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Concetti Chiave

  • Cecilia rappresenta una città in continua espansione, che inghiotte lo spazio naturale, simbolo delle moderne megalopoli.
  • Il dialogo tra Marco Polo e un capraio evidenzia la contrapposizione tra esperienza della città e conoscenza della natura.
  • Col tempo, sia il cittadino che il capraio si smarriscono in Cecilia, che ha perso le sue caratteristiche uniche e riconoscibili.
  • Calvino critica la perdita di identità delle città moderne, che diventano luoghi alienanti privi di una fisionomia riconoscibile.
  • La natura è ridotta ai minimi termini, sottolineando un tema attuale di urbanizzazione e perdita di spazi verdi.

Indice

  1. Dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan
  2. Incontro tra cittadino e capraio
  3. Cecilia e la perdita di identità

Dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan

Come Leonia, è una città continua, in particolare la quarta della serie ed è immagini della megalopoli che si espande inghiottendo in sé tutto lo spazio naturale. In apertura, si immagina infatti un dialogo tra Marco Polo e Kublai Kahn, il primo esordisce “tu mi rimproveri perché ogni mio racconta nel bel mezzo d’una città senza dirti dello spazio che s’estende tra una città e l’altra: se lo coprano i mari, i campi di segale, le foreste di larici, le paludi”.

Incontro tra cittadino e capraio

Il tema è quindi quello della città come spazio artificiale dove risiedono gli individui e che si allarga fino a coprire lo spazio naturale, Cecilia in particolare presenta una struttura binaria-bipolare al quadrato: oltre a Marco Polo e Kublai Khan abbaimo anche altri due personaggi che si incontrano, ossia sempre Marco Polo nelle vesti di cittadino ed un capraio che deve attraversare Cecilia e che quindi chiede indicazioni. Abbiamo anche un prima e in poi, due tempi separati che danno luogo a due rappresentazioni della città diverse, questa doppia bipolarità somiglia alla struttura che presiede alla cartolina di Tecla perché anche lì troviamo un dialogo tra due interlocutori e un prima collegato ad un poi [mattino e sera]. Qui però i tempi non sono così ravvicinati, molti anni sono infatti passati. Il capraio chiede indicazioni, non sorprende che il fatto che non conosca la strada, dato che la sua esperienza lo porta meglio a conoscere i pascoli, immersi nella natura, e infatti si scusa di questa sua ignoranza: “compatiscimi, sono un pastore in transumanza […] chiedimi il nome dei pascoli, li conosco tutti, le città per me non hanno nome: sono luoghi senza foglie che separano un pascolo dall’altro”. La prima domanda che pone a Marco Polo, riguarda il luogo in cui si trova, ed il cittadino rimane sorpreso dal fatto che non conosca Cecilia: “io al contrario di te riconosco solo le città e non distinguo ciò che è fuori. Nei luoghi disabitati ogni pietra e ogni erba si confonde ai miei occhi con ogni pietra ed erba”. Due ordini diametralmente opposti di esperienza: il capraio va sempre alla ricerca di pascoli e sa riconoscere i luoghi naturali ma si perde in quelli artificiali e il cittadino che non sa individuare le differenze della natura, perché abituato alla città, la conoscenza dipende dalla continuità dell’esperienza.

Cecilia e la perdita di identità

Secondo incontro tra i due personaggi a distanza di anni, prima si muovevano sul piano verticale, erano sincroni, vivono in contemporanea, poi però si dispongono lungo l’asse diacronico delle ascisse. Qui infatti, anche il cittadino si smarrisce nella città natale di Cecilia e chiede informazione ad un passante, che casualmente è il capraio, egli fornisce l’informazione sul luogo in cui si trovano aggiungendo “da tanto camminiamo per le sue vie, io e le capre, non s’arriva a uscirne…”. La perdizione è data dal fatto che Cecilia sia cambiata, il cittadino non sa più distinguerla dalle altre città, Calvino denuncia quindi la somiglianza della città, che perdono le caratteristiche che le rendeva uniche e riconoscibili. Questo è il presupposto per un’esperienza alienante, noi abbiamo di localizzare le nostre esperienze, gli eventi fondamentali della nostra vita hanno bisogno di una scenografia e noi li ricordiamo anche perché ambientati in un luogo preciso, dunque necessitiamo di coordinate spazio-temporali. La città di Cecilia è stato luogo di determinate esperienze fino a quando aveva un propria fisionomia riconoscibile, non può essere parte della nostra storia perché non ha un volto e non ha un nome, nel senso che non ha identità [il cittadino non è in grado di riconoscerla, di darle il nome, come il capraio all’inizio]. “Cecilia è dappertutto”, lo spazio tra una città e l’altra nominato all’inizio non esiste, dato che le città hanno inghiottito tutto, tema moderno ed attuale: diversi architetti hanno infatti ipotizzato negli anni ’90 un megalopoli tra Milano e Torino, urbanizzazione che si sarebbe estesa quindi in tutta la Padania nord-occidentale. Conclude il capraio dicendo “qui una volta doveva esserci il Prato della Salvia Bassa. Le mie capre riconoscono le erbe dello spartitraffico”, la natura è stata quindi ridotta ai minimi termini.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale del dialogo tra Marco Polo e Kublai Khan?
  2. Il dialogo esplora l'espansione delle città come Leonia, che inghiottono lo spazio naturale, e la difficoltà di Marco Polo nel descrivere gli spazi tra le città.

  3. Qual è il contrasto tra il cittadino e il capraio nell'incontro a Cecilia?
  4. Il cittadino conosce solo le città e si perde nella natura, mentre il capraio conosce i pascoli naturali ma si smarrisce negli spazi urbani.

  5. Come si evolve la relazione tra il cittadino e il capraio nel tempo?
  6. Inizialmente sincronici, col tempo si dispongono lungo un asse diacronico, con il cittadino che si smarrisce nella città natale di Cecilia, ora irriconoscibile.

  7. Cosa rappresenta la città di Cecilia nella narrazione?
  8. Cecilia rappresenta la perdita di identità delle città moderne, che diventano indistinguibili e alienanti, perdendo le caratteristiche uniche che le rendevano riconoscibili.

  9. Qual è il messaggio finale del capraio riguardo alla natura e all'urbanizzazione?
  10. Il capraio sottolinea come la natura sia stata ridotta ai minimi termini, con le capre che riconoscono solo le erbe dello spartitraffico, evidenziando l'impatto dell'urbanizzazione.

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