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Vita da cantautore: tra poesia e realtà
La Primavera di Praga
Situazione diversa si trovava nei paesi 13
del patto di Varsavia, dove le manifes-
tazioni studentesche chiedevano più
libertà di espressione e una maggiore
considerazione delle opinioni e della
volontà della popolazione delle scelte
politiche. La più importante fu la rivolta
in Cecoslovacchia, che condusse alla
svolta politica chiamata “Primavera di
Praga” (periodo storico di liberalizzazi-
one avvenuto in Cecoslovacchia a partire dal 5 gennaio 1968 e durato fi no al 20 agosto
dello stesso anno). In Cecoslovacchia si era realizzato un originale tentativo di rendere
democratico il sistema stalinista. Il progetto riformatore prevedeva l’allargamento della
partecipazione politica dei cittadini e la ristrutturazione dell’economia, con la rinuncia
del potere assoluto da parte dello stato.
Tuttavia, nel timore che questo processo di democratizzazione contagiasse anche gli
altri paesi del blocco russo, l’Unione Sovietica decise di soff
ocare con la forza il movi-
mento di riforma. Con questa scelta così violentemente autoritaria molti partiti nazion-
al-comunisti sparsi nel resto del mondo si dichiararono in totale disaccordo.
1B _ Il movimento in Italia
Anche in Italia, il movimento studentesco era affi
ancato da quello operaio: la con-
testazione fu il risultato di un malessere sociale profondo, accumulato negli anni ‘60,
dovuto al fatto che lo sviluppo economico (il cosiddetto boom economico) e della bor-
ghesia, non era stato accompagnato da un adeguato aumento del livello sociale ed
economico delle classi più basse.
L’esplosione degli scioperi degli operai in fabbrica si saldò con il movimento degli stu-
denti che contestavano i contenuti arretrati e parziali dell’istruzione e rivendicavano
l’estensione del diritto allo studio anche ai giovani di condizione economica disag-
iata, i prodromi di quello che diverrà il sessantotto inizieranno a palesarsi nel 1966.
Vita da cantautore: tra poesia e realtà
La contestazione fu attuata con forme di protesta fi no ad allora sconosciute: vennero
occupate scuole e università e vennero organizzate manifestazioni che in molti casi
portarono scontri con la polizia (si veda la manifestazione per la prima della Scala di
Milano nella quale alcuni manifestanti chiesero la collaborazione della stessa polizia
che, “doveva starsene a proteggere persone simbolo del consumismo”).
14 Nel 1966 avvenne a Trento la prima occupazione di una università italiana ad opera
degli studenti che occuparono la facoltà di Sociologia. L’occupazione sarà ripetuta lo
stesso anno in ottobre, protestando contro il piano di studi e lo statuto, che entrambi
erano in fase di elaborazione e proponendone stesure alternative. Questa occupazione
si concluse a causa dell’alluvione del 1966 che interessò gran parte dell’Italia settentri-
onale e centrale. Molti studenti si mossero come volontari per portare aiuto nelle aree
più colpite, e questo primo movimento ed incontro spontaneo di giovani, provenienti
da tutta Italia, contribuì a far sorgere in molti di essi lo spirito di appartenenza ad una
classe studentesca prima sconosciuto.
Il 15 novembre 1967 la scintilla iniziale fu determinata da due situazioni di disagio per
gli studenti universitari della Università Cattolica di Milano e della facoltà di Architet-
tura di Torino. Nel primo caso l’università aveva deciso di raddoppiare le tasse universi-
tarie mentre a Torino il trasferimento alla Mandria, una sede periferica molto disagiata.
entrambe le università vennero occupate e subito sgombrate dalla Polizia. Dopo tre
giorni 30.000 studenti sfi lavano per Milano fi
no all’arcivescovado e la rivolta si allargò a
macchia d’olio. L’atteggiamento repressivo della polizia, , che intervenne sugli studenti
come se fossero dei ragazzini viziati, fi
nì con il costituire il propellente per la diff
usione
della protesta.
Nel maggio del ‘68 tutte le università, esclusa la Bocconi, erano occupate.
Vita da cantautore: tra poesia e realtà
1C _ Il movimento operaio
Dalla contestazione studentesca che fu inizialmente sottovalutata dai politici e dalla 15
stampa, si passò repentinamente alle lotte dei lavoratori. Le agitazioni presero origine
per il rinnovo di molti contratti di lavoro, per l’aumento dei salari uguale per tutti, per
la diminuzione dell’orario, per le pensioni, la casa, la salute, i servizi, ecc. Per la prima
volta il mondo dei lavoratori e il mondo studentesco fu unito fi
n dalle prime agitazioni
su molte questioni, provocando nel Paese tensioni sempre più radicali e a carattere
rivoluzionario, sfi orando in alcuni casi l’insurrezione.
La Fiat di Torino, dopo alcuni incidenti nel settembre ‘68 causati da atti di sabotaggio
alle catene di montaggio dove furono persino distrutte migliaia di auto, reagì sospen-
dendo 25.000 operai e dopo cinque giorni di inutili mediazioni si sfi
orò il dramma. Al
grido di “potere operaio” ci fu una mobilitazione generale e il tentativo di occupazione
dell’azienda. Ai primi di novembre si processò il padronato dell’azienda. Tre mesi di
agitazione misero in crisi l’intera città, con tre mesi senza salario furono paralizzate
tutte le attività produttive e commerciali. Nei primi giorni di dicembre la città era vicina
al Natale più nero. Nemmeno la guerra aveva angosciato tanto: spente le luci, chiusi i
negozi.
Il 21 dicembre con una mediazione furono accolte quasi
tutte le richieste dei sindacati e ritornò una calma appar-
ente. Ma gli operai otterranno alla fi
ne dell’anno molti
risultati: aumenti salariali, interventi nel sociale, pensioni,
minori ore lavorative, diritti di assemblea, consigli di fab-
brica. E getteranno anche le basi dello Statuto dei lavora-
tori (siglato poi nel ‘70). Ma iniziò un’altra epoca, generan-
do nuovi movimenti che sfociarono nelle azioni armate
(come le Brigate Rosse).
Vita da cantautore: tra poesia e realtà
1D _ Il ruolo della musica
16 La contestazione non si esauriva nelle manifestazioni di piazza, giacché riuscì a trovare
nella musica un’ulteriore canale di diff usione, sicuramente più incisivo. Il modello mu-
sicale che si sviluppava in contemporanea alla beat generation fu il rock’n’roll, un tipo
di musica bianca, che interpretava il senso di inquietudine, di protesta e di ribellione
dell’epoca. Esso si proponeva come un veicolo anti-tradizionalista e anticonformista,
che voleva mettere al bando la musica melodica e sentimentalista e produrre un nuo-
vo sound provocatorio. Con questo genere quindi si arrivava ad un punto in cui libertà
in musica, nei costumi e libertà sessuale si fondevano prepotentemente; fra i maggiori
interpreti ricordiamo Bill Haley e Elvis Presley. Al movimento della beat faceva segui-
to quello degli Hippie, “fi gli dei fi ori”, particolarmente presente durante gli anni della
guerra del Vietnam. I maggiori interpreti del pacifi
smo e della solidarietà tra i popoli
furono Joan Baez e Bob Dylan, di quest’ ultimo bisogna necessariamente citare la sua
“Blowin’ in the Wind”.
In Italia, in realtà, il sessantotto si visse qualche anno più tardi, ma, dal punto di vista
musicale, le prime tracce della ribellione appaiono come fenomeno di massa già nel
1966, quando Franco Migliacci e Mauro Lusini scrissero il testo di C’era un ragazzo che
come me amava i Beatles e i Rolling Stones. La canzone fu cantata da un Gianni Mo-
randi inedito. Il cantante bolognese era il classico interprete di testi facili e sentimentali
come La fi sarmonica e Se non avessi più te, per cui la sua avventura folkbeat fu scorag-
giata da più parti. L’ostacolo più grande venne dalla Rai, la cui censura si scagliò contro
il testo eccessivamente esplicito, che citava la guerra in Vietnam, che proprio in quegli
anni stava scrivendo alcune fra le pagine più sanguinose della storia contemporanea.
Le idee e le atmosfere evocate, tipiche della gioventù dell’epoca, contribuirono a un
successo senza precedenti per una canzone di questo tipo e soprattutto senza confi
ni,
dato che fu ripresa dalla celebre Joan Baez che la consacrò quale inno alla pace. Da
citare anche Lucio Battisti con Uno in più e la Linea Verde di Mogol.
Molte canzoni furono scritte sugli avvenimenti di
quegli anni, le più signifi
cative della musica itali-
ana furono quelle composte da Fabrizio De Andrè
raccolte nell’album “Storia di un impiegato”; anche
Francesco Guccini, cantautore dichiaratamente an-
archico, dedica agli avvenimenti in Cecoslovacchia
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un pezzo naturalmente intitolato “Primavera di Praga”. Di grande importanza è anche
la canzone “Come potete giudicar” dei Nomadi, vero e proprio inno alla libertà che con
le sue parole tocca i problemi di quegli anni. 17
1E _ La fi ne del movimento
Nonostante fosse diff usa in tutto il mondo, la protesta giovanile si spense, all’inizio
degli anni ‘70, ovunque senza aver riportato apparentemente risultati signifi
cativi. La
principale ragione di questo fallimento va ricercata nella sua incapacità di tradurre le
aspirazioni in programmi concreti e in strutture organizzative in grado di realizzarli. Il
Sessantotto, quindi, si caratterizzò come una rivolta etico-politica dei giovani contro la
società, piuttosto che come un insieme di movimenti politici fi nalizzati alla realizzazi-
one di un programma ben defi
nito. Merito del movimento giovanile di quegli anni fu,
soprattutto in Occidente, quello di mettere al centro dell’attenzione valori che fi
no a
poco tempo prima erano stati interesse di pochi. Temi come il pacifi
smo, l’antirazzismo,
il rifi uto del potere come forma di dominio di pochi privilegiati sulla popolazione, i
diritti delle donne e l’interesse per l’ambiente, entrarono a far parte stabilmente del
dibattito politico e socio-culturale del mondo intero.
In Italia il movimento in qualche misura dura ancora. Ed è proprio per questo che
questo movimento è, secondo la defi
nizione del TIME, “il rasoio che ha separato per
sempre il passato dal presente”.
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2 | ITALIANO
18 2B _ Introduzione
Con il termine cantautore (da cantante + autore) si indica colui che interpreta can-
zoni da lui stesso composte. Generalmente il “cantautore”, perlomeno nei primi tempi,
utilizza melodie semplici che acquistano particolare valore in virtù della qualità dei
testi utilizzati, spesso erroneamente assimilati alle poesie, quando invece sono tecni-
camente altra cosa in quanto creati insieme alla musica in una sorta di simbiosi. Il testo
del cantautore aff
ronta temi sociali, politici, o fi
losofi ci, senza trascurare tematiche es-
istenziali o la sfera dei sentimenti.
In Italia, il moltiplicarsi degli esponenti di questa categoria di artisti - cresciuta special-
mente nella seconda metà del 1900 - ha portato al formarsi di diverse scuole cantauto-
rali: le più note sono quella genovese, quella romana, la napoletana, la bolognese e la
milanese, sebbene il fenomeno si sia poi diff
uso su scala nazionale.
La parola cantautore fu creata nell’ambito della casa discografi
ca RCA nel 1959 per il
lancio di Gianni Meccia, artista emergente. Ovviamente, già in precedenza vi erano
stati dei personaggi che scrivevano e cantavano le proprie canzoni, come per esempio
il grande Domenico Modugno, autore ed interprete del celebre brano “Volare”.
Tra i principali cantautori italiani degli anni ‘60 (infl
u-
enzati musicalmente dalla canzone francese) trovia-
mo Umberto Bindi, Luigi Tenco, Gino Paoli, Sergio
Endrigo, Bruno Lauzi, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci,
i quali hanno saputo riprendere le suggestioni della
canzone francese e trasformarle secondo la sensi-
bilità italiana; mentre altri, come Lucio Dalla, Gian
Pieretti e Francesco Guccini, sono invece infl
uenzati
dal beat. Artista di grandissimo rilievo è stato sicuramente Fabrizio De André, poeta
e cantautore che ha saputo ottenere un gran successo pur mantenendo una ampia
indipendenza dalle logiche del mercato discografi
co. Per quel che riguarda le donne,