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Primo Levi
La Vita
Primo Levi nacque a Torino il 31 luglio 1919 da una famiglia ebrea. Dopo aver frequentato il liceo classico, si scrisse al corso di chimica della facoltà di Scienze. Dopo la laurea si trasferì a Milano dove, in una azienda svizzera di medicinali, fu incaricato di studiare nuovi farmaci contro il diabete.
Nel 1942 Levi entrò nel Partito d’azione clandestino e, dopo la caduta del governo fascista, si unì a un gruppo partigiano. Durante un impresa clamorosa contro i fascisti lo scrittore fu catturato. Interrogato più volte, ammise di essere ebreo e fu rinchiuso nel campo di concentramento allestito dai tedeschi a Modena.
Nel 1944 fu inviato ad Auschwitz, dove lo aspettava la durissima vita del lager in cui rimase quasi un anno.
Levi, ammalatosi di scarlattina, riuscì a sopravvivere e fu accolto in un campo sovietico di transito in Polonia, dove lavorò come infermiere. Subito dopo iniziò il viaggio di rimpatrio e giunto in Italia lo scrittore si dedicò subito alla stesura di Se questo è un uomo, avvertendo l’esigenza di lasciare una testimonianza delle atrocità del lager.
Nel 1947 si sposò con Lucia Morpurgo e trovò lavoro nei pressi di Torino in una fabbrica di vernici, diventandone direttore.
In un intervista si descrisse: “Io sono diviso in due metà. Una è quella della fabbrica, sono un tecnico, un chimico. Un’altra invece è quella nella quale scrivo, lavoro sulle mie esperienze passate e presenti”. Dopo il successo di un altro libro di memorie, La Tregua, si dedicò con più impegno alla scrittura e intensificò ulteriormente la sua attività letteraria. Primo Levi morì a Torino nel 1987, forse suicida.
Le opere
Nel 1962 Levi iniziò la stesura della Tregua, diario del suo avventuroso viaggio di ritorno in Italia attraverso i vari paesi di un Europa distrutta dalla guerra, assaporando una libertà quasi insperata. Il titolo allude alla lunga pausa fra l’orrore della prigionia e il graduale ritorno alla quotidianità. Un anno dopo la Tregua vinse la prima edizione del premio Campiello.
Nel 1967, con lo pseudonimo di Damiano Malabaila, Levi raccolse nel suo volume intitolato Storie naturali 15 racconti a sfondo tecnologico; successivamente uscirono le raccolte vizio di forma e il sistema periodico. Si tratta di una produzione per lo più ispirata all’esperienza degli anni della guerra e alla vita lavorativa e quotidiana. Nell’impianto realistico si coglie la capacità dell’autore di fondere la sua formazione scientifica con quella letteraria.
Nel 1978 fu pubblicato la chiave a stella in cui Levi ricostruisce la vita di un operaio piemontese che gira il mondo a montare strutture metalliche con la sua chiave a stella, strumento che consente di associare forze e precisione.
Nel 1982 lo scrittore pubblicò il romanzo se non ora, quando?. È la storia di Mendel, soldato ebreo che si unirà a un gruppo di partigiani.
Nel saggio i sommersi e i salvati l’autore ritorna all’esperienza del lager, per tradurla in memoria collettiva.
Negli ultimi anni Levi pubblicò la raccolta di poesie ad ora incerta. Il titolo forse allude alla piena dei ricordi che possono assalire, ad ora incerta, la mente del poeta.
Il pensiero e la poetica
“chimico prestato alla letteratura” come egli stesso si definiva, Primo Levi non fu mai, se non negli ultimi anni, uno scrittore professionista. Il suo bisogno di scrivere non nasce da una vocazione ma dalla necessità di raccontare l’atrocità delle vicende vissute. Inoltre lui afferma che non bisogna dimenticare perché la storia futura non ripeta più le atrocità del passato. Quindi la sua idea era quella di vivere per raccontare e di scrivere per non dimenticare.
La poesia rappresenta, per lui, l’espressione più autentica del dolore e dell’ansia di raccontare, nel tentativo di placare il senso di impotenza difronte all’impossibilità di aiutare i suoi compagni che non sopravvissero alla tragedia del lager.
Anche difronte all’esperienza della prigionia egli conservò sempre il desiderio di capire. L’indagine di una realtà agghiacciante e assurda è compiuta quindi attraverso lo strumento della ragione, verso la quale lui ha fiducia. Ma il filtro della ragione è l’ironia che secondo lui può salvare dal dramma della storia. Essa si esprime attraverso un linguaggio poetico che si fa parodia.
Lo Stile
Lo stile della prosa di Levi è asciutto e rifugge dalla ricerca dell’effetto, con un andamento scientifico, anche in virtù della sua esperienza formativa e professionale. Le pagine di Se questo è un uomo sono caratterizzate dalla chiarezza e dall’ordine con cui rappresenta il disordine di una realtà che non ha più niente di umano.
Dopo la sua prima opera, Levi prese gradualmente coscienza delle sue possibilità letterarie. La tregua, infatti è un libro più consapevole, più letterario e molto più profondamente elaborato. Nella Chiave a stella al realismo descrittivo e narrativo contribuisce l’uso di un linguaggio povero, vicino al parlato ricco di metafore e luoghi comuni.
Lo stile della poesia di Levi era caratterizzato dalla comunicabilità perché, per lui, era importante scrivere “da uomo per gli uomini”.
Levi fu inoltre un entusiasta lettore di Dante, il poeta che seppe rappresentare nel suo poema la tragicità delle situazioni infernali, molto vicine all “inferno” del lager vissuto da Levi ad Auschwitz.
Se questo è un uomo
L’autore racconta la sua cattura avvenuta ad opera dei fascisti nel 1943, e la successiva deportazione prima nel campo di concentramento di Fossoli (Modena) e poi nel campo di Auschwitz. I ricordi precisi e nitidi documentano la “non vita” dei “non uomini” che tentano in tutti i modi di sopravvivere alla fame, al freddo, al duro lavoro, alle selezioni periodiche per la camera a gas. L’esperienza dell’autore è meno tragica di quella di altri perché, grazie alla sua conoscenza del tedesco e alle sue competenze di chimico, riesce a diventare operaio specializzato ottenendo così una possibilità di salvezza, che arriva dopo i bombardamenti russi dell’inverno del 1944, quando, malato di scarlattina, si trova in infermeria. L’opera è divisa in 17 capitoli, ciascuno dedicato ai diversi momenti della vicenda vissuta dall’autore a partire dal suo arresto e dal viaggio ad Auschwitz fino alla liberazione. Alla fine del lavoro Levi scrisse la prefazione in cui afferma che i “capitoli sono stati scritti non in successione logica ma per ordine di urgenza” e che il lavoro di raccordo è stato svolto successivamente.
Il protagonista è lo scrittore stesso che rievoca la propria drammatica esperienza in prima persona gli altri personaggi sono i prigionieri del lager. Accanto ai prigionieri compaiono anche i loro carcerieri, in particolari le SS.
Se questo è un uomo può essere considerato, come suggerisce lo stesso autore:
• Un libro di memorie che rievoca le barbarie del campo di sterminio.
• Un libro-documento per fornire documenti per uno studio di alcuni aspetti dell’animo umano.
• Uno studio scientifico delle leggi che regolano l’assurda società del lager che mette a nudo le debolezze, le paure ma anche la generosità e l’altruismo dell’uomo.
Se questo è un uomo si colloca per lo stile all’interno della corrente del Neorealismo (si sviluppa in Italia verso la fine degli anni ’30. In particolare dopo la seconda guerra mondiale gli scrittori che ne fanno parte avvertono la necessità di farsi interpreti dei problemi e dei bisogni dell’uomo; vogliono contribuire attraverso un impegno politico e sociale. I temi più comuni sono: la lotta, i partigiani, la fame, la miseria ecc…). Il lessico chiaro e preciso e la struttura sintattica rispondono alle esigenza di una scrittura facilmente comprensibile.
Caratteristica principale e una grande capacità analitica che da luogo ad una struttura argomentativa. L’autore stesso definisce la sua parola capace di disciplinare l’urgenza del ricordo e dei sentimenti. Da questa esigenza deriva una narrazione puntuale e quasi schematica delle storie e dell’abitudine dei diversi prigionieri nei diversi capitoli, attraverso le quali l’autore vuole far risaltare la condizione dell’uomo che giunge all’annientamento della sua dignità e diventa un sopravvissuto.
Nel libro si possono individuare due piani narrativi, che si manifestano con l’uso di un diverso tempo del racconto. Il primo è caratterizzato dalla testimonianza impulsiva dei fatti in sui prevale l’uso del passato, il secondo predominante è quello in cui l’autore utilizza il presente; questo corrisponde al momento della scrittura meditata libera dall’emozione e del ricordo.
Nell’opera si individuano temi legati al momento storico, quali:
• La deportazione e la Shoah degli ebrei nei campi di sterminio.
• La solitudine e l’inferno della vita nei lager.
• La competizione per sopravvivere all’interno del campo.
• L’obbiettivo dei nazisti di privare i loro prigionieri della liberta per ridurli a bestie.
Ma il tema principale è l’obbligo morale di ricordare e di tramandare la memoria storica per evitare il ripetersi degli stessi errori.
Considerate se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
È la poesia con la quale si apre l’opera Se questo è un uomo.
La poesia è strutturata in 4 parti:
• Prima parte: l’autore si rivolge agli uomini che vivono sicuri in case confortevoli. La normalità della loro vita rappresenta l’antitesi dell’esperienza del lager.
• Seconda parte: viene sinteticamente presentato il destino di chi è rinchiuso nel lager. Il dramma degli uomini e delle donne, privati di ogni elementare diritto alla vita e delle proprie dignità è espresso con immagini crude.
• Terza parte: il ritmo diventa martellante e rapido; sembra che al lettore sia negata la possibilità di fermarsi a riflettere, perché deve essere trascinato alla parola su cui si deve concentrare l’attenzione: “figli”. Sono le giovani generazioni infatti che devono conservare l’eredità della memoria storica. Solo così si può sperare che in un futuro non si ripetano gli orrori della guerra e dei lager.
• Quarta parte: su coloro che non vogliono o non sanno trasmettere il ricordo di quanto è accaduto si abbatte l’ira del poeta che augura loro mali tremendi. Sono parole dure, crude, che esprimono l’indignazione di chi crede nella ragione e nella dignità dell’uomo e non vuole che siano più calpestate dall’odio e dall’intolleranza.
PRIMO LEVI
Primo Levi fu uno dei tanti ebrei a cui fu negata la
libertà per essere stato ingiustamente considerato
“essere inferiore”.
La Vita
Primo Levi nacque a Torino il 31 luglio 1919 da una famiglia ebrea. Dopo aver
frequentato il liceo classico, si scrisse al corso di chimica della facoltà di Scienze. Dopo la
laurea si trasferì a Milano dove, in una azienda svizzera di medicinali, fu incaricato di
studiare nuovi farmaci contro il diabete.
Nel 1942 Levi entrò nel Partito d’azione clandestino e, dopo la caduta del governo
fascista, si unì a un gruppo partigiano. Durante un impresa clamorosa contro i fascisti lo
scrittore fu catturato. Interrogato più volte, ammise di essere ebreo e fu rinchiuso nel
campo di concentramento allestito dai tedeschi a Modena.
Nel 1944 fu inviato ad Auschwitz, dove lo aspettava la durissima vita del lager in cui
rimase quasi un anno.
Levi, ammalatosi di scarlattina, riuscì a sopravvivere e fu accolto in un campo sovietico
di transito in Polonia, dove lavorò come infermiere. Subito dopo iniziò il viaggio di
Se questo è un
rimpatrio e giunto in Italia lo scrittore si dedicò subito alla stesura di
uomo, avvertendo l’esigenza di lasciare una testimonianza delle atrocità del lager.
Nel 1947 si sposò con Lucia Morpurgo e trovò lavoro nei pressi di Torino in una fabbrica
di vernici, diventandone direttore.
In un intervista si descrisse: “Io sono diviso in due metà. Una è quella della fabbrica,
sono un tecnico, un chimico. Un’altra invece è quella nella quale scrivo, lavoro sulle mie
La Tregua,
esperienze passate e presenti”. Dopo il successo di un altro libro di memorie,
si dedicò con più impegno alla scrittura e intensificò ulteriormente la sua attività
letteraria. Primo Levi morì a Torino nel 1987, forse suicida.
Le opere Tregua,
Nel 1962 Levi iniziò la stesura della diario del suo avventuroso viaggio di ritorno
in Italia attraverso i vari paesi di un Europa distrutta dalla guerra, assaporando una
libertà quasi insperata. Il titolo allude alla lunga pausa fra l’orrore della prigionia e il
Tregua
graduale ritorno alla quotidianità. Un anno dopo la vinse la prima edizione del
premio Campiello.
Nel 1967, con lo pseudonimo di Damiano Malabaila, Levi raccolse nel suo volume
Storie naturali
intitolato 15 racconti a sfondo tecnologico; successivamente uscirono le
vizio di forma il sistema periodico.
raccolte e Si tratta di una produzione per lo più
ispirata all’esperienza degli anni della guerra e alla vita lavorativa e quotidiana.
Nell’impianto realistico si coglie la capacità dell’autore di fondere la sua formazione
scientifica con quella letteraria.
la chiave a stella
Nel 1978 fu pubblicato in cui Levi ricostruisce la vita di un operaio
piemontese che gira il mondo a montare strutture metalliche con la sua chiave a stella,
strumento che consente di associare forze e precisione.
se non ora, quando?.
Nel 1982 lo scrittore pubblicò il romanzo È la storia di Mendel,
soldato ebreo che si unirà a un gruppo di partigiani.
i sommersi e i salvati
Nel saggio l’autore ritorna all’esperienza del lager, per tradurla in
memoria collettiva. ad ora incerta.
Negli ultimi anni Levi pubblicò la raccolta di poesie Il titolo forse allude
alla piena dei ricordi che possono assalire, ad ora incerta, la mente del poeta.
Il pensiero e la poetica
“chimico prestato alla letteratura” come egli stesso si definiva, Primo Levi non fu mai, se
non negli ultimi anni, uno scrittore professionista. Il suo bisogno di scrivere non nasce da
una vocazione ma dalla necessità di raccontare l’atrocità delle vicende vissute. Inoltre lui
afferma che non bisogna dimenticare perché la storia futura non ripeta più le atrocità del
passato. Quindi la sua idea era quella di vivere per raccontare e di scrivere per non
dimenticare.
La poesia rappresenta, per lui, l’espressione più autentica del dolore e dell’ansia di
raccontare, nel tentativo di placare il senso di impotenza difronte all’impossibilità di
aiutare i suoi compagni che non sopravvissero alla tragedia del lager.
Anche difronte all’esperienza della prigionia egli conservò sempre il desiderio di capire.
L’indagine di una realtà agghiacciante e assurda è compiuta quindi attraverso lo
strumento della ragione, verso la quale lui ha fiducia. Ma il filtro della ragione è l’ironia
che secondo lui può salvare dal dramma della storia. Essa si esprime attraverso un
parodia.
linguaggio poetico che si fa
Lo Stile
Lo stile della prosa di Levi è asciutto e rifugge dalla ricerca dell’effetto, con un
andamento scientifico, anche in virtù della sua esperienza formativa e professionale. Le
Se questo è un uomo
pagine di sono caratterizzate dalla chiarezza e dall’ordine con cui
rappresenta il disordine di una realtà che non ha più niente di umano.
Dopo la sua prima opera, Levi prese gradualmente coscienza delle sue possibilità
letterarie. La tregua, infatti è un libro più consapevole, più letterario e molto più
Chiave a stella
profondamente elaborato. Nella al realismo descrittivo e narrativo
contribuisce l’uso di un linguaggio povero, vicino al parlato ricco di metafore e luoghi
comuni.
Lo stile della poesia di Levi era caratterizzato dalla comunicabilità perché, per lui, era
importante scrivere “da uomo per gli uomini”.
Levi fu inoltre un entusiasta lettore di Dante, il poeta che seppe rappresentare nel suo
poema la tragicità delle situazioni infernali, molto vicine all “inferno” del lager vissuto da
Levi ad Auschwitz.
Se questo è un uomo
L’autore racconta la sua cattura avvenuta ad opera dei fascisti nel 1943, e la successiva
deportazione prima nel campo di concentramento di Fossoli (Modena) e poi nel campo di
Auschwitz. I ricordi precisi e nitidi documentano la “non vita” dei “non uomini” che
tentano in tutti i modi di sopravvivere alla fame, al freddo, al duro lavoro, alle selezioni
periodiche per la camera a gas. L’esperienza dell’autore è meno tragica di quella di altri
perché, grazie alla sua conoscenza del tedesco e alle sue competenze di chimico, riesce
a diventare operaio specializzato ottenendo così una possibilità di salvezza, che arriva
dopo i bombardamenti russi dell’inverno del 1944, quando, malato di scarlattina, si trova
in infermeria. L’opera è divisa in 17 capitoli, ciascuno dedicato ai diversi momenti della
vicenda vissuta dall’autore a partire dal suo arresto e dal viaggio ad Auschwitz fino alla
liberazione. Alla fine del lavoro Levi scrisse la prefazione in cui afferma che i “capitoli
sono stati scritti non in successione logica ma per ordine di urgenza” e che il lavoro di
raccordo è stato svolto successivamente.
Il protagonista è lo scrittore stesso che rievoca la propria drammatica esperienza in
prima persona gli altri personaggi sono i prigionieri del lager. Accanto ai prigionieri
compaiono anche i loro carcerieri, in particolari le SS.
Se questo è un uomo può essere considerato, come suggerisce lo stesso autore:
Un libro di memorie che rievoca le barbarie del campo di sterminio.
Un libro-documento per fornire documenti per uno studio di alcuni aspetti
dell’animo umano.
Uno studio scientifico delle leggi che regolano l’assurda società del lager che
mette a nudo le debolezze, le paure ma anche la generosità e l’altruismo
dell’uomo.
Se questo è un uomo si colloca per lo stile all’interno della corrente del Neorealismo (si
sviluppa in Italia verso la fine degli anni ’30. In particolare dopo la seconda guerra
mondiale gli scrittori che ne fanno parte avvertono la necessità di farsi interpreti dei
problemi e dei bisogni dell’uomo; vogliono contribuire attraverso un impegno politico e
sociale. I temi più comuni sono: la lotta, i partigiani, la fame, la miseria ecc…). Il lessico
chiaro e preciso e la struttura sintattica rispondono alle esigenza di una scrittura
facilmente comprensibile.
Caratteristica principale e una grande capacità analitica che da luogo ad una struttura
argomentativa. L’autore stesso definisce la sua parola capace di disciplinare l’urgenza
del ricordo e dei sentimenti. Da questa esigenza deriva una narrazione puntuale e quasi
schematica delle storie e dell’abitudine dei diversi prigionieri nei diversi capitoli,
attraverso le quali l’autore vuole far risaltare la condizione dell’uomo che giunge
all’annientamento della sua dignità e diventa un sopravvissuto.
Nel libro si possono individuare due piani narrativi, che si manifestano con l’uso di un
diverso tempo del racconto. Il primo è caratterizzato dalla testimonianza impulsiva dei
fatti in sui prevale l’uso del passato, il secondo predominante è quello in cui l’autore
utilizza il presente; questo corrisponde al momento della scrittura meditata libera
dall’emozione e del ricordo.
Nell’opera si individuano temi legati al momento storico, quali:
La deportazione e la Shoah degli ebrei nei campi di sterminio.
La solitudine e l’inferno della vita nei lager.
La competizione per sopravvivere all’interno del campo.
L’obbiettivo dei nazisti di privare i loro prigionieri della liberta per ridurli a bestie.
Ma il tema principale è l’obbligo morale di ricordare e di tramandare la memoria storica
per evitare il ripetersi degli stessi errori.
Considerate se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.