Concetti Chiave
- "Mistero buffo" di Dario Fo recupera leggende popolari per narrare la trasformazione di un contadino in giullare, simbolo di ribellione contro i potenti.
- Il protagonista, un contadino derubato e umiliato, riceve da Gesù il dono della parola per smascherare e irridere i vizi dei potenti.
- La figura del giullare incarna la rabbia e il risentimento del popolo, trasformando la sofferenza in grottesca satira sociale.
- Dario Fo, attraverso il teatro popolare, utilizza il grammelot per evocare emozioni e impressioni, superando i limiti del linguaggio tradizionale.
- Nel suo spettacolo, Fo impiega il padano, un linguaggio che mescola i dialetti della Pianura Padana, per far risuonare significati attraverso i suoni.
La nascita del giullare
Nel testo, Dario Fo recupera alcune leggende popolari sulla nascita di un giullare. Prima di fare l'intrattenitore con recitazione, ballo e mimo nelle piazze o nelle corti dei palazzi signorili, il protagonista era un contadino che, con fatica e bravura, aveva reso fertile un terreno incolto e apparentemente di nessuno. Un giorno, però, si era presentato il padrone per rivendicare quella terra diventata fertile. Al rifiuto del contadino, il padrone risponde con la brutalità della violenza, confiscando il raccolto e violentando la moglie del contadino.
Il dono di Gesù
La donna, non potendo sopportare la vergogna, fugge, i figli muoiono di fame e il contadino per la disperazione decide di impiccarsi. Proprio quando è sul punto di farlo, viene fermato da una voce che gli chiede da bere e da mangiare. Cedendo all'istinto di solidarietà, il contadino accontenta lo sconosciuto che si rivela in seguito Gesù in persona, che offre al buon uomo un dono meraviglioso: gli insegna l'uso dei gesti e delle parole per guadagnare la fiducia in sé e negli altri. Il testo riporta il lungo monologo affidato al personaggio di un contadino destinato, per intervento divino, a diventare giullare. Nella visione di Fo, il giullare è una figura potente, di rottura, che si fa carico della rabbia e del risentimento del popolo nei confronti dei potenti e la traduce in chiave grottesca. Il contadino scelto è dunque il simbolo di tutte le violenze e sopraffazioni degli umili che aspettano soltanto di essere "vendicate": il protagonista del testo è stato derubato del suo raccolto, umiliato attraverso la violenza perpetrata su sua moglie, privato dell'affetto dei figli morti di fame. In una parola: chi potrebbe essere più arrabbiato e risentito di lui?
Il potere della parola
Ed è proprio a questo umile tra gli umili che Gesù Cristo decide di affidare un compito di primo piano: irridere i potenti, raccontando i loro vizi e le loro ruberie. Ben sapendo quanto fossero scarse le possibilità per i contadini di ottenere giustizia dalla legge o attraverso la ribellione, Gesù dona al povero contadino l'arma della parola, per «dar contro ai padroni, e schiacciarli, perché gli altri capiscano». Ma non una parola qualsiasi, bensì quella che fa ridere, perché «se si ride contro i padroni, il padrone da montagna che è diviene collina, e poi più niente».
Il teatro di Dario Fo
Il teatro popolare, di cui Dario Fo è stato fautore e interprete insuperato, è basato su testi in cui la parola non comunica significati ma emozioni, impressioni per mezzo dei suoni che l'attore riesce a suggerire attraverso la sua interpretazione.
Unico attore in scena, Fo recita una fantasiosa rielaborazione di testi antichi in grammelot, un linguaggio teatrale derivato dalla tradizione della commedia dell'arte e costituito da suoni che imitano il ritmo e l'intonazione di un idioma reale.
Nel Mistero buffo Fo utilizza il padano, una mescolanza dei vari dialetti parlati nella Pianura Padana e di parole il cui suono evoca dei significati.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine del giullare secondo Dario Fo?
- Qual è il dono che Gesù offre al contadino?
- Come viene descritto il potere della parola nel testo?
- Qual è il ruolo del teatro popolare secondo Dario Fo?
- In che modo Dario Fo utilizza il linguaggio nel suo teatro?
Dario Fo recupera leggende popolari in cui un contadino, dopo aver subito ingiustizie e violenze, riceve da Gesù il dono della parola e dei gesti, trasformandosi in un giullare capace di sfidare i potenti.
Gesù offre al contadino il dono della parola e dei gesti, permettendogli di guadagnare fiducia in sé e negli altri, e di irridere i potenti attraverso il teatro.
La parola è vista come un'arma potente per sfidare i potenti, capace di ridicolizzarli e di far comprendere agli altri le loro ingiustizie, trasformando la rabbia in risata.
Il teatro popolare, secondo Dario Fo, comunica emozioni e impressioni attraverso suoni e interpretazioni, piuttosto che significati diretti, utilizzando linguaggi come il grammelot.
Dario Fo utilizza il grammelot, un linguaggio teatrale che imita il ritmo e l'intonazione di un idioma reale, e il padano, una mescolanza di dialetti della Pianura Padana, per evocare significati attraverso i suoni.