Concetti Chiave
- La lettera "Posteritati" di Petrarca è un autoritratto morale che intende riflettere sulle principali tappe della sua carriera letteraria e sulla sua condotta di uomo.
- Petrarca disprezza le ricchezze per le preoccupazioni che causano, preferendo uno stile di vita umile e salutare, lontano dalle sfarzose celebrazioni.
- Il suo amore per Laura fu casto e unico, e considera la sua morte provvidenziale, pur riconoscendo la sua passata inclinazione verso comportamenti libidinosi.
- Nonostante le relazioni con principi e re, Petrarca cercava di evitare i potenti che minacciavano la libertà, come nel caso del soggiorno a Milano presso i Visconti.
- Petrarca immagina il suo futuro interlocutore come un cultore della civiltà classica con valori cristiani, disprezzando il presente e apprezzando il passato.
Indice
Introduzione
Nelle intenzione dell’autore, la lettera “Posteritati” (in italiano “Ai posteri”), avrebbe dovuto chiudere la raccolta “Seniles”. Con la raccolta delle “Familiares”, è possibile stabilire un certo parallelismo, perché ultimo libro è un insieme di lettere indirizzate ai grandi del passato. Tuttavia, “Posteritati” rimase incompiuta.Composta, almeno nella sua parte centrale, nel 1367 e poi rivista nel biennio 1370-1371, essa costituisce una sorta di autoritratto morale del poeta, la cui vita è scandita sulle basi delle principali tappe della sua carriera letteraria: formazione, composizione delle principali opere in latino, conseguimento della laurea poetica.
La parte più significativa della lettera è la prima parte dedicata dall’autore al proprio autoritratto ed è quella che analizzeremo in questo appunto.
Analisi
Il passo si apre con un “tu” retorico, cioè il Petrarca si rivolge ad un interlocutore generico, scelto fra i posteri. Fin dall’inizio la lettera assume le caratteristiche di un documenti ritrovato in una “rocca”, secondo l’espressione del Petrarca stesso, dove per lungo tempo è rimasto nascosto, in attesa di trovare chi lo possa capire. Costui apparterrà ad un futuro molto lontano. Dalle prime righe, si ricava l’immagine di un uomo, autore di opere letterarie di una certa fama e preoccupato di un giudizio relativo soltanto sulla sua condotta di uomo. Egli si definisce un comune mortale, di origine ne umile, né elevata, di animo sostanzialmente buono.Aspetto fisico
L’adolescenza lo illuse, la giovinezza lo allontanò dalla retta via, la vecchia lo rimise in carreggiata, facendogli riconoscere che vani sono i piaceri rincorsi da giovane. Non si vanta di essere stato bello fisicamente, tuttavia, non è escluso che nella giovinezza non attirasse l’attenzione per la prestanza fisica. Aveva lo sguardo vivace e acuto, ma nella vecchiaia la vista diminuì per cui fu costretto a mettere gli occhiali. La vecchiaia arrivò d’improvviso e con essa le malattie tipiche dell’età.Rapporto con la ricchezza e lo sfarzo
Disprezzò sempre le ricchezze, non perché non le desiderasse ma perché esse sono sempre state causa di preoccupazioni. Non amò mai dedicarsi a banchetti sfarzosi e preferiva banchettare con pochi amici, una scelta, fra l’altro più umile, più salutare e meno costosa. Nel periodo adolescenziale conobbe il sentimento amoroso (quello per Laura, il cui nome, però, non viene citato).Rapporto con il sentimento amoroso
Fu un amore casto e unico, ma ritiene che la morte dell’essere umato fu provvidenziale, anche se molto dolorosa. Riconoscere di aver avuto un comportamento a volte libidinoso, che, però in cuor suo ha sempre condannato perché vi era spinto sia dal temperamento che dalla giovane età. Arrivato a quaranta anni allontanò da l’istinto amoroso a tal punto da evitare lo sguardo di ogni donna.Rapporto gli altri
Riconosce di non essere mai stato affetto da superbia, anzi di aver considerato più piccolo di quello che in realtà era. Di temperamento irascibile, era però sempre pronto a dimenticare le offese ricevute e a ricordare sempre il bene che gli era stato fatto dagli altri. Coltivò le amicizie in modo leale e gli dispiace soltanto che la vecchiaia lo privò degli amici più cari.Rapporto con i potenti
Passa quindi a descrivere il suo rapporto con i potenti. Ebbe la fortuna di conoscere principi e re, ma in nome del suo amore per la libertà cercò sempre di evitare coloro che erano mossi da ben altre intenzioni. Con questa affermazione, il Petrarca risponde in modo polemico a coloro che avevano criticato il suo soggiorno a Milano presso i Visconti, visto come atto di sottomissione a dei tiranni che minacciavano l’indipendenza degli stati italiani. Riconosce che molti soprani lo amarono e dalla loro posizione, il poeta ebbe solo dei vantaggi.Le attività preferite
Di intelligenza piuttosto acuta, si dedicò soprattutto allo studio della filosofia morale e all’attività poetica. Tuttavia, col tempo, abbandonò la poesia, preferendo ad essa sa le lettere sacre, rinvenendo in esso una certa dolcezza che un tempo aveva disprezzato, preso com’era soltanto dalla poesia, intesa come puro ornamento. Tra le sue attività si dedicò soprattutto alla conoscenza del mondo antico, non trovando alcun piacere a vivere nel mondo a lui contemporaneo. Questo sentimento era così forte da far affermare al poeta che sarebbe voluto volentieri nascere in un’altra epoca e che comunque si è sempre sforzato di dimenticare quella presente.Il modo di parlare
Passa quindi a definire il suo modo di parlare: gli altri lo hanno definito chiaro e potente, ma per lui fragile e oscuro. D’altra, parte, nelle conversazioni quotidiane con gli amici e i conoscenti, mai ha cercato di essere eloquente. Soltanto quando la situazione era tale da esigere un tono più elevato, cercava di alzare il tono, ma non è certo che in tal modo egli abbia ottenuto il risultato voluto. Questa precisazione, come altre, sottolinea la modestia dello scrittore che continua sottolineando che, in ogni modo, sarebbe una cosa vana cercando di raggiungere la fama con le sole parole.Rapporto con altre sue opere
Proseguendo nella lettura, si arriva al punto in cui, Petrarca compie un esame delle opere scritte: tralascia le opere scritte in italiano volgare e mette in secondo piano la vita morale. Sulla scorta delle opere latine e soprattutto dell’Africa, ripercorre la propria vita. Questo ci permette ragionevolmente di sostenere che fra un pubblico chiamato a scegliere fra le Confessiones di Sant’Agostino e le Vitae Caesarum di Svetonio, egli sceglierà senz’altro le seconde. D’altra parte bisogna anche ricordare che, sebbene l’epistola Posteritati non contenda la storia di un uomo illustre, in realtà lo scopo e di conservare la memoria di un letterato che ha acquisito fama per aver rivolto il proprio interesse verso gli antichi. Per questo motivo, si può dire che l’ obiettivo della Posteritati corrisponde esattamente al libro conclusivo delle epistole Familiares, indirizzate ai grandi dell’antichità classica.Come immagina Petrarca il futuro interlocutore
Alcuni sicuri indizi ci permettono di affermare il suo futuro interlocutore si colloca nella cultura cristiana. Innanzitutto, l’autoanalisi è compiuta secondo la trattatistica morale cristiana perché egli presenta la propria persona scissa in anima e corpo come qualsiasi peccatore per il quale è previsto un giudizio finale. Poi passa in rassegna i sette peccati capitali (avaria, gola, lussuria, superbia, ira, invidia e frode).Tuttavia altri indizi, ci fanno capire che il poeta si immagina il futuro e immaginario interlocutore come un cultore della civiltà classica, soprattutto quando sottolinea il disprezzo per il presente e l’amore per il passato che, concretamente, si è realizzato nel desidero della conoscenza del mondo antico.
Sintesi
È evidente che Petrarca si considera uno dei pochi scrittori del suo tempo ad essere in grado scambiare idee da pari a pari con gli scrittori antichi. Pur sfiorando toni in celebrativi, ogni volta li smorza, ricorrendo a formule di modestia. Pertanto, in sintesi, si può affermare che Petrarca mostra di voler dare di sé un ritratto che si ispira alla moderazione e alla saggezza, una saggezza classica e nel contempo cristiana e, in ogni caso priva di ogni riferimento al tempo presente, a cui, fra l’altro accenna brevemente, come al suo sentimento amoroso per Laura.Domande da interrogazione
- Qual è l'intento principale della lettera "Posteritati" di Petrarca?
- Come descrive Petrarca il suo rapporto con la ricchezza e lo sfarzo?
- Qual è la visione di Petrarca sul sentimento amoroso?
- In che modo Petrarca si relazionava con i potenti del suo tempo?
- Come immagina Petrarca il suo futuro interlocutore?
La lettera "Posteritati" di Petrarca intende essere un autoritratto morale del poeta, riflettendo sulle tappe principali della sua carriera letteraria e sulla sua condotta di uomo.
Petrarca disprezzava le ricchezze non perché non le desiderasse, ma perché le considerava fonte di preoccupazioni, preferendo uno stile di vita più umile e salutare.
Petrarca visse un amore casto e unico, ma ritiene che la morte dell'amata fosse provvidenziale, pur riconoscendo di aver avuto comportamenti libidinosi che condannava.
Petrarca conobbe principi e re, ma cercò di evitare coloro che minacciavano la libertà, rispondendo alle critiche sul suo soggiorno a Milano presso i Visconti.
Petrarca immagina il suo futuro interlocutore come appartenente alla cultura cristiana e amante della civiltà classica, disprezzando il presente e amando il passato.