Concetti Chiave
- "Il Principe" di Machiavelli, scritto tra il 1513 e il 1516, suscitò scandalo per il suo approccio realistico alla politica, pubblicato postumo nel 1532.
- La struttura del testo include una descrizione dei vari tipi di principato, il comportamento politico ideale e un appello a Lorenzo De' Medici per liberare l'Italia.
- Nei "Discorsi sulla prima deca di Tito Livio", Machiavelli si ispira alla storia romana per riflettere sulla stabilità delle istituzioni e sulla grandezza della repubblica.
- Machiavelli sostiene che la politica deve basarsi sulla realtà, non sulla morale, e che un leader deve essere giudicato dalla sua capacità di rafforzare lo stato.
- La lingua di Machiavelli è il fiorentino del '500, caratterizzata da chiarezza e brevità, con l'uso di latinismi e espressioni popolari.
Indice
Origine e Dedica del Testo
Il titolo originale era De Principatibus. Machiavelli lo scrisse a San Casciano tra luglio e dicembre 1513. Tra il 1515 e il 1516 scrive una dedica da mettere all'inizio del libro: inizialmente per Giuliano De Medici, ma quando questi è eletto papa diventa per Lorenzo De' Medici, nuovo signore di Firenze. Anche il capitolo finale, in cui sembra rinnegare i capitoli precedenti, sarà scritto anni dopo. La pubblicazione avviene postuma nel 1532. Il testo, di argomento politico, fin da subito suscita scandalo. I testi politici precedenti rientravano nella categoria degli Specula Principis, ovvero un principe stava agendo bene se si rispecchiava nel testo. Machiavelli invece racconta un uomo politico reale, non ideale, e piuttosto indica cosa è utile e dannoso fare per conquistare il potere. La realtà è infatti la verità effettuale della cosa.
Struttura e Contenuto del Testo
Capitoli 1-11: vengono presentati i diversi tipi di principato, ovvero uno stato governato da un solo uomo.
Capitoli 12-14: il problema delle milizie
Capitoli 15-23: come si deve comportare l'uomo politico
Capitolo 24: le cause della crisi in Italia (su tutte l'ignavia della popolazione)
Capitolo 25: rapporto tra virtù e fortuna
Capitolo 26: esortazione a Lorenzo De' Medici a liberare l'Italia
Tipi di Principati
Esistono 3 tipi di principati: nuovi, ereditari ed ecclesiastici. I principati nuovi si dividono in misti, ovvero conquistati da uomini diversi nel corso del tempo, e nuovi del tutto. Questi ultimi possono essere acquistati:
• Con virtù e armi proprie;
• Con fortuna e armi altrui;
• Con delitti e azioni violente;
• Per decisione dei cittadini (principati civili).
Machiavelli e la Repubblica
In questa opera si parla invece della repubblica. Per essa Machiavelli si ispira all'Urbe Condita Libri di Tito Livio, composta da 126 capitoli raggruppati in gruppi da 10, i deca. Non tutti ci sono pervenuti, ma possediamo i riassunti di quelli persi.
Nel primo deca si parla della storia romana, soffermandosi meno sugli eventi più lontani. Machiavelli scrive nel 1513 alcuni appunti su esso e li riprende nel 1517 per scrivere la sua opera. Essa è divisa in tre libri:
1. Politica interna di Roma;
2. Politica estera e organizzazione nell'esercito;
3. Virtù e gesta di personaggi romani storici.
L'età presa in considerazione è quella repubblicana, ma Machiavelli usa essa come pretesto per parlare della Firenze contemporanea. Il suo obiettivo è dare stabilità alle istituzioni statali e riflettere sulla grandezza della repubblica.
Politica e Morale
Per Machiavelli il principato è la forma migliore per risolvere la crisi, ma la repubblica stimola di più l'azione cittadina e si fonda su istituzioni più solide. La sua idea è che si parte dalla realtà, la crisi, per arrivare alla teoria, ovvero che essa è di carattere politico (frammentazione in piccoli stati), militare (truppe mercenarie) e morale (assenza di valori). La soluzione è un uomo virtuoso che prenda in mano la soluzione e costruisca uno stato forte e ricco di valori. Machiavelli vuole elaborare un pensiero che resterà valido universalmente nel tempo. La politica non dev'essere subordinata alla morale: il principe deve chiedersi cosa è utile e cosa dannoso per i cittadini, e dev'essere giudicato per la capacità di rafforzare lo stato. L'ignoranza della realtà è il primo passo verso il declino. Si deve partire dalla Lezione delle Antique per non commettere errori commessi nel passato. Ciò è valido perché l'uomo non cambia nel tempo e i suoi interessi permangono. Vale dunque, come in arte, il principio di imitazione.
Virtù e Politica
L'uomo è per natura malvagio: è futile, ingrato, pavido, avido e finge, e agisce per egoismo e per i propri interessi. Un tiranno è un politico solo bestia, mentre il politico machiavellico è centauro: comportarsi da uomo quando può, da bestia quando necessario. Ciò che è moralmente bene spesso è male per la politica e viceversa. Lo stato serve a garantire convivenza civile, che può ottenere con:
• Religione: è ininfluente se dice il vero, ma mette d'accordo e obbliga a mantenere la parola data. È ideale quella romana, perché quella cristiana pensa più alla vita ultraterrena.
• Leggi: indispensabili per il vivere comune, frenano gli istinti bestiali e indicano finalità superiori collettive.
• Milizie: sono la forza dello stato, devono essere composte da cittadini in quanto solo essi saranno fedeli e combattendo rafforzeranno il loro legame con la patria.
I cittadini devono avere una virtù comune che faccia loro rispettare le leggi, ma il politico deve avere una virtù straordinaria che mostra nelle difficoltà. Il rapporto tra virtù e caso è del 50%-50% nel cittadino, mentre 75%-25% nel politico. Le virtù necessarie di un uomo politico devono essere:
• Capacità di trasformare una situazione negativa in un occasione di rinascita per mostrare le proprie virtù.
• Conoscenza perfetta delle leggi.
• Capacità di applicare le diverse leggi agli opportuni casi.
• Determinazione e coraggio nell'imporre ciò che si è deciso con le leggi.
• Capacità di previsione
• Adattare il proprio comportamento alla situazione.
Esempi di Uomini Eccezionali
Come uomini eccezionali Machiavelli cita Mosè, che inseguito dagli Egizi apre le acque del Mar Rosso, Teseo, che riunì i villaggi dell'attica in Atene, Ciro, che nato sotto schiavitù dei Medi trasformò i persiani in un enorme impero che sottomise anche i medi, e Romolo, che abbandonato da piccolo arrivò a creare Roma, quindi la sua grandiosa storia.
Ultimo Capitolo e Lingua
Nell'ultimo capitolo Machiavelli pare un'altra persona: dal fare riflessione pessimistica sul popolo italiano corrotto e rassegnato, diventa un profeta che elegge il popolo italiano come il popolo eletto che aspetta il suo Messia.
A Machiavelli si attribuisce l'espressione "il fine giustifica i mezzi" ma lui non ha mai detto questa frase e non trascurava sempre la morale, ma solo quando farlo avrebbe aiutato ad avere successo. Per arrivare e mantenersi al vertice l'uomo deve compiere azioni contro la sua volontà, per questo è considerato una figura tragica.
La lingua usata è il fiorentino del '500. Essa è chiara, diretta, e formata da periodi brevi. Sono presenti latinismi, in ambito giuridico, ed espressioni popolari. Il testo è in prosa e sono molto utilizzate similitudini, metafore e antitesi.
Domande da interrogazione
- Qual è il titolo originale de "Il Principe" e in quale periodo è stato scritto?
- Quali sono i principali argomenti trattati ne "Il Principe"?
- Come Machiavelli descrive l'uomo politico ideale?
- Qual è la visione di Machiavelli sulla repubblica e il principato?
- Qual è il rapporto tra politica e morale secondo Machiavelli?
Il titolo originale era "De Principatibus" e fu scritto da Machiavelli a San Casciano tra luglio e dicembre 1513.
Ne "Il Principe" vengono trattati argomenti politici, come i diversi tipi di principato, il problema delle milizie, il comportamento dell'uomo politico, le cause della crisi in Italia, il rapporto tra virtù e fortuna, e un'esortazione a liberare l'Italia.
Machiavelli descrive l'uomo politico ideale come un "centauro", capace di comportarsi da uomo quando possibile e da bestia quando necessario, evidenziando l'importanza della virtù, della conoscenza delle leggi, della determinazione, della capacità di previsione e di adattamento.
Machiavelli vede il principato come la forma migliore per risolvere la crisi, ma ritiene che la repubblica stimoli maggiormente l'azione cittadina e si fondi su istituzioni più solide, enfatizzando l'importanza della realtà come base per la teoria politica.
Secondo Machiavelli, la politica non deve essere subordinata alla morale; il principe deve valutare ciò che è utile o dannoso per i cittadini, e deve essere giudicato per la sua capacità di rafforzare lo stato, non per la sua moralità.