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Giovanni Verga
La vita. Nasce a Catania il 2 settembre 1840, da una famiglia della piccola proprietà
terriera. Rivela fin da bambino un grande interesse per la lettura, soprattutto di opere di
argomento storico; già tra i sedici e diciassette anni scrive, senza pubblicarlo, il suo primo
romanzo. Partecipa con passione alle vicende della seconda guerra d’indipendenza
(1859) scrivendo su giornali di orientamento patriottico ed anche arruolandosi, durante la
spedizione dei Mille, nella Guardia Nazionale. Fondamentali nella sua vita sono gli anni
fiorentini (1865-72), dove avviene l’incontro con Luigi Capuana, con il quale inizia un
rapporto d’amicizia e un sodalizio letterario. Nel 1872, stabilisce la propria residenza a
Milano da cui si allontana solo per brevi viaggi; fondamentale per la sua formazione di
autore verista è il viaggio a Parigi dove incontra lo scrittore Emile dei più importanti
esponenti del Naturalismo. Durante il soggiorno milanese, Verga scrive tutte le sue opere
più importanti. Nel 1893 ritorna a Catania dove muore nel 1922, due anni dopo aver
ricevuto la nomina a senatore. Giovanni Verga (1840-1922)
Personalità: Discreto, solitario e riservato contrario a qualsiasi forma di pubblicità,
chiuso in una sorta di costante malinconia. Ne emerge l’immagine di un uomo sensibile,
ma dal carattere difficile, per il quale l’approdo al Verismo, rappresentò forse il mezzo
ideale per nascondere se stesso dietro la propria opera. Egli visse in un’epoca di
transizione, caratterizzata dal passaggio dall’idealismo dell’Italia risorgimentale allo
scetticismo positivistico dell’Italia post-unitaria, tanto vero che questa rinuncia all’idealismo
romantico in nome di un atteggiamento di fiducia nella scienza si tradusse nel Verga in
una forma di rassegnazione e accentuò la sua visione pessimistica della vita, vista come
una drammatica lotta in cui solo il più forte è destinato a vincere e il più debole, fatalmente
a soccombere. 2
Le opere
Tra le opere più importanti ricordiamo le seguenti:
Una peccatrice e Storia di una capinera, due romanzi giovanili che rivelano ancora il gusto
romantico per le storie sentimentali,
Nedda (1874), il primo racconto verista di Verga; in esso si narra la tragica vicenda di una
donna che vede morire nella miseria tutti i suoi cari.
Vita dei campi (1880) e Novelle rusticane (1883), due raccolte di racconti che descrivono
la lotta per la vita di pescatori, pastori, braccianti e operai, e le passioni e i pregiudizi della
vecchia e nuova aristocrazia terriera.
I Malavoglia (1881) e Mastro don Gesualdo (1889), i due romanzi-capolavoro del Verismo.
Il Verismo del Verga
Verga è il più importante degli scrittori veristi. Nelle sue opere rappresenta la realtà sociale
della Sicilia negli ultimi decenni dell’Ottocento; i protagonisti sono soprattutto dei «vinti»,
cioè coloro che nella lotta per l’esistenza sono destinati ad essere sconfitti.
Per riprodurre la società nel modo più “vero”, Verga la osserva scrupolosamente,
studiando l’ambiente fisico e il dialetto, documentandosi sui mestieri e sulle tradizioni;
inoltre usa uno stile impersonale in modo che il lettore si trovi - come dice lui stesso-
“faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro
attraverso la lente dello scrittore”. Così sembra che i personaggi e le vicende si presentino
da sé, e chi legge ha l’impressione di essere messo a diretto confronto con la realtà di cui
si parla. E per rendere ancora più vera e impersonale la rappresentazione, lo scrittore
costruisce una lingua nuova: è la lingua nazionale (non usa il dialetto siciliano perché
vuole che le sue opere siano lette in tutta l’Italia) ma arricchita di termini di origine
dialettale, di modi di dire e proverbi, di una sintassi modellata sul ritmo della lingua parlata
dal popolo. Nei romanzi e nelle novelle, Verga mette in scena la sua concezione
pessimista della vita: soprattutto dal pensiero del naturalista inglese Charles Darwin
(1809-1882), egli trae la convinzione che per tutte le creature vivere significhi lottare
duramente per la vita; nel processo di selezione naturale solo i più forti sopravvivono
mentre i più deboli sono destinati a soccombere.
Secondo Verga ne deriva che gli scrittori, consapevoli delle crudeli leggi che regolano il
mondo, non possono proporre degli ideali, come facevano gli autori romantici, ma devono
soltanto rappresentare la verità, cioè la realtà così com’è.
Nonostante il principio dell’impersonalità, le opere di Verga sono percorse da un’atmosfera
di intensa commozione e di pietà per i protagonisti, vittime di un destino crudele. Secondo
Verga, non è possibile che un personaggio di umili origini riesca in qualche modo, anche
se vale, a riemergere da quella condizione in cui è nato. Non è possibile che un povero
diventi ricco ( ad eccezione della novella “La roba”, in cui il povero e umile contadino
Mazzarò riesce a divenire ricco, grazie al suo impegno). Ma anche giunto a una
condizione relativamente benestante, o quanto meno comoda, il personaggio non potrà
mai vivere tranquillamente, non potrà mai integrarsi in quello che si definisce l'ambiente
alto-borghese, proprio perché egli non vi appartiene di nascita. Questo principio triste e
sconsolante ha come soggetto narratori popolari, quasi sempre contadini o artigiani, che
spiegano a modo loro la vicenda, talvolta usando espressioni gergali. Gli autori veristi, in
particolare Verga, tendono ad usare un linguaggio non colto. 3
Quadro storico
Negli ultimi decenni dell’Ottocento trionfa la fede in un progresso continuo della tecnica:
in questi anni si fanno grandi scoperte scientifiche, si applicano nelle industrie le nuove
tecnologie, per esempio la macchina a vapore, e si opera la rivoluzione dei trasporti.
Questa è anche l’epoca, però, in cui si sviluppa la questione sociale: le masse dei
lavoratori prendono coscienza dei loro diritti e delle disuguaglianze sociali: a Londra, nel
1864, si costituisce la Prima Internazionale socialista, associazione dei lavoratori di tutto il
mondo.
Il Verismo
Il Verismo è un movimento letterario che si diffonde in Italia negli ultimi decenni
dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento.
Il termine Verismo deriva dalla parola “vero”.Il Verismo ha le sue radici nel Positivismo e
nel Naturalismo. Il Positivismo, il cui nome deriva dall’aggettivo “positivo”, è un movimento
filosofico: i positivisti affermano che la ricerca della verità deve essere condotta col metodo
scientifico-sperimentale e che occorre perciò rifiutare tutte le idee astratte, come per
esempio quelle della religione, che non possono essere verificate con l’esperienza. Essi
credono che sia possibile individuare non solo le leggi scientifiche che riguardano i
fenomeni fisici e naturali ma anche quelle che regolano il comportamento dell’uomo e la
struttura della società. Da ciò deriva il loro ottimismo: la scienza potrà garantire il
progresso dell’umanità sia in campo economico che culturale e sociale.
Il Naturalismo è una corrente letteraria francese (a metà dell’800) che ha i suoi massimi
rappresentanti nei fratelli Goncourt, in Emile Zola e in Guy de Maupassant.
Gli scrittori naturalisti applicano i principi del Positivismo: il romanzo deve rappresentare
con rigore scientifico tutte le classi sociali, anche quelle più umili.
Verga e Capuana
Verso la fine degli anni ’70, grazie all’impegno critico di Luigi Capuana e al genio narrativo
di Giovanni Verga, si afferma il Verismo. 4
Fra i principali motivi che contribuirono all’affermazione di questo movimento vi fu:
la crescente attenzione verso lo sviluppo del sapere scientifico, che sembra fornire
gli strumenti più adeguati all’osservazione e alla spiegazione dei fenomeni naturali
e dei comportamenti umani.
l’emergere della questione sociale in genere e in particolare, il diffondersi
dell’interesse per le condizioni di vita del Meridione
la volontà di favorire la crescita del livello culturale dei ceti popolari. il Verismo,
privilegiava la descrizione di ambienti di provincia e di campagna , con la miseria e
l’arretratezza, gli stenti e le ingiustizie sociali che divennero i luoghi e i temi
prediletti da Verga e contribuirono in modo decisivo a svelare aspetti profondi o
addirittura sconosciuti della realtà sociale.
La dottrina del Verismo fu elaborata nel centro culturale più vivace di quel periodo,
l’ambiente milanese. Colui che ne enunciò per primo i canoni teorici fu Luigi Capuana e il
suo romanzo "Giacinta", che può essere considerato un vero e proprio manifesto
programmatico della nuova poetica. Sulle sue teorie esercitarono il loro influsso i modelli
del realismo inglese, ma soprattutto i romanzi del naturalista francese Emile Zola. Le idee
del Capuana sul romanzo, ebbero influenza su tutto il gruppo della Scapigliatura lombarda
abbandono della maniera
e in particolare su Verga, che fu spinto verso il definitivo
tardo romantica.
Naturalismo e Verismo: le differenze
Il Verismo deriva dal Naturalismo francese ma presenta anche dei caratteri diversi e
originali. Tutte e due le correnti sono basate sul vero, e gli autori si propongono di
raccontare la realtà, così com’è e senza abbellirla. Verismo e Naturalismo condividono una
narrativa realistica, impersonale e scientifica, che non lascia trapelare nessun intervento
né giudizio da parte del narratore, mentre differiscono per quanto riguarda i contesti dove
sono ambientate le vicende:
il Naturalismo, si focalizzava di norma su ambienti metropolitani e classi (dal
proletariato all’alta borghesia) legate alle grandi città e al loro sviluppo,
Il Verismo, invece, privilegiava le descrizioni di ambienti regionali e di gente di
campagna.
Caratteristiche del Verismo:
Il regionalismo: gli scrittori veristi analizzano e descrivono delle realtà sociali tipiche
di una certa regione italiana, e diverse dalle altre perché l’Unità d’Italia non si è
ancora tradotta in modi di vivere e atteggiamenti culturali comuni.
Il pessimismo: le opere dei veristi esprimono una concezione pessimista della vita e
del destino del popolo; l’unità nazionale, infatti, non ha cambiato le sorti delle classi
più povere ed emarginate che sembrano prive di speranza.
L’impersonalità: gli autori veristi vogliono rappresentare la realtà in modo oggettivo,
senza commentarla o interpretarla. 5
Il linguaggio: gli scrittori veristi adottano la lingua nazionale ma nella struttura delle
frasi e nell’uso di alcuni termini imitano i dialetti regionali; riproducono così il modo
di esprimersi della gente semplice, senza far ricorso ai dialetti.
Una caratteristica distintiva del verismo rispetto ad altre tecniche narrative, è l'utilizzo
del principio dell’impersonalità, tecnica che, come mostra il Verga, consente all'autore di
porsi in un'ottica di distacco nei confronti dei personaggi e dell'intreccio del racconto.
L'impersonalità narrativa è propria di una narrazione distaccata, rigorosamente in terza
persona e, ovviamente, in chiave oggettiva, priva, cioè, di commenti o intrusioni d'autore
che potrebbero, in qualche maniera, influenzare il pensiero che il lettore si crea a proposito
di un determinato personaggio o di una determinata situazione.
Gli scrittori Veristi
Il Verismo si sviluppa a Milano, la città dalla vita culturale più feconda, in cui si raccolgono
intellettuali di regioni diverse; le opere veriste però rappresentano soprattutto le realtà
sociali dell’Italia centrale, meridionale e insulare.
Così la Sicilia è descritta nelle opere di Giovanni Verga, di Luigi Capuana e di Federico de
Roberto; Napoli in quelle di Matilde Serao e di Salvatore di Giacomo; la Sardegna nelle
opere di Grazia Deledda; Roma nelle poesie di Cesare Pascarella; la Toscana nelle
novelle di Renato Fucini. Tra l’Ottocento e il Novecento Giovanni Verga. 6