Concetti Chiave
- La poesia "Alle fronde dei salici" di Salvatore Quasimodo rispecchia il periodo della resistenza e dell'occupazione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale.
- Quasimodo abbandona l'ermetismo tradizionale, adottando uno stile più semplice e colloquiale per esprimere la tragicità della guerra.
- Il testo richiama il salmo 137, paragonando la sofferenza degli israeliti deportati a quella del popolo oppresso durante la guerra.
- I poeti, di fronte agli orrori del conflitto, rinunciano al canto, simboleggiato dall’immagine delle cetre appese ai salici.
- La poesia rappresenta una riflessione sull'impotenza della poesia e dell'arte di fronte alla devastazione della guerra.
La lirica, composta nel 1946, apre la raccolta “Giorno dopo giorno”. Il contenuto si riferisce agli ultimi anni della Seconda Guerra mondiale, in particolare al periodo della resistenza e dell’occupazione tedesca. L’autore sembra volersi svincolare dalle forme elegiache dell’ermetismo, in modo da aprirsi alla realtà tragica e dolorosa della guerra. Questo orientamento morale si riflette anche sullo stile, che abbandona l’oscurità dell’ermetismo tradizionale per diventare più semplice e colloquiale.
Riferimenti biblici e storici
Il testo è basato sulla rivisitazione di un passo biblico, il salmo 137, in cui gli israeliti, deportati a Babilonia nel VI secolo A.
C., si rifiutano di cantare perché lontani dalla propria patria. Quasimodo cita direttamente il salmo, contestualizzandolo nel passato recente della guerra. Egli scrive che il popolo, oppresso dall’invasore tedesco e circondato da morte e disperazione, non può abbandonarsi alla gioia del canto.Impotenza dei poeti
Il testo può essere interpretato anche come una riflessione sulla poesia: davanti alla catastrofe della guerra i poeti, proprio come fecero gli israeliti, appendono le loro cetre, cioè smettono di cantare perché impotenti di fronte all’atrocità e agli orrori del conflitto.
Poesia intatta
E come potevamo noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio,
al lamento d’agnello dei fanciulli,
all’urlo nero (sinestesia) della madre
che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Come potevamo noi poeti (richiamo al coro dell’atto terzo di Manzoni) cantare, oppressi dall’occupazione straniera, in mezzo ai cadaveri abbandonati nelle piazze, sull’erba indurita dal ghiaccio dell’inverno, davanti al lamento dei bambini indifesi come agnelli, e all’urlo straziato della madre che andava verso il figlio crocifisso a un palo del telefono (croce moderna: le sofferenze provocate dai nazisti evocano nella mente del poeta la crocifissione)?
Sui rami dei salici, come testimonianza di un impegno solenne, avevamo appeso anche le nostre cetre (antico strumento musicale che allude alle poesie e ai canti), che oscillavano mosse dal vento angoscioso.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale della lirica "Giorno dopo giorno"?
- Come viene utilizzato il salmo 137 nel testo?
- Qual è il significato delle cetre appese ai salici?
La lirica si concentra sugli ultimi anni della Seconda Guerra mondiale, in particolare sulla resistenza e l'occupazione tedesca, riflettendo la tragica realtà della guerra e l'impotenza dei poeti di fronte a tale catastrofe.
Il salmo 137 viene rivisitato per contestualizzare la sofferenza del popolo oppresso dall'invasore tedesco, che, come gli israeliti deportati a Babilonia, non può abbandonarsi alla gioia del canto.
Le cetre appese ai salici simboleggiano l'impotenza dei poeti di fronte agli orrori della guerra, un impegno solenne a non cantare mentre il popolo soffre sotto l'occupazione straniera.