Francy1982
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Concetti Chiave

  • Il contenuto esplora riflessioni sulla vita e il destino, immaginando come sarebbe una vita diversa se non fosse segnata dall'ineluttabilità della morte.
  • Viene idealizzata una figura di donna semplice e genuina, contrapposta a quella sofisticata e di classe, celebrando la serenità e la purezza.
  • Ci sono ricordi nostalgici di un'estate passata, sottolineando come le cose semplici e familiari abbiano un ruolo fondamentale nella felicità.
  • Il ritorno alla gioventù clericale è evocato come un rifugio e una riconciliazione con il passato, in un contesto di saggezza e spiritualità.
  • La bellezza delle riunioni con amici e le cene all'aperto sono descritte come momenti di semplice gioia e convivialità, esaltando il valore delle piccole cose.

I.

Indice

  1. Riflessioni sulla vita e il destino
  2. Ideale di donna e semplicità
  3. Sogni di un'estate passata
  4. Ritorno alla gioventù clericale
  5. Riunioni con amici e ricordi
  6. Cene all'aperto e semplicità

Riflessioni sulla vita e il destino

Io penso talvolta che vita, che vita sarebbe la mia,

se già la Signora vestita di nulla non fosse per via...

E penso pur quale Signora m'avrei dalla sorte per moglie,

se quella tutt'altra Signora non già s'affacciasse alle soglie.

II.

Ideale di donna e semplicità

Sposare vorremmo non quella che legge romanzi, cresciuta

tra gli agi, mutevole e bella, e raffinata e saputa...

Ma quella che vive tranquilla, serena col padre borghese

in un'antichissima villa remota del Canavese...

Ma quella che prega e digiuna e canta e ride, più fresca

dell'acqua, e vive con una semplicità di fantesca,

ma quella che porta le chiome lisce sul volto rosato

e cuce e attende al bucato e vive secondo il suo nome:

un nome che è come uno scrigno di cose semplici e buone,

che è come un lavacro benigno di canfora spigo e sapone...

un nome così disadorno e bello che il cuore ne trema;

il candido nome che un giorno vorrò celebrare in poema,

il fresco nome innocente come un ruscello che va:

Felìcita! Oh! Veramente Felìcita!... Felicità...

III.

Sogni di un'estate passata

Quest'oggi il mio sogno mi canta figure, parvenze tranquille

d'un giorno d'estate, nel mille e... novecento... quaranta.

(Adoro le date. Le date: incanto che non so dire,

ma pur che da molto passate o molto di là da venire.)

Sfioriti sarebbero tutti i sogni del tempo già lieto

(ma sempre l'antico frutteto darebbe i medesimi frutti).

Sopita quell'ansia dei venti anni, sopito l'orgoglio

(ma sempre i balconi ridenti sarebbero di caprifoglio).

Lontano i figli che crebbero, compiuti i nostri destini

(ma sempre le stanze sarebbero canore di canarini).

Vivremo pacifici in molto agiata semplicità;

riceveremmo talvolta notizie della città...

la figlia: "...l'evento s'avanza, sarete Nonni ben presto:

entro fra poco nel sesto mio mese di gravidanza..."

il figlio: "...la Ditta ha ripreso le buone giornate. Precoci

guadagni. Non è più dei soci quel tale ingegnere svedese".

Vivremmo, diremmo le cose più semplici, poi che la Vita

è fatta di semplici cose, e non d'eleganza forbita.

IV.

Ritorno alla gioventù clericale

Da me converrebbero a sera il Sindaco e gli altri ottimati,

e nella gran sala severa si giocherebbe, pacati.

Da me converrebbe il Curato, con gesto canonicale.

Sarei - sui settanta - tornato nella gioventù clericale,

poi che la ragione sospesa a lungo sul nero Infinito

non trova migliore partito che ritornare alla Chiesa.

V.

Riunioni con amici e ricordi

Verreste voi pure di spesso, da lungi a trovarmi, o non vinti

ma calvi grigi ritinti superstiti amici d'adesso...

E tutta sarebbe per voi la casa ricca e modesta;

si ridesterebbero a festa le sale ed i corridoi...

Verreste, amici d'adesso, per ritrovare me stesso,

ma chi sa quanti me stesso sarebbero morti in me stesso!

Che importa! Perita gran parte di noi, calate le vele,

raccoglieremmo le sarte intorno alla mensa fedele.

Però che compita la favola umana, la Vita concilia

la breve tanto vigilia dei nostri sensi alla tavola.

Ma non è senza bellezza quest'ultimo bene che avanza

ai vecchi! Ha tanta bellezza la sala dove si pranza!

La sala da pranzo degli avi più casta d'un refettorio

e dove, bambino, pensavi tutto un tuo mondo illusorio.

La sala da pranzo che sogna nel meriggiar sonnolento

tra un buono odor di cotogna, di cera da pavimento,

di fumo di zigaro, a nimbi... La sala da pranzo, l'antica

amica dei bimbi, l'amica di quelli che tornano bimbi!

VI.

Cene all'aperto e semplicità

Ma a sera, se fosse deserto il cielo e l'aria tranquilla

si cenerebbe all'aperto, tra i fiori, dinnanzi alla villa.

Non villa. Ma un vasto edifizio modesto dai piccoli e tristi

balconi settecentisti fra il rustico ed il gentilizio...

Si cenerebbe tranquilli dinnanzi alla casa modesta

nell'ora che trillano i grilli, che l'ago solare s'arresta

tra i primi guizzi selvaggi dei pippistrelli all'assalto

e l'ultime rondini in alto, garrenti negli ultimi raggi.

E noi ci diremmo le cose più semplici poi che la vita

è fatta di semplici cose e non d'eleganza forbita:

"Il cielo si mette in corruccio... Si vede più poco turchino..."

"In sala ha rimesso il cappuccio il monaco benedettino."

"Peccato!" - "Che splendide sere!" - "E pur che domani si possa..."

"Oh! Guarda!... Una macroglossa caduta nel tuo bicchiere!"

Mia moglie, pur sempre bambina tra i giovani capelli bianchi,

zelante, le mani sui fianchi andrebbe sovente in cucina.

"Ah! Sono così malaccorte le cuoche... Permesso un istante

per vigilare la sorte d'un dolce pericolante..."

Riapparirebbe ridendo fra i tronchi degli ippocastani

vetusti, altoreggendo l'opera delle sua mani.

E forse il massaio dal folto verrebbe del vasto frutteto,

recandone con viso lieto l'omaggio appena raccolto.

Bei frutti deposti dai rami in vecchie fruttiere custodi

ornate a ghirlande, a episodi romantici, a panorami!

Frutti! Delizia di tutti i sensi! Bellezza concreta

del fiore! Ah! Non è poeta chi non è ghiotto dei frutti!

E l'uve moscate più bionde dell'oro vecchio; le fresche

susine claudie, le pesche gialle a metà rubiconde,

l'enormi pere mostruose, le bianche amandorle, i fichi

incisi dai beccafichi, le mele che sanno di rose

emanerebbero, amici, un tale aroma che il cuore

ricorderebbe il vigore dei nostri vent'anni felici.

E sotto la volta trapunta di stelle timide e rare

oh! dolce resuscitare la giovinezza defunta!

Parlare dei nostri destini, parlare di amici scomparsi

(udremmo le sfingi librarsi sui cespi di gelsomini...)

Parlare d'amore, di belle d'un tempo... Oh! breve la vita!

(la mensa ancora imbandita biancheggierebbe alle stelle).

Parlare di letteratura, di versi del secolo prima:

"Mah! Come un libro di rima dilegua, passa, non dura!"

"Mah! Come son muti gli eroi più cari e i suoni diversi!

È triste pensare che i versi invecchiano prima di noi!"

"Mah! Come sembra lontano quel tempo e il coro febeo

con tutto l'arredo pagano, col Re-di-Tempeste Odisseo..."

Or mentre che il dialogo ferve mia moglie, donnina che pensa,

per dare una mano alle serve sparecchierebbe la mensa.

Pur nelle bisogna modeste ascolterebbe curiosa;

- "Che cosa vuol dire, che cosa faceva quel Re-di-Tempeste?"

Allora, tra un riso confuso (con pace d'Omero e di Dante)

diremmo la favola ad uso della consorte ignorante.

Il Re di Tempeste era un tale

che diede col vivere scempio

un bel deplorevole esempio

d'infedeltà maritale,

che visse a bordo d'un yacht

toccando tra liete brigate

le spiaggie più frequentate

dalle famose cocottes...

Già vecchio, rivolte le vele

al tetto un giorno lasciato,

fu accolto e fu perdonato

dalla consorte fedele...

Poteva trascorrere i suoi

ultimi giorni sereni,

contento degli ultimi beni

come si vive tra noi...

Ma né dolcezza di figlio,

né lagrime, né pietà

del padre, né il debito amore

per la sua dolce metà

gli spensero dentro l'ardore

della speranza chimerica

e volse coi tardi compagni

cercando fortuna in America...

- Non si può vivere senza

danari, molti danari...

Considerate, miei cari

compagni, la vostra semenza! -

Vïaggia vïaggia vïaggia

vïaggia nel folle volo

vedevano già scintillare

le stelle dell'altro polo...

vïaggia vïaggia vïaggia

vïaggia per l'alto mare:

si videro innanzi levare

un'alta montagna selvaggia...

Non era quel porto illusorio

la California o il Perù,

ma il monte del Purgatorio

che trasse la nave all'in giù.

E il mare sovra la prora

si fu rinchiuso in eterno.

E Ulisse piombò nell'Inferno

dove ci resta tuttora...

Io penso talvolta che vita, che vita sarebbe la mia,

se già la Signora vestita di nulla non fosse per via.

Io penso talvolta...


I.

Talvolta mi soffermo a pensare a che vita sarebbe la mia

Se la signora vestita di niente non fosse per la via

e penso anche a quale altra signora mi avrebbe affidato in moglie la sorte

e se quest'altra signora si affaccasse alle porte

II.

Vorremo sposare la donna che legge i romanzi e che è

cresciuta in una vita agiata, mutevole e bella, raffinata e intelligente

Ma quella che vive tranquilla, serena col padre borghese

in un'antichissima villa remota del Canavese...

Ma quello che prega, fa digiuni, canta e ride

Più fresca dell'acqua e cica con la semplicità di una bambina

Ma quella che porta i capelli lisci sul viso roseo

che sa cucinre e che stende il bucato e vive secondo il suo nome

un nome che è come uno scrigno di cose semplici e buone

che è come un lavagro di canfora e sapone

un nome semplice e bello che fa tremare il cuore

il candido nome a cui un giorno vorrei dedicare una poesia

Il fresco nome innocente come un ruscello che va:il fresco nome innocente come un ruscello che va:

Felìcita! Oh! Veramente Felìcita!... Felicità...

III.

Oggi il mio sogno mi canta immagini, immagini tranquille

di una giornata di estate del 1940

Amo le date. Le date sono un incanto non so che altro dire

pure quelle molto vecchie e quelle future

Sarebbero appassiti tutti i sogni dei tempi felici

ma sempre il vecchioo frutteto darebbe gli stessi frutti

Si è calmata quell'ansia che avevo a 20 anni

e quello'orgolio che avevo

ma sempre le terrazze ridenti sarebero di caprifoglio

Lontano ai i figli che son cresciuti, csi sono compiuti i nostri destini

ma sempre le stanze sembrano piene di canti come quelli dei canarini

Vivremo in pace e in agiata semplicità

e delle volte avremo notizie dalla città

la figlia ci dirà che l'evento si avanza e che saremo nonni molto presto

perchè entra nel 6sto mese di gravidanza

e il figlio ci dirà che la ditta ha ripreso a funzionare. e che sta godendo di precoci guadagni. E che quell'ingegnere svedese è al pari dei soci

Vivremo parleremo di cose semplici perchè la vita di esse è fatta

e non di eleganza forbita

IV.

Da e verrebbero a cena la sera il Sindaco e gli altri cittadini in vista

E nel salone si giocherebbe tranquilli

Da me converrebbero a sera il Sindaco e gli altri ottimati,

e nella gran sala severa si giocherebbe, pacati.u

Da me verrebbe il curato con fare clericale

sarei sui 70anni tornato alla gioventù nella Chiesa

Poichè la ragione dopo che è rimasta ferma a pensare ad un futuro infinito buio

torna alla Chiesa

V.

Verreste pure voi da molto lontano a trovarmi non

da vinti ma come superstiti delle mie attuali amicizie

e per voi tutta la mia casa sarebbe ricca e modesta

tutto , sale e corridoi, sarebbe addobbato a festa

Amici di adesso verreste a trovarmi

ma chissa quanto mi troverete cambiato

Che importa! è morta gran parte di noi, abbassate le vele,

Raccoglieremo le sarte intorno al tavolo dei fedeli

Però che quando sia finita la favola umana

la vita unisce i nostri sensi alla tavola.

Ma non è senza bellezza questa ultima gioia che hanno gli anziani

E' tanto bella la sala dove si pranza

la sala da pranzo degli antenati più semplice di un refettorio

e dove da bambino pensavi tutto un tuo mondo illusorio

La sala da pranzo che sogna nel pomeriggio sonnolento

tra un buon profumo di cotogna e di cera per pavimenti e di

fumo di un sigaro e di nimbi...La sala da pranzo

la vecchia amica dei bambini e id quelli ceh tornano bambini

VI.

Ma quando arriva la sera, se il cielo è senza nuvole e onn tira il vento

si cenerebbe all'aperto tra i fiori che sono davanti alla villa

Ma a sera, se fosse deserto il cielo e l'aria tranquilla

si cenerebbe all'aperto, tra i fiori, dinnanzi alla villa.

Non villa. Ma del grande edificio modesto con i piccoli e tristi balconi

del 700 a metà tra lo stile rustico e quello gentilizio

Si cenerebbe tranquilli davanti alla cosa modesta

nell'ora in cui i grilli cominciano a cantare, e che il sole nn brilla più

Tra i primi voli dei pipistrelli all'assalto

e con le ultime rondini in alto che, garrenti negli ultimi raggi

E noi diremo le cose più semplici questo perchè la vita è fatta di cose semplici

e non di cose di eleganza forbita:

"Il cielo si mette in corruccio... Si vede più poco turchino..."

"In sala ha rimesso il cappuccio il monaco benedettino."

"Peccato!" - "Che splendide sere!" - "E pur che domani si possa..."

"Oh! Guarda!... Una macroglossa caduta nel tuo bicchiere!"

Mia moglie, una bambina con i capelli bianchi, è zelante

tiene le mani sui fianchi e andrebbe spesso in cucina

"Ah! Sono così malaccorte le cuoche... Permesso un istante

per vigilare la sorte d'un dolce pericolante..."

e poi tornerebbe ridendo tra i tronchi dei vecchi ippocastani

tenendo in mano il suo dolce

E forse il massaio nel grande frutteto verrebbe

recandoci con viso lieto un omaggio appena colto

Bei frutti spostati dai rami e poste in vecchie fruttiere che li custodiscono

ornate da ghirlande a episodi e panorami romantici

Frutti! Delizia di tutti e 5 i sensi! Bellezza concreta

del fiore! Ah! non è un vero poeta chi non è ghiotto di frutti

e le uve moscate più bionde dell'oro vecchio; le fresche

susine Claudie, le pesche gialle e a metà tonde

Le enormi e mostruose pere, le bianche mandorle, i fichi

incisi nei beccafichi, le mele che sanno di rose

emanerebbero, cari amici miei, un arome così intenso che il

core ricorderebbe la gioia e la forza dei 20 anni felici

e sotto il cielo pieno di stelle rare e poco luminose

è dolce far tornare la giovinezza ormai scomparsa

Parlare del nostro futuro, degli amici scomparsi

di amore di cose belle di un tempo....Oh! breve la vita

intanto la tavola ancora apparecchiata sarebbe illuminata dalle stelle

Parlare di letteratura e di versi del secolo prima

"Mah! Come un libro di rima dilegua, passa, non dura!"

"Mah! Come son muti gli eroi più cari e i suoni diversi!

È triste pensare che i versi invecchiano prima di noi!"

"Mah! Come sembra lontano quel tempo e il coro febeo

con tutto l'arredo pagano, col Re-di-Tempeste Odisseo..."

Nel bel mezzo del dialogo mia moglie, donna intelligente,

aiuterebbe le serve a sparecchiare

e poi si metterebbe in ascolto modesta:

- "Che cosa vuol dire, che cosa faceva quel Re-di-Tempeste?"

Allora tra una risata confusa diremmo una favola per la consorte ignorante

Il Re di Tempeste era un tale

che diede col vivere scempio

un bel deplorevole esempio

d'infedeltà maritale,

che visse a bordo d'un yacht

toccando tra liete brigate

le spiaggie più frequentate

dalle famose cocottes...

Già vecchio, rivolte le vele

al tetto un giorno lasciato,

fu accolto e fu perdonato

dalla consorte fedele...

Poteva trascorrere i suoi

ultimi giorni sereni,

contento degli ultimi beni

come si vive tra noi...

Ma né dolcezza di figlio,

né lagrime, né pietà

del padre, né il debito amore

per la sua dolce metà

gli spensero dentro l'ardore

della speranza chimerica

e volse coi tardi compagni

cercando fortuna in America...

- Non si può vivere senza

danari, molti danari...

Considerate, miei cari

compagni, la vostra semenza! -

Vïaggia vïaggia vïaggia

vïaggia nel folle volo

vedevano già scintillare

le stelle dell'altro polo...

vïaggia vïaggia vïaggia

vïaggia per l'alto mare:

si videro innanzi levare

un'alta montagna selvaggia...

Non era quel porto illusorio

la California o il Perù,

ma il monte del Purgatorio

che trasse la nave all'in giù.

E il mare sovra la prora

si fu rinchiuso in eterno.

E Ulisse piombò nell'Inferno

dove ci resta tuttora...

Io penso talvolta che vita, sarebbe la mia

se per la via non ci fosse la signora vestita di nulla

L signora vestita di nulla è la morte che inevitabilmente arriva, sono la morte e la malattia che per Gozzano rendono il poeta un uomo comune. Inoltre Gozzao mette a contrasto la vita dell'adulto dominata dall'interesse economico e quella del giovane che è più spensierato, molte volte c'è il richiamo ai 20 anni. do po la giovinezza la poesia deve cantare la normalità vissuta dagli adulti e qui Gozzano ci dice che la felicità della vita si ha nelle cose semplici sono queste che ci fanno ricordare le cose belle della nostra vita per l'autore l'odore della frutta buona può aiutarci a tornare ai vent'anni faleici. L'uomo adulto non ama le cose belle e sfarzose, ma quelle semplici, gli affetti degli amici e l'amore di una donna genuina.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale delle riflessioni sulla vita e il destino?
  2. Il tema principale è la contemplazione della vita e del destino, con un pensiero ricorrente sulla morte e su come essa influenzi la percezione della vita stessa.

  3. Qual è l'ideale di donna descritto nel testo?
  4. L'ideale di donna è rappresentato da una figura semplice, serena, che vive in tranquillità e modestia, lontana dagli agi e dalla sofisticazione, incarnando valori di semplicità e genuinità.

  5. Come vengono descritti i sogni di un'estate passata?
  6. I sogni di un'estate passata evocano immagini tranquille e nostalgiche di un tempo felice, con un richiamo alla semplicità e alla serenità della vita di un tempo.

  7. Cosa rappresenta il ritorno alla gioventù clericale?
  8. Il ritorno alla gioventù clericale rappresenta un ritorno alla fede e alla comunità, un rifugio nella Chiesa dopo una vita di riflessioni e incertezze, cercando pace e stabilità.

  9. Qual è l'importanza delle cene all'aperto e della semplicità?
  10. Le cene all'aperto simboleggiano la bellezza delle cose semplici e genuine, un momento di condivisione e serenità che esalta i piaceri della vita quotidiana e il valore degli affetti sinceri.

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