Concetti Chiave
- Both "L’uomo nero" by Saba and "In memoria" by Ungaretti critique the negative aspects of globalization, highlighting the fear of the "other" and loss of cultural identity.
- "L’uomo nero" reflects on the fascist propaganda during the Italo-Ethiopian war, which manipulated cultural myths to instill fear and hatred towards the Ethiopian emperor.
- Saba emphasizes the need to combat culturally ingrained fears and stereotypes to achieve a globalization that embraces diversity rather than enforcing cultural homogenization.
- Ungaretti's poem "In memoria" tells the story of an Arab friend who loses his identity in an attempt to assimilate into French culture, illustrating the internal conflict between two irreconcilable identities.
- To avoid losing one's identity in a globalized society, it's crucial to educate people to embrace their unique cultural traits and respect those of others, fostering a more inclusive world.
Indice
Il Mito dell'Uomo Nero
Entrambi i brani trattano del lato problematico della globalizzazione: da un lato, ne “L’uomo nero” vi è un mito negativo che si ritrova in molte culture e che porta in sé la paura del diverso, dall’altro, nella poesia “In memoria” presenta la vicenda di un giovano arabo che nel tentativo di conformare la propria cultura ad un’altra, perde la propria identità, e quindi porta in sé l’esempio di una globalizzazione sbagliata, in cui non c’è l’inclusione di culture diverse, ma in cui le minoranze si adeguano ad un unico modello, perdendo però il contatto con la propria cultura.
La Propaganda Fascista e il Negus
Il brano “L’uomo nero” di Umberto Saba è un racconto ambientato durante la guerra Italo-etiopica del 1935 in cui la propaganda fascista si impegnava a screditare la figura dell’imperatore dell’Etiopia, il Negus Hailé Selassié, e si racconta in particolare di uno spiritoso ragazzino che si aggira per le vie di Triste insieme ai suoi amici che si diletta a disegnare la caricatura di un uomo di colore, deformandone la figura, ma allo stesso tempo guardandosi intorno furtivamente, quasi avesse paura che lo stesso “Negus” venisse.
La Paura del Diverso
Saba tenta quindi una spiegazione dei motivi che hanno spinto il ragazzino a odiare così tanto il “Negus”, ma anche ad averne paura.
La propaganda fascista, secondo l’autore, era riuscita a far accostare inconsciamente le persone la figura del Negus a quella dell’uomo nero, una figura che fin dall’infanzia impariamo a temere. È chiara quindi la disapprovazione dell’atteggiamento della propaganda fascista di strumentalizzazione delle paure inconsce della gente e di direzionamento dell’odio e del sospetto nei confronti del diverso. Ed è la paura del diverso, instaurata culturalmente attraverso le favole e miti comuni come l’uomo nero, che va combattuta se si vuole permettere una globalizzazione basata sull’inclusione e l’accettazione delle diversità di ciascuno, e non basata sull’omologazione culturale e comportamentale delle persone. Quest’ultima purtroppo è quella che nelle società odierne impera, salvo qualche sparute eccezioni. È difficile sradicare paure, modi di pensare, pregiudizi e stereotipi, i quali vivono nella nostra cultura da millenni attraverso miti, favole, leggende; un esempio lo dà appunto Saba con il mito dell’uomo nero, il quale è parte di una cultura popolare, legata alla sfera famigliare.Il Compito della Letteratura
Saba suggerisce la risposta alla fine di questo raccontino, in cui nel bel mezzo del suo racconto e spiegazione dell’accostamento tra il negus e l’uomo nero, perché altrimenti, a detta sua, si sarebbe spinto oltre la narrazione, lasciando quindi spazio alle riflessioni particolari del lettore.
Con questo Saba ha forse voluto, sottilmente, intendere il compito della letteratura di porre la realtà, la stessa realtà che tutti noi vediamo, attraverso un tono e una luce diversa, e quindi a spingere il lettore a mettere in discussione il suo modo di guardare la realtà, e quindi riflettere su di sé, ma anche sulla realtà che lo circonda.
La Tragedia di Moammed Sceab
Nella poesia In memoria di Ungaretti rievoca la sfortunata vita dell'amico Moammed Sceab, suicida nel 1913, con cui il poeta aveva condiviso l'indirizzo di Parigi, all'albergo di rue des Carmes. L’amico era arabo, ma vivendo a Parigi, aveva tentato di adattarsi in parte alla realtà francese, ma nel fare ciò, è costretto ad abbandonare parte della sua identità: le sue origini arabe. Cambia persino il suo nome arabo in uno francese: Marcel. Ma presto si rende conto che per essere trattato da francese, e non da straniero, e quindi essere totalmente accettato, avrebbe dovuto essere un francese, cosa impossibile.
Resosi conto di ciò, però essendosi adattato così bene agli usi e costumi francesi, non era più neanche del tutto arabo, poiché aveva abbandonato quelle usanze. In breve, non era né francese e né arabo.
Si trovava dilaniato fra due culture, due identità inconciliabili, e questa lacerazione interna lo ha portato al suicidio.
L'Identità Personale e il Cambiamento
Questo episodio mi ha molto colpito perché nella mia esperienza personale ho dovuto cambiare molto spesso, se non nazione, regione, città, casa, scuola e amici. Ogni volta mi sono dovuta adattare a realtà molto diverse tra loro, e per questo motivo sento molto vicina la vicenda di Marcel.
Vivendo in questo modo frammentario, sarebbe stato difficile non rimanere frammentata io stessa. Non a caso infatti la maggior parte dei figli di carabiniere come me cadono in depressione. Ma ho evitato tutto ciò compiendo una scelta molto importante, che mi ha permesso di conservare la mia identità personale intatta e con essa la mia sanità mentale (ironica).
Ho deciso infatti di non scendere a compromessi, quando si trattava della mia identità, e cioè le mie origini, la mia cultura, i miei valori, il mio modo di essere, le mie opinioni, perché mi ero resa conto che quella era la cosa, insieme alla mia famiglia, più preziosa che avevo. E cambiando colore continuamente come farebbe un camaleonte a seconda dell’ambiente in cui mi trova, è una cosa da una parte conveniente perché non ti fa notare dai predatori o dalle persone malevole, ma vivendo in questo modo, a lungo andare è molto facile dimenticarsi di che colore si era originariamente, e in quale colore riconoscersi.
Marcel era un camaleonte diviso fra due colori, quello arabo e quello francese, e non potendosi rispecchiare in nessuno dei due, e a quei due colori è subentrata il grigiore della depressione, da cui non è più uscito, purtroppo.
Il Dilemma dell'Identità Culturale
Un extracomunitario, un migrante, ma anche una persona che trasloca di città in città, anche solamente per una volta, se decide di mantenere la sua identità culturale, rischia di essere isolato e rifiutato per via della sua diversità, e della molto diffusa paura del diverso, ma d’altra parte, se cerca di omologarsi alla cultura e modo di pensare del posto per compiacere il prossimo, si trova invece di fronte al terribile pericolo di cambiare così tanto, da non riconoscersi più.
Educando le persone all’accettazione delle diversità, a essere fieri delle proprie particolarità, e di rispettare le particolarità degli altri, in modo che nessuno si sentirà più obbligato ad abbandonare la propria cultura di origine, e sarà invece libero di farlo, ma anche di non farlo.
Questi saranno i semi che faranno crescere, germogliare una globalizzazione che dia frutti.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del "Mito dell'Uomo Nero" secondo il testo?
- Come viene descritta la propaganda fascista nel contesto della guerra Italo-etiopica?
- Qual è il compito della letteratura secondo Umberto Saba?
- Qual è la tragedia di Moammed Sceab nella poesia "In memoria"?
- Qual è il dilemma dell'identità culturale descritto nel testo?
Il "Mito dell'Uomo Nero" rappresenta la paura del diverso, un mito negativo presente in molte culture che porta a una globalizzazione sbagliata, dove le minoranze perdono la propria identità per conformarsi a un unico modello culturale.
La propaganda fascista è descritta come uno strumento che screditava l'imperatore etiope, il Negus Hailé Selassié, associandolo alla figura dell'uomo nero per instillare paura e odio verso il diverso.
Saba suggerisce che la letteratura ha il compito di presentare la realtà sotto una luce diversa, spingendo il lettore a riflettere su se stesso e sulla realtà circostante, mettendo in discussione i propri pregiudizi.
Moammed Sceab, un arabo che viveva a Parigi, cercò di adattarsi alla cultura francese, perdendo la sua identità araba. Questa lacerazione tra due culture inconciliabili lo portò al suicidio.
Il dilemma dell'identità culturale riguarda la scelta tra mantenere la propria identità culturale, rischiando l'isolamento, o conformarsi alla cultura dominante, rischiando di perdere il senso di sé. L'educazione all'accettazione delle diversità è vista come una soluzione per una globalizzazione inclusiva.