Gerson Maceri
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Concetti Chiave

  • Nel 1870, Girolamo Vitelli smascherò le false "Carte di Arborèa", sostenendo la Scuola Storica contro vecchi letterati.
  • Questo episodio stimolò dibattiti sull'autenticità di testi antichi, come la disputa sulla "Cronica" di Dino Compagni.
  • Del Lungo e altri filologi consideravano la filologia un'attività preliminare per valorizzare testi con indagini storiche e letterarie.
  • D’Ancona, con studi scientificamente maturi, esplorò le origini della poesia popolare italiana e il suo legame con la poesia d'arte.
  • D’Ancona identificò la Sicilia come centro primitivo della produzione poetica e la Toscana come sua patria di adozione e diffusione.

Indice

  1. La scoperta di Girolamo Vitelli
  2. Discussioni sull'autenticità dei testi
  3. Il ruolo della filologia secondo Del Lungo
  4. D'Ancona e la poesia popolare italiana
  5. L'evoluzione dell'attività di D'Ancona

La scoperta di Girolamo Vitelli

Nel 1870 un grecista pisano, Girolamo Vitelli, spinto dal D’Ancona, dimostrò la falsità delle “Carte di Arborèa”, spuntate improvvisamente a documentare poesie e prose sarde latine e toscane di inizio XII secolo. Fu spenta così l’illusione di negare la nascita ritardata della nostra cultura volgare rispetto a quelle di altri paesi europei.

E fu anche il successo della Scuola Storica contro i vecchi letterati del suo fronte interno.

Discussioni sull'autenticità dei testi

Sulla scia di questo episodio, presero vigore altre discussioni sull’autenticità di altri testi della nostra letteratura antica: si prenda ad esempio la disputa sulla “Cronica” di Dino Compagni, contraffazione cinque-seicentesca per eruditi di basso profilo (Fanfani, Arlìa e Grion) e capolavoro storiografico del ‘300 per l’Accademia della Crusca e Del Lungo, il quale a dimostrazione della sua tesi scrisse due ampi volumi.

Il ruolo della filologia secondo Del Lungo

Per Del Lungo (e Bartoli, Carducci e D’Ancona), la filologia non era una attività autonoma, ma una ineliminabile operazione preliminare che mette a disposizione un testo, prima di venire valorizzato con indagini storiche e letterarie.

D'Ancona e la poesia popolare italiana

D’Ancona invece elaborava studi paradigmatici per metodo e maturità scientifica. Interessante è il libro del 1878, “Poesia popolare italiana”, non solo trattato estetico e filologico, ma anche sulle origini e sulle sue relazioni con la poesia dell’arte.

Come luogo privilegiato di incontro tra “l’umile Musa del popolo e quella dei dotti” viene indicata la Firenze del due-trecento, in quel “Comune ordinato a popolo”, dove “il popolo educava il poeta a gentilezza di ispirazioni, e il poeta avvivava l’arte alle fonti perenni del sentimento popolare”; il legame di allenta fra ‘300 e ‘400 e riprende con Lorenzo il Magnifico, che per “blandire la plebe, riamicò le Muse col sentimento popolare”.

Ancora, D’Ancona individua nella Sicilia il primitivo centro di produzione e nella Toscana la patria di adozione e il luogo di irraggiamento verso le altre regioni.

L'evoluzione dell'attività di D'Ancona

Successivamente, il D’Ancona differenziò la sua attività, abbandonando le origini e passando al recupero letterario degli ultimi due secoli e alla ricerca su temi remoti e stravaganti (vedi la memorialistica di viaggio).

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata la scoperta di Girolamo Vitelli nel 1870?
  2. Girolamo Vitelli, un grecista pisano, dimostrò la falsità delle "Carte di Arborèa", che pretendevano di documentare poesie e prose sarde latine e toscane del XII secolo, spegnendo l'illusione di una nascita anticipata della cultura volgare italiana.

  3. Come Del Lungo vedeva il ruolo della filologia?
  4. Del Lungo considerava la filologia non come un'attività autonoma, ma come un'operazione preliminare essenziale per preparare un testo a essere valorizzato attraverso indagini storiche e letterarie.

  5. Quali sono stati i contributi di D'Ancona alla poesia popolare italiana?
  6. D'Ancona ha elaborato studi paradigmatici sulla poesia popolare italiana, esplorando le sue origini e relazioni con la poesia d'arte, e ha identificato Firenze come un luogo d'incontro tra la poesia popolare e quella colta nel due-trecento.

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