Concetti Chiave
- Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, scelse il nome per evidenziare i suoi legami culturali con Italia e Germania.
- Originario di Trieste, città multiculturale dell'impero austriaco, Svevo proveniva da una famiglia borghese di commercianti ebrei.
- Nonostante i fallimenti letterari iniziali con "Una vita" e "Senilità", Svevo continuò a scrivere privatamente per oltre 20 anni.
- Nel 1923 pubblicò "La coscienza di Zeno", che ottenne successo e lo rese noto, anche grazie al supporto di James Joyce.
- Svevo sviluppò un interesse per la psicanalisi, influenzando il suo lavoro letterario, e mantenne una relazione complessa con la scrittura.
Indice
Le origini e la formazione di Italo Svevo
- Italo Svevo è lo pseudonimo di Ettore Schmitz -> scelse di chiamarsi Italo (per esplicitare i legami con l’Italia) e Svevo (per esplicitare i legami con la Germania)
- nasce nel 1861 a Trieste (città sotto l’impero austriaco che è un “crogiolo” di popoli, razze, culture e un “crocevia” di cultura dell'Europa centrale -> punto di incontro tra la cultura italiana e le altre presenti nell’impero tra cui quella tedesca) da una famiglia borghese di commercianti ebrei (la madre è italiana e il padre è austriaco)
- dal 1873 al 1878 frequentò un collegio tedesco
- sin da giovane ha la passione per la letteratura e coltivò gli studi letterari da autodidatta
- nel 1879 frequentò l’istituto superiore di commercio a Trieste dove ebbe una formazione di indirizzo commerciale
Inizio della carriera letteraria
- dal 1880 fino al 1899 svolge l’attività di impiegato presso la Banca Union di Trieste dove è in contatto con il mondo impiegatizio piccolo-borghese-> questa attività viene avviata malvolentieri, in seguito al fallimento economico del padre
- nello stesso periodo (insieme all’attività lavorativa) continua a coltivare i propri interessi letterari -> inizia le letture dei naturalistici francesi, dei veristi italiani, dei realisti russi, di Darwin, di Marx, di Nietzsche e nel 1908-1910 di Freud
- inizia a dedicarsi all’attività letteraria come scrittore
- collabora con la rivista irredentista “L’Indipendente”
- scrive commedie e racconti che poi pubblica sotto lo pseudonimo
Pubblicazioni e fallimenti iniziali
- nel 1890 pubblica “L’assasinio di Via Belpoggio” sotto il nome Ettore Samigli
- nel 1892 pubblica, a proprie spese e sotto il nome di Italo Svevo, il primo romanzo “Una vita”:
- il narratore è esterno ed è quindi scritto in terza persona
- la tematica principale è l’inettitudine
- la pubblicazione del romanzo ha un esito fallimentare
- nel 1898 pubblica, sotto il nome di Italo Svevo, il secondo romando “Senilità”:
- il narratore è esterno ed è quindi scritto in terza persona
- la tematica principale è l’inettitudine e l’incapacità di godersi la vita -> effetto di una “senilità” precoce (=vecchiaia psicologica) dovuta dal rimpianto di una vita mai vissuta
- c’è una continua dialettica tra capacità/incapacità, passione (gioventù)/senilità, attitudine/inettitudine a vivere
- la pubblicazione del romanzo ha un esito fallimentare
Ritiro e riflessione sulla letteratura
- i due fallimenti portano Svevo a rinunciare (almeno pubblicamente) all’attività letteraria ->per oltre 20 anni non pubblica alcuno scritto ma continua a scrivere (diari, riflessioni, saggi e racconti)
- nel 1896 sposa Livia Veneziani, da cui ha avuto una figlia nel 1897
- nel 1899 inizia a lavorare presso la ditta di vernici del suocero, di cui diventa socio, dove è in contatto con il mondo medio-alto borghese dell’industria e del commercio, facendo così un salto di classe sociale
- inizia a diffondersi l’ottica borghese-mercantile della legge del profitto (=il valore di ogni cosa si misura in base a quanto è quotata sul mercato) -> anche la letteratura diventa sconveniente se non è socialmente riconosciuta e se non è gratificata dal successo -> nel 1902 scrive “Io, a quest’ora e definitivamente, ho eliminato dalla mia vita quella
ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura” -> Lavagetto Mario (critico italiano e docente universitario) ha analizzato il comportamento contraddittorio di Svevo nei confronti della letteratura:
- il proposito di smettere di scrivere è simile a quello che Zeno ha a proposito del fumo
- il tenere un diario (che Svevo dice che lo aiuta a conoscerci meglio per liberarsi dal “vizio” della letteratura) è una sorta di surrogato e di pratica sostitutiva alla letteratura
Ritorno alla scrittura e successo
- nel 1905 incontra James Joyce che visse alcuni anni a Trieste
- tra 1908 e il 1910 inizia con la psicanalisi, dopo lo studio dell’opera di Freud
- negli anni della guerra c’è una diminuzione della’attività commerciale che lo porta alla ripresa dell’attività intellettuale (studi, attenzione per la psicanalisi e scrittura)
- nel 1923 pubblica, a proprie spese, il terzo romanzo “La coscienza di Zeno” -> il romanzo ha successo e provoca una successiva notorietà di Svevo
- nel 1925 Eugenio Montale pubblica un saggio “Omaggio a Italo Svevo”
- riscuote grande successo anche all’estero, grazie anche a Joyce che lo rende noto in Francia
- nel 1928 muore in un incidente d’auto a Treviso
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e la formazione di Italo Svevo?
- Come iniziò la carriera letteraria di Italo Svevo?
- Quali furono le prime pubblicazioni di Italo Svevo e come furono accolte?
- Cosa portò Svevo a ritirarsi temporaneamente dalla letteratura?
- Come avvenne il ritorno al successo letterario di Italo Svevo?
Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nacque nel 1861 a Trieste da una famiglia borghese di commercianti ebrei. Frequentò un collegio tedesco e successivamente un istituto superiore di commercio a Trieste, coltivando la passione per la letteratura da autodidatta.
Svevo iniziò la sua carriera letteraria mentre lavorava come impiegato presso la Banca Union di Trieste. Durante questo periodo, coltivò i suoi interessi letterari e iniziò a scrivere commedie e racconti, pubblicando sotto pseudonimo.
Svevo pubblicò "L'assassinio di Via Belpoggio" nel 1890 e i romanzi "Una vita" nel 1892 e "Senilità" nel 1898. Entrambi i romanzi furono accolti con esito fallimentare, trattando temi come l'inettitudine e l'incapacità di godersi la vita.
I fallimenti delle sue prime pubblicazioni portarono Svevo a ritirarsi dalla letteratura per oltre 20 anni, durante i quali lavorò nella ditta di vernici del suocero e scrisse diari e riflessioni, pur non pubblicando nulla.
Il ritorno al successo avvenne con la pubblicazione del romanzo "La coscienza di Zeno" nel 1923, che ottenne notorietà grazie anche al supporto di James Joyce. Il romanzo fu ben accolto e contribuì alla fama di Svevo, anche a livello internazionale.