Concetti Chiave
- Salvatore Quasimodo nacque a Modica nel 1901 e visse tra le province di Siracusa e Ragusa, riflettendo questa dualità anche nella sua identità culturale.
- Iniziò studi tecnici a Palermo e Roma, ma abbandonò l'ingegneria per difficoltà economiche, dedicandosi poi alla letteratura e ai classici greci e latini.
- Nel 1959, Quasimodo ricevette il Premio Nobel per la letteratura, riconosciuto per le sue poesie che esprimono il sentimento tragico della vita contemporanea.
- Quasimodo si distinse da Ungaretti e Montale per la sua visione critica della società, attribuendo agli uomini la responsabilità delle sofferenze del mondo.
- Credeva nel ruolo attivo dei poeti nella società, sostenendo che la poesia può avere un impatto più profondo delle scienze sociali e storiche.
Indice
Origini e Studi di Quasimodo
Salvatore Quasimodo nacque a Modica il 20 agosto del 1901. Egli è considerato metà ragusano e metà siracusano: fino al 1926, infatti, Modica faceva parte della provincia di Siracusa, ma Mussolini la rese provincia di Ragusa; quindi Quasimodo nacque siracusano e morì ragusano.
Carriera Letteraria e Premio Nobel
L’autore intraprese studi di carattere tecnico, iscrivendosi prima ad un istituto matematico e fisico di Palermo e successivamente, nel 1919, si trasferì a Roma con l’intenzione di terminare gli studi di ingegneria ma, a causa delle precarie condizioni economiche, fu costretto ad abbandonarli per ricercare un impiego. Tale contesto diede a Quasimodo l’occasione di collaborare con alcuni periodici e di intraprendere lo studio del greco (il mio sogno) e del latino, dedicandosi ai classici, che divennero per lui una grande fonte di ispirazione. Risolti i problemi economici, Quasimodo scelse di impegnarsi assiduamente nell’attività letteraria. Nel 1959, L’autore fu insignito del Premio Nobel “per le sue poesie che, con ardore classico, esprimono il sentimento tragico della vita dei nostri tempi”. Quasimodo morì nel 1968 ad Amalfi, dove si era recato per presiedere la consegna di un premio di poesia.
Visione Poetica e Impegno Sociale
Come Ungaretti e Montale, Quasimodo avverte il sentimento tragico e desolato della vita del nostro tempo, che scaturisce dal crollo delle certezze positivistiche. Di fronte alla consapevolezza della tragicità della vita, però, Quasimodo assume un atteggiamento che si distacca sia da quello di Ungaretti che da quello di Montale; infatti, mentre Ungaretti, dopo un periodo di smarrimento, trova pace nella fede, e Montale contempla con lucida consapevolezza la negatività dell’esistenza, Quasimodo passa dallo sconforto alla denuncia della responsabilità degli uomini per il dolore del mondo. Egli attribuisce all’uomo la colpa della sofferenza umana e crede che i poeti abbiano il compito di costruire un mondo migliore, di lenire la sofferenza e di diffondere la solidarietà umana (richiamo alla social catena di Giacomino). In un famoso discorso sulla poesia, l’autore afferma che “la posizione del poeta non può essere passiva nella società: egli modifica il mondo poiché le sue immagini forti battono sul cuore dell’uomo più della filosofia e della storia” (1). A questo sconvolgimento di carattere etico e morale, corrisponde un analogo svolgimento della poesia di Quasimodo. Esso si presenta in due momenti distinti.
Domande da interrogazione
- Quali furono le origini e gli studi di Salvatore Quasimodo?
- Come si sviluppò la carriera letteraria di Quasimodo e quale riconoscimento ricevette?
- Qual è la visione poetica e l'impegno sociale di Quasimodo?
Salvatore Quasimodo nacque a Modica nel 1901, in una zona che passò da provincia di Siracusa a provincia di Ragusa. Studiò inizialmente materie tecniche a Palermo e poi ingegneria a Roma, ma dovette abbandonare gli studi per motivi economici.
Quasimodo iniziò a collaborare con periodici e studiò i classici greci e latini. Risolti i problemi economici, si dedicò alla letteratura e nel 1959 ricevette il Premio Nobel per le sue poesie che esprimono il sentimento tragico della vita moderna.
Quasimodo percepisce la tragicità della vita moderna e, a differenza di Ungaretti e Montale, denuncia la responsabilità umana per il dolore del mondo. Crede che i poeti debbano migliorare il mondo e promuovere la solidarietà umana.