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Poesia del ‘900
Carducci, Pascoli, D’Annunzio muoiono all’inizio del 900, sono gli scudieri dei classici ma è finita un’epoca. Bisogna prendere l’eloquenza e “tagliarle il collo”, muore la grande poesia classica.
1964 Montale parla di “Poesia inclusiva” parla dei poeti moderni che includono anche cose che non sono mai state poetiche. Se ne ha parlato lo ha fatto usando il rigore della metrica per renderle più poetiche.
Prosaicizza la lirica inserendo termini annullando versi, non c’è la rima, non c’è la metrica. Poesia che arriva a parlare degli oggetti quotidiani, oggettività degli argomenti. Oppure si liricizza la prosa, immagini allusive, fonosimbolico. Poesia dell’io ma si mantiene qualche punto lirico.
1. La poesia prosaica è la poesia che parla degli oggetti e la ritroviamo in Montale
2. Su basi prosaiche dà squarci lirici che vediamo con Ungaretti
Per entrambi non c’è più l’obbligo dei versi della metrica. È morto il poeta come lo abbiamo sempre pensato, non è visto come altro e alto al livello degli dei. Gruppi poetici che provano a far poesia. D’Annunzio e Pascoli portano delle novità ma adesso non si può più fare poesia così.
Crepuscolari: con Gozzani e Corredini come esponenti. Su “La stampa” nel 1910 viene pubblicato un articolo di Borghese che parla di poeti che sono al crepuscolo. “lirici che si annoiano” “non hanno nulla da dire e da fare” una voce crepuscolare, voce della fine. Sentiva una grande distanza dalla grande poesia precedente. Conoscono bene la poesia passata appunto per potersene distaccare. Conoscono D’Annunzio e il “poema paradisiaco. Parlano invece delle piccole cose, oggetti. Triste, solitario, atmosfere uggiose, autunno perenne, anime solitarie, poeti malati, interni domestici ma con cose fuori dal tempo. Esempio: “L’amica di nonna speranza” di Gozzano, oggetti di pessimo gusto, tono elencativo, ironico quando vorrebbe rivivere quegli oggetti nel loro tempo. “Fa cozzare l’aulico col prosaico” così dice Montale di Gozzano. Deve parlare di questa grandezza che non c’è più. Il poeta parodia di sé stesso, parla solo di cose. Modesti che non hanno niente di anormale.
POESIA DEL ‘900
Carducci, Pascoli, D’Annunzio muoiono all’inizio del 900, sono gli scudieri dei classici
ma è finita un’epoca. Bisogna prendere l’eloquenza e “tagliarle il collo”, muore la
grande poesia classica.
1964 MONTALE parla di “Poesia inclusiva” parla dei poeti moderni che includono anche
cose che non sono mai state poetiche. Se ne ha parlato lo ha fatto usando il rigore
della metrica per renderle più poetiche.
Prosaicizza la lirica inserendo termini annullando versi, non c’è la rima, non c’è la
metrica. Poesia che arriva a parlare degli oggetti quotidiani, oggettività degli
argomenti. Oppure si liricizza la prosa, immagini allusive, fonosimbolico. Poesia dell’io
ma si mantiene qualche punto lirico.
1. La poesia prosaica è la poesia che parla degli oggetti e la ritroviamo in Montale
2. Su basi prosaiche dà squarci lirici che vediamo con Ungaretti
Per entrambi non c’è più l’obbligo dei versi della metrica. È morto il poeta come lo
abbiamo sempre pensato, non è visto come altro e alto al livello degli dei. Gruppi
poetici che provano a far poesia. D’Annunzio e Pascoli portano delle novità ma adesso
non si può più fare poesia così.
Adesso quindi si manifestano tre correnti poetiche e vengono chiamate:
CREPUSCOLARI: con Gozzani e Corredini come esponenti. Su “La stampa” nel 1910
viene pubblicato un articolo di Borghese che parla di poeti che sono al crepuscolo.
“lirici che si annoiano” “non hanno nulla da dire e da fare” una voce crepuscolare,
voce della fine. Sentiva una grande distanza dalla grande poesia precedente.
Conoscono bene la poesia passata appunto per potersene distaccare. Conoscono
D’Annunzio e il “poema paradisiaco. Parlano invece delle piccole cose, oggetti. Triste,
solitario, atmosfere uggiose, autunno perenne, anime solitarie, poeti malati, interni
domestici ma con cose fuori dal tempo. Esempio: “L’amica di nonna speranza” di
Gozzano, oggetti di pessimo gusto, tono elencativo, ironico quando vorrebbe rivivere
quegli oggetti nel loro tempo. “Fa cozzare l’aulico col prosaico” così dice Montale di
Gozzano. Deve parlare di questa grandezza che non c’è più. Il poeta parodia di sé
stesso, parla solo di cose. Modesti che non hanno niente di anormale.
ANARCHICI E FUTURISTI: i cui esponenti sono Marinetti che scriverà anche il
“manifesto del movimento futurista” e Palazzeschi. Come esempi di poesia possiamo
vedere “E lasciatemi divertire!” da l’Incendiario del 1910. Viene ridefinito chi è il
poeta, in maniera leggera, fa ironia sarcasmo, il poeta non è più capito, fa uso della
spazzatura degli altri, cose che gli altri non usano. Un altro esempio è “La
passeggiata” e “Chi sono” sempre del 1910. Saltimbanco dell’anima mia, spiega tutti i
poeti. Il circo, prende e si prende in giro.
VOCIANI: il nome deriva dalla rivista “la voce”, ha come esponenti Rebora e Sbarbaro.
Nel 1908 a Firenze Giuseppe Prezzolini propone di fondare una nuova rivista e decide
di chiamarla “La voce”. Doveva essere u foglio settimanale di cultura militante e invita
nuovi poeti, rivedono la tradizione, possono parlare di questa nuova posizione
letteraria. Non è un’avanguardia perché non hanno un manifesto programmatico,
vogliono parlare di ciò che è nuovo. Dura solo fino al 1912, lasciano l’eredità:
Eredità dell’esperienza della rivista
Direzione lirica della poesia