Concetti Chiave
- La Scuola Storica si distinse per il distacco dalla letteratura contemporanea e l'interesse per la letteratura popolare e inedita.
- Pasquale Villari sottolinea l'importanza dell'idea di letteratura come prodotto di processi evolutivi.
- Tra i collaboratori di D’Ancona spiccano figure accademiche come Carducci, Teza, Comparetti e Del Lungo.
- D’Ancona scrisse saggi che confrontavano le leggende italiane con quelle europee, dimostrando un allineamento con gli standard europei.
- Del Lungo e Bartoli si formarono tra Siena e Firenze, sviluppando interessi filologici e umanistici, con una connessione con i puritani dell'epoca.
Indice
Le origini della Scuola Storica
Gli inizi: originariamente, la “Scuola Storica” si basava (così ci indica Pasquale Villari) sul distacco dalla letteratura contemporanea, sul gusto per la letteratura popolare o popolareggiante, sull’ardore della ricerca, sull’interesse per l’inedito, sulla simpatia per i secoli “in cui la luce s’offusca” e sull’idea di letteratura come prodotto di processi evolutivi.
Collaboratori e contributi
Fra i collaboratori del promotore D’Ancona (il meno attrezzato, giornalista e politico) troviamo Carducci, Teza e Comparetti (tutti trentenni e titolari di cattedre universitarie anche esterne all’italianistica) e Del Lungo (il più giovane).
Consigliato dai colleghi, il D’Ancona scrisse quattro saggi a premessa dei volumetti della “Collezione”, in cui confrontava le nostre leggende tre-quattrocentesche con il patrimonio leggendario europeo. Segno dell’adeguarsi della nostra produzione storico-filologica ai livelli europei (Mussafia, Paris, Meyer).
Formazione e influenze di Del Lungo
Del Lungo, passato dagli studi legali alle lettere, si era formato fra Siena, Pisa e la Firenze della Crusca. Compilatore del Vocabolario della Crusca dal 1868, Del Lungo frequentò gli storici e gli eruditi locali, ricevendo un’ottima preparazione lessicografica, archivistica e umanistica (grazie al Carducci).
Anche l’avvocato Adolfo Bartoli si era formato fra Siena e Firenze, dando prova di interessi filologici perseguiti da autodidatta (fondò anche l’”Archivio Veneto”).
Per tutti e tre, comunque, fu un passaggio quasi obbligato la buona intesa con gli ultimi puritani.