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Indice

  1. Cesare Borgia, il modello del «principe nuovo»
  2. Temi
  3. L’azione politica del duca Valentino
  4. Ferocità e virtù politica: la pacificazione della Romagna
  5. L’errore di Cesare e la sua sconfitta

Cesare Borgia, il modello del «principe nuovo»

Per discutere del modo in cui si acquista uno Stato, utilizzando la forza e sfruttando le circostanze favorevoli, l’autore utilizza l’esempio di un famoso personaggio contemporaneo: Cesare Borgia (1475-1507), figlio di papa Alessandro VI.
Il «duca Valentino» era stato prima cardinale e poi condottiero; aveva cercato di riportare all’ordine, sotto la sua signoria, i vari territori (città e ducati) che componevano lo Stato della Chiesa, fino a fondare un grande Stato italiano nel cuore della penisola. Machiavelli era rimasto con lui per alcuni mesi, rimanendo impressionato dalla sua decisione e mancanza di scrupoli (il duca aveva ucciso i capi delle milizie mercenarie, che stavano per allearsi contro di lui). Troppo fiducioso nella fortuna, Cesare Borgia era rapidamente caduto; tuttavia nel Principe viene comunque a incarnare la virtù dell’uomo politico, energico dominatore di sé e del suo mondo, che non teme di ricorrere alla violenza e all’inganno, pur di rafforzare il proprio potere e lo Stato.

Temi

● Il ritratto di un perfetto capo di Stato.
● L’esame delle sue azioni e del perché abbia fallito.
● Il concorso determinante della fortuna nelle cose umane.

Nel Principe Cesare Borgia incarna il modello del «principe nuovo», per l’abilità e l’energia con cui è riuscito a introdurre nel proprio Stato nuovi ordinamenti e forme di governo con cui consolidare il potere. Il personaggio controverso e scandaloso del «duca Valentino» riassume perfettamente il messaggio politico dell’opera; rimane però anche, in questo capitolo, una concreta figura storica: un individuo ben preciso, personalmente conosciuto dall’autore. Non una parola viene spesa per delinearne il ritratto fisico o psicologico: a Machiavelli interessa solo ricostruire le mosse del Valentino e più ancora la sua capacità di progettare, di prevedere e di predisporre. È questo il vero banco di prova dell’uomo politico.

L’azione politica del duca Valentino

Ricostruiamo la vicenda di Cesare Borgia:
Cesare Borgia prima gode di circostanze favorevoli →1. il padre diviene papa 2. conquista la Romagna con l’aiuto francese;
poi deve integrare la fortuna con la virtù politica;
usa ogni mezzo per rafforzare il proprio potere → fa «tutte quelle cose che per uno prudente e virtuoso uomo si doveva fare»;
1. elimina i potenziali avversari → previene l’inimicizia degli Orsini;
2. si conquista il favore popolare → unisce esemplarmente Ramiro de Lorqua;
3. attua astute mosse diplomatiche→ cerca rimedi alla morte del padre

Ferocità e virtù politica: la pacificazione della Romagna

Ricostruendo l’azione di governo di Cesare Borgia, Machiavelli è attento soprattutto ai rapporti di forza e agli interessi di potere: gli unici fattori, a suo giudizio, in grado di determinare il successo sulla scena politica. Esemplare, in questo senso, è il modo in cui viene pacificata la Romagna. Prima il duca usa il pugno di ferro, affidando a Ramiro de Lorqua il compito di riportare all’obbedienza i signorotti locali; poi, raggiunti i suoi scopi, fa insediare un tribunale civile, mediante il quale scarica su de Lorqua tutto l’odio accumulato dalle precedenti crudeltà. La punizione giunge in modo atroce: il luogotenente viene fatto ritrovare morto sulla pubblica piazza di Cesena. A Machiavelli non interessa il giudizio morale, ma solo l’efficacia politica delle scelte di chi governa: perciò non condanna affatto il gesto di Cesare Borgia, ma anzi associa la sua ferocità alla virtù politica.

L’errore di Cesare e la sua sconfitta

Su Cesare Borgia, però, pesa la sua sconfitta storica: l’autore del Principe la addebita a «una estraordinaria e estrema malignità di fortuna» (rr. 13-14), che nessuna virtù umana avrebbe potuto contrastare. Sono la morte del padre Alessandro VI e, in quei giorni, la concomitante malattia dello stesso duca a infrangere i suoi sogni di gloria. Machiavelli, peraltro, è pronto a mettere in discussione il mito da lui appena creato: ammette infatti che qualche responsabilità è da imputare allo stesso Cesare Borgia. Egli infatti commette l’errore di fidarsi delle false promesse di un nemico giurato dei Borgia come Giuliano Della Rovere, consentendo quindi l’elezione di Giulio II al soglio papale. Nell’ottica di Machiavelli, anche questo errore può essere utile e servire da esempio: oltre a imitare il comportamento di Cesare Borgia, un «principe nuovo» dovrà astenersi da quell’unica leggerezza che «fu cagione dell’ultima ruina sua».

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