marinaldi
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Concetti Chiave

  • La "Premessa seconda" del romanzo utilizza l'umorismo per riflettere sulla scrittura e sull'arte, mescolando autoironia e metafore filosofiche.
  • L'immagine della biblioteca disordinata introduce il tema del doppio, simboleggiando il contrasto tra sublime e comico, e ponendo la dualità come una fusione piuttosto che un'opposizione.
  • La critica al razionalismo occidentale emerge attraverso una riflessione sulla perdita delle certezze del passato, espressa tramite la figura di Mattia e il suo rimpianto per il mondo pre-copernicano.
  • Il dialogo tra Mattia e don Eligio esplora nuovi stili narrativi, rifiutando i clichè del romanzo realistico ottocentesco e cercando una narrazione più autentica e consapevole.
  • Pirandello adotta uno stile narrativo che riflette l'incertezza e il relativismo delle percezioni, mostrando un narratore che racconta con riluttanza ma attratto dalla stranezza della storia.

Indice

  1. Premessa Umoristica e Filosofica
  2. Biblioteca di Miragno e Metafore
  3. Rimpianto e Contraddizione Moderna
  4. Copernico e L'umorismo
  5. Stile Narrativo Innovativo

Premessa Umoristica e Filosofica

La seconda premessa del romanzo segue alla lettera i principi fondamentali del codice umoristico, a partire dal titolo, Premessa seconda (filosofica) a mo’ di scusa, dove il ricorso alle parentesi, ridimensionando il riferimento alla filosofia, suona autoironico, ma allo stesso tempo suggerisce il valore metaforico dell’opera. Con l’espediente delle parentesi, in altre parole, l’autore sottrae il capitolo alla severità del pensiero accademico, senza però rinunciare a proporre una disamina appassionata della vita. Dietro i toni leggeri, infatti, emerge in modo chiaro l’esigenza di riflettere sull’atto stesso della scrittura e dell’arte.

Biblioteca di Miragno e Metafore

La chiesa sconsacrata adibita a biblioteca di Miragno, piena di polvere e di topi, è lo scenario d’apertura del romanzo (cui fa da contraltare, in chiusura, quello del cimitero): la confusione e la promiscuità di libri di cui nessuno conosce il contenuto è la prima metafora su cui si è indotti a soffermarsi. Ricordando probabilmente una biblioteca di Agrigento che aveva frequentato da giovane, Pirandello costruisce un’immagine di desolante trascuratezza, nella quale tuttavia trova modo di introdurre il tema del doppio. Tra le pile di libri accatastate, infatti, un volume di Ars amatoria si trova per caso attaccato a una Vita e morte di un beato (Per l’umidità, le legature de’ due volumi si erano fraternamente appiccicate, rr. 19-20). Una descrizione così precisa è tutt’altro che casuale: come ha fatto notare Giancarlo Mazzacurati, i due libri si svelano «specularmente sdoppiati tra cielo e inferno, sublime e comico, come le vie dell’umorismo, capricciose, illogiche». L’immagine affronta - quasi indirettamente e con leggerezza umoristica - uno dei problemi fondamentali del razionalismo occidentale: il superamento dialettico dei contrari. La dualità appare a Pirandello non più come un’opposizione che va risolta - superata, appunto - ma come una fusione, una compenetrazione analoga alla coincidentia oppositorum (“coincidenza degli opposti”) dei mistici.

Rimpianto e Contraddizione Moderna

Dietro la celebre esclamazione di Mattia (io debbo ripetere il mio solito ritornello: Maledetto sia Copernico!, rr. 39-40) vi è un profondo rimpianto per la grandezza epica del mondo del passato, un mondo in cui l’essere umano, non ancora cosciente della sua insignificante piccolezza, riteneva di trovarsi al centro di un incrollabile sistema di certezze. Quando la Terra non girava… (r. 43), continua Mattia, ma è subito interrotto da don Eligio; il discorso lasciato in sospeso suggerisce una pluralità di confronti fra antico e moderno, volti però in definitiva a riconoscere l’inutilità della scrittura (di una narrazione minuta e piena d’oziosi particolari, r. 52) in un mondo smitizzato. L’effetto straniante è generato proprio da questa dichiarazione iniziale, cioè nella negazione ostentata dell’atto di narrare (Non mi par più tempo, questo, di scriver libri, neppure per ischerzo, rr. 37-38), del quale i lettori, paradossalmente, hanno però davanti la piena realizzazione, il romanzo compiuto. Il gioco sottile dell’affermazione-negazione lascia emergere impietosamente la contraddizione radicata nel pensiero della modernità: negare il senso di ciò che si sta facendo, mettendo in dubbio la realtà, è la sfida che Pirandello lancia alla narrativa del suo tempo.

Copernico e L'umorismo

La relazione tra gli studi di Copernico e la riflessione umoristica è testimoniata, del resto, da un passo del saggio L’umorismo, in cui si legge che «Uno dei più grandi umoristi, senza saperlo, fu Copernico, che smontò non propriamente la macchina dell’universo, ma l’orgogliosa immagine che ce n’eravamo fatta».

Stile Narrativo Innovativo

Il dialogo tra Mattia e don Eligio, costituito spesso da brevissime battute che si accavallano, è impostato sulla ricerca di uno stile nuovo con cui intraprendere la scrittura del romanzo. In un certo senso, è come se Pirandello ammettesse il lettore nel suo laboratorio, permettendogli di assistere alla formazione di un innovativo modo di narrare.

Ciò che risulta chiaro da subito è che cosa non deve essere un romanzo (Il signor conte si levò per tempo, alle ore otto e mezzo precise… La signora contessa indossò un abito lilla con una ricca fioritura di merletti alla gola… ecc., rr. 58-59): nella varietà di questi esordi, tratti dagli stili correnti della letteratura dell’Ottocento, emerge un repertorio di formule e di personaggi stereotipati, quelli del romanzo realistico, che Pirandello rifiuta programmaticamente.

L’autore non esibisce alcuna precisione documentaria né effetti patetici, ma una scrittura cosciente della propria precarietà, del relativismo delle percezioni, dell’incomunicabilità tra gli individui. Da qui deriva uno stile incerto e smarrito, proprio di un narratore poco convinto di voler raccontare i fatti ma ormai coinvolto in una storia che, solo per la sua stranezza, vale la pena di provare a ripercorrere (Ebbene, in grazia di questa distrazione provvidenziale, oltre che per la stranezza del mio caso, io parlerò di me, ma quanto più brevemente mi sarà possibile, dando cioè soltanto quelle notizie che stimerò necessarie, rr. 90-92).

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato della "Premessa Umoristica e Filosofica" nel romanzo?
  2. La "Premessa Umoristica e Filosofica" utilizza l'autoironia per ridimensionare il riferimento alla filosofia, suggerendo il valore metaforico dell'opera e riflettendo sull'atto della scrittura e dell'arte.

  3. Qual è la metafora principale introdotta nella "Biblioteca di Miragno"?
  4. La biblioteca di Miragno, con la sua confusione e promiscuità di libri, rappresenta una metafora della dualità e della coincidentia oppositorum, riflettendo il superamento dialettico dei contrari.

  5. Cosa esprime l'esclamazione di Mattia riguardo a Copernico?
  6. L'esclamazione di Mattia "Maledetto sia Copernico!" esprime un rimpianto per la grandezza epica del passato e la perdita di certezze, evidenziando la contraddizione moderna e l'inutilità della scrittura in un mondo smitizzato.

  7. Come viene collegato Copernico all'umorismo nel testo?
  8. Copernico è considerato un umorista inconsapevole per aver smontato l'orgogliosa immagine dell'universo, collegando i suoi studi alla riflessione umoristica.

  9. In che modo Pirandello cerca di innovare lo stile narrativo?
  10. Pirandello cerca di innovare lo stile narrativo attraverso dialoghi brevi e sovrapposti, rifiutando le formule stereotipate del romanzo realistico e adottando una scrittura consapevole della sua precarietà e relativismo.

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