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Indice

  1. Sandro Penna
  2. Poesie: La vita...è ricordarsi di un risveglio

Sandro Penna

Nacque nel 1906 a Perugia, dove compì gli studi fino al conseguimento del diploma in Ragioneria. Condusse una vita irregolare e indipendente, dedicandosi a collaborazioni letterarie e svolgendo diversi mestieri. Si stabilì a Roma morendovi nel 1977.

Inviò le prime poesie a Umberto Saba, stabilendo con lui un rapporto che restò decisivo anche sul piano dell’esperienza letteraria.
Del 1939 è la prima raccolta, Poesie, cui sarebbe seguite Appunti (1950) e Una strana gioia di vivere (1956), fino all’edizione delle Poesie del 1957 e del 1970.

In seguito, sarebbero uscite:
- L’ombra e la luce (1975)
- Stranezze 1957 – 1976 (1976)
- Il viaggiatore insonne (1977)
- Il rombo immenso (1978)
- Confuso sogno (1980)

L’incontro con Saba fu anche il segno di una precisa convergenza sul mondo d’intendere la poesia. Anche Penna si basa sulle concrete presenze di una realtà comune, rifiutando le oscure analogie proprie dell’Ermetismo. Sin dall’inizio la sua poesia si colloca al di fuori della linea dominante negli anni che precedono la guerra.

Il tono “realistico” delle sue composizioni viene dissolto nell’armoniosa cantabilità del verso. Penna raggiunge così i risultati di una lirica sorprendentemente “pura” grazie alle forme elementari e lineari, ridotte ad una essenzialità quasi trasparente.

Alla base dell’esperienza poetica di Penna c’è un ingenuo stupore per quella “strana gioia di vivere”, che dà il titolo a una delle sue raccolte. Lo stesso Penna afferma che la sua poesia non ha uno sviluppo cronologico, ma ruota costantemente sul ripetuto.

Essa si fonda sulla possibilità di rinnovarsi all’infinito attraverso minime variazioni. A questa poesia monotematica corrisponde l’uniformità del linguaggio. La compattezza delle liriche è sottolineata dalla ripetizione dei medesimi schemi ritmici e sintattici.

Poesie: La vita...è ricordarsi di un risveglio

La gioia e il dolore della vita trovano una delicata espressione in questi versi.

La vita… è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.

Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa e fuori
un mare tutto fresco di colore.
S. Penna, Poesie, Garzanti, Milano 2000

La lirica si compone di due brevi notazioni psicologiche che sfumano nel paesaggio, a indicare il senso mutevole della vita, con le sue malinconie ma anche con le sue gioie imprevedibili che può offrire.

Dapprima compare il ricordo di un momento di tristezza, insieme con l’impressione di disagio che accompagna il risveglio su un treno con il corpo indolenzito. Poi all’improvviso, nell’equilibrio di sottili simmetrie formali, si delineano un’immagine e una visione, tradotte in una pura atmosfera di colore e di luce.

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