marinaldi
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Concetti Chiave

  • Vitangelo Moscarda si confronta con una crisi d'identità dopo un banale commento della moglie, che lo porta a riconsiderare la sua percezione di sé stesso e la sua immagine esteriore.
  • La dissoluzione dell'io del protagonista si sviluppa attraverso una riflessione corrosiva che mette in discussione le certezze sociali e culmina nella distruzione della sua identità.
  • Il protagonista è descritto come un uomo distratto e contemplativo, che osserva attentamente i dettagli insignificanti della vita, riflettendo l'umorismo pirandelliano nello scomporre la realtà.
  • La narrazione in prima persona utilizza un flusso di coscienza che alterna racconto e riflessione, facendo emergere una crisi d'identità universale attraverso il dialogo immaginario del protagonista con il lettore.
  • Lo stile semplice e colloquiale del testo amplifica l'immediatezza del pensiero del protagonista, rendendo la narrazione coinvolgente e accessibile, con un linguaggio che maschera concetti profondi.

Indice

  1. La crisi d'identità di Vitangelo
  2. Il relativismo di Pirandello
  3. Il percorso di distruzione e rinascita
  4. L'ossessione per i dettagli
  5. La solitudine del pensatore
  6. La narrazione e il dialogo immaginario

La crisi d'identità di Vitangelo

Come può, dopo un veloce scambio di battute con la moglie, sgretolarsi d’improvviso l’immagine che fino a quel momento Vitangelo Moscarda ha avuto di sé? Il naso, sempre uguale a sé stesso, diventa improvvisamente oggetto di un’analisi minuziosa e disgregante che, estendendosi ad altre parti del corpo, travolge l’intera esistenza del protagonista, smantellando uno dopo l’altro i tratti della sua persona sociale.

Questo dettaglio apparentemente insignificante non compromette la piacevolezza dell’insieme (anche con essi tutto sommato rimanevo un bell’uomo, r. 30), eppure ha un effetto enorme e sproporzionato rispetto alla causa. Ciò che sconvolge Vitangelo è il rendersi conto di essere stato cieco di fronte a sé stesso, almeno nella veste esteriore del proprio corpo (le cose mie che più intimamente mi appartenevano: il naso, le orecchie, le mani, le gambe, rr. 70-71).

Il relativismo di Pirandello

Ma come appare davvero, all’esterno, la nostra persona? La risposta di Pirandello è devastante: in un’ottica relativista, ognuno vede e sente con i propri occhi e le proprie orecchie, attraverso un filtro soggettivo che deforma il reale. Nessuno ha ragione e nessuno ha torto; per questo non può esserci “un solo” naso di Moscarda: esso è moltiplicato dagli sguardi degli altri, in un relativismo senza fine.

Il percorso di distruzione e rinascita

Si innesca così un meccanismo di riflessioni corrosive che sradicano, passo dopo passo, ogni certezza costruita nel repertorio delle forme della vita sociale. Vitangelo Moscarda si è “infettato” irrimediabilmente (Comincio da questo il mio male, r. 72): il pungolo di un’analisi spietata e minuziosa non lo abbandonerà più, fino a quando, nel prosieguo del romanzo, anche l’ultimo tassello della sua identità – il suo nome – non finirà fra le macerie del vecchio io.

Solo alla fine di questo percorso difficile e doloroso si offrirà una speranza di salvezza: distruggere l’immagine stereotipata del proprio io è l’unica via per rinascere a nuova vita. La presunta malattia mentale di Moscarda diventa così fonte di guarigione: Quel male che doveva ridurmi in breve in condizioni di spirito e di corpo così misere e disperate che certo ne sarei morto o impazzito, ove in esso medesimo non avessi trovato (come dirò) il rimedio che doveva guarirmene (rr. 72-75).

L'ossessione per i dettagli

Fin dal primo capitolo, Vitangelo Moscarda viene caratterizzato come un uomo inetto, indifferente e superficiale negli affari di famiglia: distratto e inattivo, è un pensatore con la testa tra le nuvole (fatto per sprofondare […] in abissi di riflessioni e considerazioni che mi scavavano dentro, rr. 41-42).

Invece di seguire i consigli del padre, o seguendoli svogliatamente, si attarda a osservare ogni sassolino lungo le sue passeggiate da flâneur. Ma il sassolino, apparentemente insignificante, diventa per lui un oggetto di ossessione: mi maravigliavo assai che gli altri potessero passarmi avanti senza fare alcun caso di quel sassolino che per me intanto aveva assunto le proporzioni d’una montagna insormontabile (rr. 56-58).

La solitudine del pensatore

Questa attenzione al particolare segue il canone dell’umorismo pirandelliano, che scompone in minuscoli granelli la realtà per osservarla meglio e tentare di capirla. Tuttavia, per scrutare il mondo da una posizione privilegiata è necessario porsi “fuori dal gioco”, uscendo dai meccanismi sociali in cui gli altri restano invischiati: in fondo alla via, avevano trovato un carro: il loro carro; vi erano stati attaccati con molta pazienza, e ora se lo tiravano dietro (rr. 64-65).

Ma chi si sottrae al proprio ruolo precostituito è considerato pazzo, anormale. Togliere la “maschera” significa liberarsi dai luoghi comuni (non avevo perciò né briglie né paraocchi, r. 66), ma anche affrontare la solitudine e lo smarrimento: vedevo certamente più di loro; ma andare, non sapevo dove andare (rr. 66-67).

La narrazione e il dialogo immaginario

La narrazione in prima persona alterna racconto e riflessione, creando un flusso di coscienza adatto alla forma teatrale. Il protagonista si rivolge direttamente a un pubblico immaginario, come se fosse un attore sul palcoscenico: «Si vede», voi dite, «che avevate molto tempo da perdere» (r. 45).

Questo dialogo immaginario porta al cuore della poetica pirandelliana: la scoperta di Moscarda non è un fatto privato, ma la rappresentazione universale di una crisi d’identità da cui nessuno può sfuggire.

Lo stile è semplice e diretto, con espressioni strappate al gergo quotidiano che danno un’apparenza di banalità dietro cui si nascondono concetti profondi (Schizzai un velenosissimo “grazie”, r. 32; «Uh che maraviglia! E non si sa, le mogli? Fatte apposta per scoprire i difetti del marito», rr. 38-39).

L’uso di un linguaggio informale e colloquiale amplifica il senso di immediatezza del pensiero del protagonista, rendendo la narrazione più vivace e coinvolgente.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema centrale della crisi d'identità di Vitangelo Moscarda?
  2. La crisi d'identità di Vitangelo Moscarda si innesca da un'osservazione casuale della moglie, che lo porta a un'analisi minuziosa e disgregante del suo aspetto fisico, smantellando la sua immagine sociale e personale.

  3. Come viene rappresentato il relativismo di Pirandello nel testo?
  4. Pirandello rappresenta il relativismo attraverso l'idea che ognuno percepisce la realtà in modo soggettivo, deformandola. Non esiste una verità assoluta, ma molteplici interpretazioni, come nel caso del "naso" di Moscarda, visto diversamente da ciascuno.

  5. In che modo il percorso di distruzione e rinascita di Moscarda si sviluppa nel romanzo?
  6. Il percorso di Moscarda è caratterizzato da riflessioni corrosive che distruggono le sue certezze sociali, portandolo a una rinascita attraverso la distruzione della sua vecchia identità, trovando guarigione nella sua presunta malattia mentale.

  7. Qual è l'importanza dell'ossessione per i dettagli nella caratterizzazione di Moscarda?
  8. L'ossessione per i dettagli evidenzia la natura inetta e distratta di Moscarda, che si perde in riflessioni profonde su elementi apparentemente insignificanti, come un sassolino, che per lui assume proporzioni enormi.

  9. Come si manifesta la solitudine del pensatore nel contesto sociale?
  10. La solitudine del pensatore si manifesta nel distacco di Moscarda dai meccanismi sociali, considerato pazzo per aver rifiutato il suo ruolo precostituito, affrontando la solitudine e lo smarrimento per vedere oltre le convenzioni comuni.

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