Concetti Chiave
- "Suo marito" esplora il tema dell'emancipazione femminile attraverso la figura di Silvia Roncella, una scrittrice che sfida i ruoli tradizionali, mentre suo marito si concentra sul suo successo economico.
- "I vecchi e i giovani" mette a confronto due generazioni durante la Rivolta dei Fasci siciliani, mostrando la disillusione dei vecchi contro l'incertezza dei giovani.
- "I quaderni di Serafino Gubbio Operatore" riflette sulla disumanizzazione causata dalla tecnologia, attraverso l'esperienza di un operatore cinematografico alle prese con la meccanicità del suo lavoro.
- "Uno, nessuno e centomila" affronta la crisi dell'identità personale, con il protagonista Vitangelo Moscarda che scopre di essere visto diversamente da come si percepisce, portandolo a gesti estremi per distruggere le immagini che gli altri hanno di lui.
- La scena drammatica nei "Quaderni" rappresenta la critica di Pirandello al cinema commerciale e alla macchina che imprigiona la vitalità umana, evidenziando il tema della spersonalizzazione.
Indice
Il percorso di Silvia
Protagonista di questo romanzo è Silvia Roncella, una scrittrice giunta a Roma dalla provincia che compie il suo percorso di maturazione e di emancipazione, liberandosi dal ruolo femminile tradizionale di moglie e madre e affermando la propria vocazione letteraria. Il marito Giustino è un uomo devotissimo alla moglie, attento solo agli aspetti economici della vita, che pensa esclusivamente a favorire il successo letterario della scrittrice e ad amministrarne bene i guadagni(Con Silvia Roncella si ha dunque il tema dell’e mancipazione femminile, vi è anche l’umorismo, vari punti di vista, da una parte il comico e il ridicolo e dall’altra il tragico e il drammatico).
Confronto generazionale
È un romanzo storico, in quanto ambientato ai tempi della Rivolta dei Fasci siciliani guidata dai socialisti (1892-1893).
Come suggerisce il titolo, l’intreccio si basa sul confronto fra due generazioni: i «vecchi» hanno fatto l’Italia, ma vedono i loro ideali risorgimentali sviliti e negati dalla corruzione; i «giovani» appaiono smarriti e incerti sulla direzione da imprimere alla loro vita, e la loro azione si conclude anch’essa nel fallimento (anche in questo romanzo vi è l’umorismo, vari punti di vista, da una parte il comico e il ridicolo e dall’altra il tragico e il drammatico).
Serafino Gubbio e il cinema
Serafino Gubbio è il protagonista. Egli è un operatore cinematografico, lavora infatti con una macchina da presa (cioè la cinepresa). Per questo motivo si può indicare quest’opera anche con il titolo “Si gira...”.
(Per le difficoltà economiche di Pirandello, una risorsa in aggiunta ai proventi dell’insegnamento era appunto la composizione di trame per film, per l’industria cinematografica, quindi anche in questo troviamo la componente autobiografica, non è infatti casuale la scelta di un operatore presso una casa cinematografica come protagonista del romanzo).
Trama
Vi è la relazione tra un’attrice russa di nome Varia Nestoroff e Aldo Nuti, un giovane innamorato geloso dell’attrice. Mentre si gira una scena con una tigre, Aldo dovrebbe sparare la tigre ma in realtà spara Varia, così la tigre lo sbrana. Di fronte a una scena così cruenta e drammatica, Serafino Gubbio, che è dietro la macchina da presa, continua meccanicamente a girare la manovella della macchina da presa e resta muto per lo shock subito(L’attrice Varia è il tipico esempio di “donna fatale” che viene uccisa dall’amante geloso). Cosa rappresenta questa scena di fronte alla quale Serafino Gubbio resta muto?
La disumanizzazione
Si tratta sia del cinema che produce film commerciali con trame convenzionali e stupide sia di una macchina, che anziché essere uno strumento utile per il miglioramento delle condizioni, rende schiavo l’uomo e lo domina. Nei confronti della macchina, Pirandello si mostra del tutto ostile e diffidente. La macchina da presa rende infatti tutto meccanico, fissa in una forma la vita che è in realtà flusso e divenire continuo, quindi nella pellicola viene imprigionato il movimento vitale. L’operatore resta muto e impietrito dietro la macchina da presa, e il suo silenzio è come la liberazione dai vincoli di questo mondo ormai invivibile. Il romanzo ha la forma di un monologo del protagonista, Serafino Gubbio, rivolto a ipotetici interlocutori e registrato in una sorta di diario.
“E con me vendico tanti, condannati come me a non esser altro, che una mano che gira una manovella”. Vi è dunque la disumanizzazione, la spersonalizzazione e la crisi dell’io dovuta alla macchina. È la macchina al centro di tutto e non più l’uomo. Le macchine sono diventate delle divinità e l’uomo è divenuto schiavo di esse, i “mostri” (le macchine) che dovevano essere puri strumenti al servizio dell’uomo si sono trasformati in suoi padroni.
(L’io si disgrega, è in crisi l’identità personale, questo perché la stessa persona è centomila agli occhi degli altri, si rivela cioè tante immagini quanti sono i punti di vista che le persone hanno di quella persona, viene dunque meno anche quell’”uno” che l’individuo crede di essere).
La crisi di Vitangelo
Il protagonista è Vitangelo Moscarda. Egli scopre per caso che gli altri hanno di lui un’immagine che non corrisponde a quella che egli stesso si è creato. Infatti, un giorno la moglie Dida gli fa notare davanti allo specchio un suo difetto fisico, appunto quello di avere il naso storto pendente leggermente a destra. Moscarda si rende allora conto di non essere più lui, ma uno per ogni persona che incontra. Quali sono le immagini che gli altri hanno di lui?
Tra tutte, prevale l’immagine di usuraio, questo perché Vitangelo è il figlio di un ricco banchiere che gli lascia in eredità una banca. (Agli occhi degli altri Vitangelo Moscarda appare dunque come un inetto perdigiorno che non si è mai preoccupato dell’amministrazione dei beni cullandosi delle ricchezze assicurategli dal padre). Per distruggere questa immagine che gli altri hanno di lui, Vitangelo ricorre a gesti folli e sconcertanti (una strada di evasione dalla maschera, dalla forma fittizia che imprigiona è infatti proprio la follia): sfratta una famiglia per poi regalarle un appartamento nuovo, decide di liquidare la banca ereditata dal padre per riavere indietro i suoi risparmi, esplode improvvisamente dall’ira, pronunciando tanti discorsi, sino a sembrare matto, tanto da far fuggire sua moglie e rischiare di venire interdetto. Un’amica della moglie, Annarosa, lo avvisa delle pratiche in corso per farlo rinchiudere in manicomio. Per difendersi da questo complotto, Vitangelo diventa amico di Annarosa e le svela le conclusioni che ha tratto dalla sua vita. Annarosa ne rimane talmente sconvolta da tentare di ucciderlo. Vitangelo troverà pace solo dopo essersi rivolto al vescovo che gli consiglia di donare tutti i suoi beni ai poveri. Moscarda finirà i suoi giorni in un ospizio per poveri, fondato da lui stesso, nel tentativo di liberarsi di quell’Uno e di quei Centomila, allo scopo di diventare Nessuno per tutti e per se stesso (spiegazione del titolo). Vitangelo Moscarda rinuncia dunque a qualsiasi identità.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del romanzo con protagonista Silvia Roncella?
- Come viene rappresentato il confronto generazionale nel romanzo storico ambientato durante la Rivolta dei Fasci siciliani?
- Cosa simboleggia la scena drammatica in cui Serafino Gubbio continua a girare la manovella della macchina da presa?
- Qual è la crisi affrontata da Vitangelo Moscarda nel romanzo?
- Come si conclude il percorso di Vitangelo Moscarda nel tentativo di liberarsi delle immagini che gli altri hanno di lui?
Il tema principale è l'emancipazione femminile, con Silvia Roncella che si libera dai ruoli tradizionali di moglie e madre per affermare la sua vocazione letteraria.
Il confronto generazionale è tra i "vecchi", che vedono i loro ideali risorgimentali sviliti, e i "giovani", che appaiono smarriti e incerti, con entrambe le generazioni che affrontano il fallimento.
La scena simboleggia la disumanizzazione e la spersonalizzazione causate dalla macchina, che rende l'uomo schiavo e privo di identità, con la macchina al centro di tutto.
Vitangelo Moscarda affronta una crisi dell'io, scoprendo che gli altri hanno di lui immagini diverse dalla sua, portandolo a gesti folli per distruggere queste percezioni e cercare di diventare "Nessuno".
Vitangelo Moscarda trova pace donando tutti i suoi beni ai poveri e finendo i suoi giorni in un ospizio, cercando di liberarsi dell'identità di "Uno" e "Centomila" per diventare "Nessuno".