-dille-
Ominide
3 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Primo Levi's literary works reflect his passion for science, particularly chemistry, alongside a mastery of humanistic studies.
  • His writings often incorporate classical influences, with Latin and Greek elements, showcasing his education and appreciation for modern languages.
  • "Se questo è un uomo" exemplifies Levi's depiction of the linguistic diversity encountered in concentration camps, notably featuring German, Polish, Russian, and Yiddish.
  • Levi integrates non-official languages like dialects, reflecting his Piedmontese roots, as seen in "Il sistema periodico" with expressions such as "a j’era trop bordél".
  • In the 1950s, Levi's work increasingly featured direct speech, evident in "Chiave a stella," incorporating informal language and regional expressions.

Come denotano diverse opere pubblicate dopo i suoi romanzi più famosi, rivolti alla propria esperienza nei campi di concentramento, Primo Levi aveva una passione per il mondo della scienza, della chimica in particolare ma questo sicuramente non va a precludere la sua padronanza di tematiche maggiormente rivolte al mondo degli studi umanistici.

Indice

  1. Linguaggio e influenze culturali
  2. Linguaggi del lager e dialetti
  3. Linguaggio informale e discorso diretto

Linguaggio e influenze culturali

In tutta la sua carriera letteraria è infatti facile notare una padronanza assoluta della lingua italiana, e non solo, probabilmente ricavata anche dai suoi studi liceali improntanti sul mondo classico, oltre all’inserimento di vari latinismi e grecismi e termini particolarmente aulici di origini italiana, si denota anche un apprezzamento rivolto alle lingua moderne. Un chiaro esempio si riscontra in “Se questo è un uomo” in cui arriva a definire il lager come una sorta di Babele in cui “si è circondati da una perpetua Babele, in cui tutti urlano ordini e minacce in lingue mai prima udite, e guai a chi non afferra a volo”, questo aspetto giustifica dunque l’inserimento in diversi punti di termini provenienti da altre lingue, lingue che sentiva parlate tutte accanto a lui.

Linguaggi del lager e dialetti

Tra queste ovviamente la più frequente è sicuramente il tedesco, che si riscontra già nella terribile scritta che campeggia sull’entrata di Auschwitz e che prosegue poi con gli ordini che i soldati delle SS rivolgevano, spesso in tono imperativo, ai prigionieri, tuttavia tra le altre lingue di fondamentale importanza sono anche il polacco, il russo e lo jiddish, che testimoniano anche la provenienza degli altri prigionieri. Levi utilizza però anche le lingue non ufficiali, come i dialetti, in alcuni casi, lui aveva origini piemontesi dunque spesso emergono le sue radici tramite le parole del dialetto, in “Il sistema periodo” nel primo capitolo racconta la storia della sua famiglia e quindi di come i suoi antenati siano arrivati in Piemonte e da qui inserisce alcune frasi in dialetto, come ad esempio “a j’era trop bordél” che significa letteralmente “c’era troppo bordello”.

Linguaggio informale e discorso diretto

Soprattutto negli anni cinquanta si nota anche un approccio sempre più frequente al discorso diretto, evidente nella lingua informale di Faussone in “Chiave a stella”, in cui emergono:

    • Modi di dire, ad esempio “far la fisica” che significa maledire qualcosa o qualcuno;

    • Pronome pleonastico, come in “di tedesco non ne so neanche una parola”;

    • Anacoluti

    • Assenza della doppia negazione, che si nota in “avevano servito proprio niente”

    • Coniugazioni errate

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'influenza della scienza e della chimica nelle opere di Primo Levi?
  2. Primo Levi aveva una passione per la scienza, in particolare per la chimica, che si riflette nelle sue opere, senza però escludere la sua padronanza delle tematiche umanistiche.

  3. Come si manifesta la padronanza linguistica di Primo Levi nei suoi scritti?
  4. Levi dimostra una padronanza assoluta della lingua italiana, arricchita da latinismi, grecismi e termini aulici, oltre a un apprezzamento per le lingue moderne, come evidenziato in "Se questo è un uomo".

  5. Quali lingue e dialetti sono presenti nei racconti di Levi sui campi di concentramento?
  6. Nei suoi racconti, Levi include il tedesco, il polacco, il russo e lo yiddish, oltre a dialetti come il piemontese, per rappresentare la diversità linguistica dei prigionieri e le sue radici.

  7. In che modo Levi utilizza il linguaggio informale e il discorso diretto nelle sue opere?
  8. Negli anni cinquanta, Levi adotta un linguaggio informale e discorso diretto, come in "Chiave a stella", utilizzando modi di dire, pronomi pleonastici, anacoluti e coniugazioni errate.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community