattutto nelle esigenza di conferire ordine e

unitarietà una produzione rimasto fino ad allora sparse slegata. Petrarca

sente il bisogno di raccogliere frammenti nell'anima, mettendo

contemporaneamente ordine nella sua produzione e nel suo spirito. Intorno al

1350, dopo la morte di Laura, le lettere e le composizioni diventano oggetto di

un progetto compositivo unitario: Petrarca ricompone i suoi componimenti

libro

sparsi, in un che costituisca nel suo insieme un autoritratto da

consegnare ai posteri, in cui si è registrata la sua storia personale.

Il Secretum

IL PROBLEMA DELLA DATAZIONE

Secretum, De secreto conflictu

Il dialogo in tre libri noto come ma Intitolato

curarum mearum registra quella crisi interiore e costituisce una sorta di auto

Canzoniere

commento al stesso. Petrarca afferma di aver scritto l'opera tra il

1342 il 1343. In realtà sappiamo oggi che fu scritto probabilmente a tappe tra il

1347 il 1353. IL TEMA E I MODELLI

L'opera è un dialogo di tipo drammatico che oppone direttamente le parole di

Francesco, che rappresenta il poeta stesso, e Sant'Agostino. Lo scrittore scegli

la struttura dialogica perché adatta a sceneggiare la sua irrisolta duplicità. La

fonte principale Cicerone, Chiasso volta si rifà a Platone.

LA STRUTTURA

Nel proemio è introdotta una visione: a Francesco appare una donna di

grande bellezza. Insieme a lei avanza un uomo di nobile e venerabile aspetto,

Sant'Agostino. La donna si rivela essere la Verità, per salvare Francesco. La

Verità assisterà senza intervenire al loro colloquio: esso si svolge in tre

giornate, cui corrispondono i tre libri che costituiscono l'opera.

I CONTENUTI

Nel primo libro discutono della volontà inferma. Nel secondo libro si attua un

vero e proprio esame di coscienza di Francesco che passa in rassegna a uno

a uno i peccati capitali, esaminando il proprio comportamento al riguardo.

Egli appare quasi immune alla gola, dall'invidia e dall'ira, mentre

particolarmente pericolosi per lui sono la lussuria la superbia è ancora più

l'accidia. Nel terzo libro si analizzano le due grandi passioni del poeta, l'amore

e l'attrazione per la gloria. Francesco non ha la forza di rivolgersi pacificato a

Dio. Il Serrato confronto tra due interlocutori si chiude senza una vera e

propria risoluzione. FRANCESCO E AGOSTINO

Protagonista, Francesco, non coincide completamente con l'autore punto allo

stesso modo anche Sant'Agostino del Petrarca è un personaggio della sua

fantasia. Agostino assume ruolo di un maestro che veglia amorosamente sul

peccatore Francesco per salvarlo, e lo sottopone a un’inquisizione secondo lo

schema del Sacramento della “confessione”.

AGOSTINO DOPPIO DI FRANCESCO

Francesco vede in Agostino non solo il grande maestro di sapienza e moralità,

ma anche l'uomo che in passato ha conosciuto tentazioni, cedimenti e

pentimenti. Agostino è al contempo un “doppio” di Francesco, è il modello

ideale a cui guardare: Francesco può e deve diventare ciò che Agostino e poi

diventato. UN LIBRO “SEGRETO”?

Secretum

Il riprende la struttura del sacramento della confessione, con il quale

dovrebbe condividere anche la necessità della segretezza. Petrarca lo

definisce “il mio segreto”, un'opera che avrebbe dovuto evitare i “ritrovi degli

uomini” e rimanere esclusivamente con il suo autore. Il libro non sarebbe stato

scritto per essere diffuso e in effetti non fu pubblicato durante la vita di

Petrarca, sebbene ne circolasse la notizia.

L’Epistolario

RILEGGERE LA VITA

È costituito di circa 500 lettere. Petrarca decide però di raccoglierle,

ordinandole, Le lettere scritte fino a quel momento e di scriverne altri, con

l'obiettivo di costruire attraverso di esse un ritratto di se da consegnare ai

posteri: e il ritratto di un intellettuale nuovo, in cui il modello del saggio storico

e Cristiano cui Petrarca si richiama coesiste con le contraddizioni e le

inquietudini spirituali proprio dell'uomo moderno .

IL RITRATTO DI UN’EPOCA

Accostarsi al epistolario di Petrarca significa ritrovarsi nello scenario storico

culturale, nel costume e nella mentalità di un'intera epoca. tra gli interlocutori

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10 pagine