Concetti Chiave
- Petrarca si presenta ai posteri, riconoscendo la sua fama già diffusa e riflettendo sulla percezione della sua persona e delle sue opere nel tempo.
- Discute il suo percorso di vita, dagli errori giovanili alla maturità, guidato dalla fede e dall'esperienza verso una comprensione più profonda di sé.
- Descrive la sua fisicità e la sua indifferenza verso la ricchezza, preferendo una vita semplice e sobria, nonostante il suo amore per la libertà e la riservatezza.
- Evidenzia la sua passione per l'antichità e la cultura classica, che lo porta a scoprire importanti opere di Cicerone, influenzando il suo stesso lavoro.
- Sottolinea la sua condizione di esiliato, paragonandosi a Dante e utilizzando questo elemento per rafforzare la sua immagine di poeta sofferente e cosmopolita.
Indice
Petrarca e la sua eredità
Ovviamente Petrarca non è davvero modesto, perché se scrive una lettera ai posteri è perché sa che il suo nome rimarrà famoso nei secoli.
Forse avrai sentito dire qualcosa di me, ma forse non in bene, perché ognuno parla come gli aggrada e non per verità.
Il padre di Petrarca era sir Pietro, detto “Petracco” (da cui deriva “Petrarca”) ed era originario di una famiglia di notai, di Incisa in Val d’Arno.
Vita e riflessioni di Petrarca
Dice che la sua vita ha avuto uno sviluppo: da giovane si è lasciato andare ai piaceri, ma poi la maturità e la vecchiaia gli hanno insegnato come questi piaceri giovanili siano una cosa vana.
È stata anche la religione, la fede a riportarlo sulla diritta via.
Non ha un corpo robusto, ma agile. Non è bellissimo, ma poteva piacere negli anni della sua giovinezza.
Più di tutto disprezzai la ricchezza: non perché non la desiderassi, ma perché odiavo la sofferenza e gli affanni che immancabilmente si accompagnano al benessere. Non ebbi mai sufficienti disponibilità per laute mense, ove mai una tal cosa mi potesse stare a cuore: mentre con un’alimentazione sobria e cibi semplici vissi più soddisfatto […]
Amore e solitudine
In gioventù soffrii d’un amore tremendo, ma irripetibile e onesto: e più a lungo ancora avrei sofferto se una morte acerba e benigna non avesse completamente spenta una fiamma ormai languente.
Allude prima di tutto al disprezzo per la ricchezza, perché un’accusa che gli era stata rivolta era quella di essere interessato al lusso, ai banchetti, alla ricchezza. Poi ci parla del tremendo amore per Laura, incontrata il 6 Aprile del 1327 nella chiesa di Santa Chiara, ad Avignone, nel sud della Francia. E avrebbe continuato a soffrire, se Laura non fosse morta.
Da una parte è attratto dalla sensualità, dall’amore carnale, anche se capisce nel suo animo che è da esecrare.
Durante la gioventù si era lasciato andare all’amore e alle passioni, ma arrivato a quarant’anni, anche il ricordo di questi amori passionali gli dava noia.
È un uomo portato alla solitudine, anche quando vive ad Avignone, città sede della corte papale, caratterizzata quindi da una vita di banchetti, feste mondane … (la corte papale non era tanto diversa dalla corte dell’imperatore, il papa non aveva tutta questa spiritualità. Anche Dante lo accusava, insieme all’intera curia di degenerazione, di essersi allontanati dalla povertà evangelica). Petrarca e suo fratello Giovanni (a cui era molto legato) ad Avignone parteciparono a questa vita, alle feste, ai banchetti, durante la loro spensierata vita giovanile. Ma poi Petrarca si stancò di questo tipo di vita e si rifugiò in una casa di campagna solitaria e isolata a Valchiusa (nella campagna vicino ad Avignone), vicino ad un fiume. Questa casa diventa il suo rifugio, in cui può dedicarsi ai suoi studi e all’inizio vi si reca per brevi periodi di tempo, poi per periodi sempre più lunghi. Amava quindi la riservatezza, ma era una persona che manteneva le amicizie a lungo. La più significativa fu quella con Boccaccio. I due morirono ad un anno di distanza l’uno dall’altro e Petrarca influenzò notevolmente Boccaccio. Boccaccio scriveva novelle licenziose, spesso a sfondo erotico, che inneggiavano all’uomo, alla voglia di vivere e alle sue potenzialità, ma dopo l’amicizia con Petrarca si dedicò a opere di stampo decisamente diverso. Si dedicò per esempio alla filologia classica. Fu quindi notevolmente influenzato dalla poesia di Petrarca, tanto da modificare in maniera quasi netta la sua produzione letteraria. Passerà da opere come il Decameron a opere di critica filologica, di ricerca, a testi classici e opere di spessore decisamente diverso.
Allude agli amici che erano morti prima di lui, anche perché nel 1348 c’era stata la peste. Anche Laura era morta nel 1348 di peste probabilmente.
Petrarca e la sua fama
Petrarca infatti viene prima indirizzato dal padre agli studi giuridici, ma non ne è soddisfatto, e ha invece una propensione verso quelli letterari. Si dedicherà infatti a questi, e grazie ad essi e alle sue prime produzioni otterrà immediatamente una grandissima fama di poeta e di letterato. Agli ambiva infatti decisamente alla gloria poetica. Voleva avere un riconoscimento, essere considerato un letterato a tutti gli effetti, e quindi aveva deciso di sottoporsi ad un esame presso il re di Napoli. Egli lo esaminò per una settimana intera e poi gli conferì la corona d’alloro, riconoscimento ufficiale della gloria letteraria. Nello stesso tempo però lo stesso riconoscimento gli era stato offerto anche a Roma, proprio grazie alle sue opere e alla fama che aveva raggiunto. Egli decise allora di farsi incoronare a Roma, che era la sede più prestigiosa, rispetto al regno di Napoli. È proprio durante il viaggio verso Roma che conosce Boccaccio. Proprio grazie alla sua fama letteraria viene ospitato da molte famiglie aristocratiche e anche presso corti di principi e imperatori. Il suo ruolo era quello di una sorta di ambasciatore, doveva compiere delle missioni diplomatiche, oppure tenere dei discorsi in particolari circostanze. La presenza di un letterato di così grande fama inoltre dava ovviamente lustro alla corte. È vero quindi che strinse amicizie con principi e sovrani. Tra questi c’è per esempio Roberto d’Angiò, sovrano del regno di Napoli che lo sottopose a questo esame, l’imperatore Carlo IV, il re di Francia Giovanni VII…
Il concetto di essere libero era per lui fondamentale. Lo dice perché era stato accusato, anche dallo stesso Boccaccio, di farsi ospitare a volte in corti ostili a quelle che dovrebbero essere per lui le città più care, come Firenze per esempio. Lui nasce infatti ad Arezzo (questo è importante perché Foscolo nei “Sepolcri” parlerà proprio della nascita di Petrarca ad Arezzo), ma in realtà è fiorentino, perché suo padre era stato esiliato insieme a Dante nel 1302, quando i guelfi bianchi erano stati sconfitti dai guelfi neri. Boccaccio allora lo accusa di essere stato ospitato in corti ostili a Firenze. Lui dice però che non si era venduto a queste corti ostili, ma aveva semplicemente amato la libertà.
La sua vita quindi, come quella di dante è una vita di continuo movimento. Lui si sposta in continuazione, da Arezzo ad Avignone e poi girerà per le corti italiane e straniere (Francia, Germania, Inghilterra…). Può essere considerato uno dei primi uomini cosmopoliti, perché girò davvero tutta l’Europa.
L'umanesimo e la ricerca classica
Questo passo è molto importante, perché Petrarca fu il primo umanista. Egli si va in realtà a collocare tra due periodi storici molto diversi: il Medioevo e l’Umanesimo. Il termine “umanesimo“ deriva da “uomo”. Al centro non è più Dio come nel periodo medievale, non c’è più la visione teocentrica che eliminava tutto ciò che è terreno. Nel medioevo le cose terrene, le passioni, l’amore, la natura viene denigrato, viene sentito come qualcosa di impuro, di imperfetto, che ostacola l’uomo nel suo arrivare a Dio. Bisogna tendere a Dio e a una grande spiritualità. Tutto ciò che è corporeo e terrestre, che riguarda l’uomo, viene denigrato, accantonato, schiacciato. Nell’umanesimo siamo invece in una condizione diametralmente opposta: non è Dio al centro, ma l’uomo. Si rivaluta la nostra corporeità, si rivalutano i sentimenti umani ciò che è terreno, la bellezza della natura, tutto ciò che non è attinente esclusivamente alla sfera spirituale. Esso quindi è caratterizzato anche da una ricerca storica, dall’andare alla ricerca delle proprie radici e di un contatto con la classicità. Sono molti i letterato umanisti che girano nei vari monasteri europei per cercare i manoscritti delle opere antiche. C’è una ripresa della classicità: nel mondo greco e latino infatti l’uomo era messo al centro.
Petrarca per esempio, nel 1333, spinto da questo amore per i classici, con il permesso del cardinale Giovanni colonna, presso la cui corte lavorava in qualità di ambasciatore, si recò in nord in Europa e a Liegi trovò un’opera di Cicerone ancora sconosciuta, la “Pro Archia”. Al suo interno c’è un grandissimo elogio alla poesia. Nel 1345 nella biblioteca Capitolare di Verona scoprì invece le lettere scritte da Cicerone al suo amico Attico e a Quinto. Sono le cosiddette lettere “Ad familiares“. È proprio Petrarca che le scopre, perché erano manoscritti che si pensavano andati perduti, dopo essere finiti in queste immense biblioteche. La scoperta di questo epistolario di Cicerone lo spingerà a scrivere anche lui un epistolario, nel quale c’è appunto la Posteritati, indirizzata ai posteri.
In queste righe Petrarca sottolinea fortemente l’idea dell’esilio. Lo fa per istituire un collegamento con Dante. Vuole risultare come lui un poeta esiliato, un poeta minato dalle sofferenze dell’abbandono della propria patria. Si presenta come si presentava Dante, per mettersi sul suo stesso livello. Anche lui ha subito la profonda sofferenza dell’esilio, anche se in realtà nasce in esilio.
Domande da interrogazione
- Qual è l'eredità di Petrarca secondo il testo?
- Come si sviluppa la vita e le riflessioni di Petrarca?
- Qual è il rapporto di Petrarca con l'amore e la solitudine?
- Come Petrarca raggiunse la sua fama letteraria?
- Qual è il contributo di Petrarca all'umanesimo e alla ricerca classica?
Petrarca è consapevole della sua fama duratura e scrive ai posteri, sapendo che il suo nome rimarrà famoso nei secoli.
Petrarca riflette su come la maturità e la vecchiaia gli abbiano insegnato la vanità dei piaceri giovanili, e come la religione lo abbia riportato sulla retta via.
Petrarca soffrì di un amore tremendo per Laura, e sebbene attratto dalla sensualità, si rifugiò nella solitudine per dedicarsi agli studi, influenzando anche Boccaccio.
Petrarca ottenne fama grazie alle sue opere letterarie, venendo incoronato a Roma e diventando un ambasciatore e oratore presso corti aristocratiche.
Petrarca è considerato il primo umanista, ponendo l'uomo al centro e riscoprendo opere classiche, come le lettere di Cicerone, influenzando la cultura umanistica.