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Concetti Chiave

  • Primo Levi was born in Turin in 1919 to Jewish parents but remained agnostic throughout his life, focusing on his passion for chemistry.
  • Despite racial laws affecting his studies, Levi completed his chemistry degree and was actively involved in the resistance before being interned at Auschwitz.
  • His survival in Auschwitz was aided by his knowledge of German and his work as a chemist, eventually leading to his release and repatriation after the war.
  • Levi's experiences in Auschwitz led to a deepened sense of Jewish identity, which he expressed through his writing, including "Se questo è un uomo" and "La tregua".
  • Primo Levi advocated for a rational and pragmatic approach to problems, viewing reason and civilization as essential to preventing historical atrocities.

Indice

  1. Infanzia e Formazione
  2. Esperienze di Guerra e Prigionia
  3. Carriera e Scrittura
  4. Filosofia e Razionalità

Infanzia e Formazione

Nacque a Torino il 31 luglio 1919 da genitori di origine ebraiche, da cui però non assorbì alcun senso religioso, restando per tutta la vita su posizioni di indifferentismo agnostico. Dopo le scuole elementari e il ginnasio frequentò il liceo classico con un rendimento non particolarmente brillante, in compenso però coltivò la sua grande passione per la chimica, tanto che nel 1937 si iscrisse al corso di laurea in Chimica laureandosi tre anni dopo.

Esperienze di Guerra e Prigionia

Le leggi razziali del 1938, non ebbero su Levi effetti immediati perché una clausola permetteva a chi fosse già iscritto all’università di terminare gli studi, anche se il diploma avrebbe recato l’annotazione di “razza ebraica”, si unì poi al Partito d’azione e ebbe anche parte della resistenza. Arrestato con altri compagni, venne prima internato nel campo di Fossoli, quindi trasferito ad Auschwitz, dove rimase dal febbraio 1944 al gennaio dell’anno successivo, riuscì a salvarsi dalle camere a gas o dalla morte grazie alla discreta conoscenza del tedesco, l’impiego come chimico nel laboratorio del lager e una provvidenziale scarlattina che lo colpisce quando i tedeschi, incalzati dai russi, decidono di evacuare il campo, costringendo 60.000 sventurati ad una marcia mortale a cui pochi sarebbero sopravvissuti. Dopo la liberazione rimase per qualche mese a Katowice, in un campo sovietico il transito, solo a giugno venne rimpatriato ma con un viaggio tortuoso, che si concluse soltanto 4 mesi dopo, furono le discriminazioni razziali e poi queste drammatiche circostanze a far maturare in Levi la consapevolezza di una diversità: “Sono diventato ebreo in Auschwitz”, anche se non ebbe mai una visione unilaterale dei problemi connessi al suo popolo.

Carriera e Scrittura

Nel 1946 venne assunto dalla fabbrica di vernici ad Avigliana, che lasciò alla fine dell’anno seguente a beneficio di un’altra piccola azienda del settore, la Siva, sempre a Torino, dove fece carriera diventando direttore tecnico e poi direttore generale fino alla sua pensione. Al suo ritorno sentiva il bisogno di raccontare quel che aveva vissuto nell’inferno del lager, all’inizio dovette incassare il rifiuto della Einaudi, ripiegò allora su una piccola casa editrice “De Silva”, presso la quale il libro uscì nel 1947 con il titolo “Se questo è un uomo”, a cui seguì “La tregue”. Presa confidenza con la scrittura, si cimentò con successo anche in altri terreni, assecondando una vena narrativa fantastica non meno che memoriale, la sua produzione conta due romanzi d’invenzione, di argomento industriale e resistenziale, e numerosi racconti fantascientifici o legati alla sua esperienza di chimica, curò anche alcune traduzioni dal tedesco e dal francese e compose anche poesie.

Filosofia e Razionalità

Uomo di scienza, Primo Levi ha sempre invocato un approccio pragmatico e razionale ai problemi, la sua forma mentis lo portava a vedere nella ragione illuministica e positivistica l’unico argine possibile alle derive della storia. Ragione e civiltà costituivano ai suoi occhi un binomio indissolubile: uno sviluppo che fosse sfuggito a un controllo razionale difficilmente si sarebbe potuto risolvere in un effettivo progresso per tutto il genere umano, disgraziatamente la ragione umana poi spesso si addormenta soccombendo alla pressione delle ambizioni più smodate. Lo stesso Levi ha fatto esperienza di questo sonno della ragione ad Auschwitz, dove la scienza e la rigorosissima organizzazione delle attività erano piegate a un disegno raccapricciante di sfruttamento e pulizia etnica.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le influenze religiose durante l'infanzia di Primo Levi?
  2. Primo Levi nacque da genitori di origine ebraica, ma non assorbì alcun senso religioso, mantenendo posizioni di indifferentismo agnostico per tutta la vita.

  3. Come riuscì Primo Levi a sopravvivere ad Auschwitz?
  4. Levi si salvò grazie alla sua conoscenza del tedesco, al lavoro come chimico nel laboratorio del lager e a una scarlattina che lo colpì al momento dell'evacuazione del campo.

  5. Quali furono le prime esperienze lavorative di Levi dopo la guerra?
  6. Dopo la guerra, Levi lavorò in una fabbrica di vernici ad Avigliana e successivamente alla Siva a Torino, dove fece carriera fino a diventare direttore generale.

  7. Quali furono le prime opere letterarie di Levi e come furono accolte?
  8. La sua prima opera, "Se questo è un uomo", fu inizialmente rifiutata da Einaudi e pubblicata da De Silva nel 1947, seguita da "La tregua".

  9. Qual era la visione filosofica di Levi riguardo alla razionalità?
  10. Levi credeva in un approccio pragmatico e razionale ai problemi, vedendo nella ragione illuministica e positivistica un argine alle derive della storia, pur riconoscendo che la ragione umana spesso soccombe alle ambizioni smodate.

Domande e risposte

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