Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Pirandello concepisce la realtà come un flusso continuo in cui tutto si trasforma; ciò che si cristallizza in una forma definita perde vitalità e inizia a "morire".
  • L'individuo tende a fissarsi in una "maschera" sociale, una costruzione fittizia che altri gli assegnano, nascondendo un flusso indistinto di stati in trasformazione.
  • Pirandello critica l'idea di un'identità personale stabile, influenzato dalle teorie psicologiche sulla pluralità di personalità nascoste e sulla frantumazione dell'individuo nella società moderna.
  • La realtà soggettiva e multiforme secondo Pirandello genera incomunicabilità tra le persone, poiché ognuno vive la propria verità, incrementando il senso di solitudine.
  • L'umorismo pirandelliano mescola tragico e comico, riflettendo una realtà frantumata e multiforme che non offre un ordine armonico ma piuttosto una critica alla coerenza apparente.

1. Vitalismo

Indice

  1. Il Vitalismo di Pirandello
  2. Le Maschere dell'Esistenza
  3. Critica dell'Identità Personale
  4. Indebolimento dell'Io
  5. Relativismo e Incomunicabilità
  6. La Trappola della Vita Sociale
  7. La Finzione Sociale
  8. Follia e Rifiuto Sociale
  9. Oltre il Decadentismo
  10. Sentimento del Contrario
  11. Umorismo e Realtà
  12. Fondamenti dell'Arte Novecentesca

Il Vitalismo di Pirandello

Secondo Pirandello, la realtà è “perpetuo movimento vitale”, cioè un eterno divenire, un’incessante trasformazione da uno stato all’altro; a questo proposito, egli parla di “flusso continuo, incandescente, indistinto”; tutto ciò che si stacca da questo flusso, assume “forma” distinta e individuale si rapprende, si irrigidisce e comincia a ”morire”.

2. Maschere

Le Maschere dell'Esistenza

La concezione della realtà si estende anche all’esistenza umana, perché noi siamo parte dell’“universale eterno fluire” della vita”, ma tendiamo a cristallizzarci in forme individuali, a fissarci in una personalità il più possibile coerente e unitaria.

Non solo noi stessi ci fissiamo in una “forma”, ma anche gli altri, vedendoci ciascuno secondo la loro prospettiva particolare, ci assegnano determinate “forme”; ciascuna di queste “forme” è un’illusione, una costruzione fittizia, una “maschera” che noi stessi si imponiamo e che il contesto sociale ci impone. Sotto questa maschera, non c’è un volto definitivo, immutabile; non c’è “nessuno” o meglio, vi è un fluire indistinto e incoerente di stati in perenne trasformazione. Questo concetto spiega l’espressione “Uno, nessuno, centomila”.

3. Critica del concetto d’identità

Critica dell'Identità Personale

Pirandello è influenzato dalle teorie dello psicologo francese Alfred Binet sulle alterazioni della personalità ed è convinto che nell’uomo coesistano più persone, ignote a lui stesso, che possono emergere quando meno ce lo aspettiamo. Esso conduce una critica serrata al concetto d’identità personale su cui si era fondata una lunga tradizione filosofica e cui si appellava abitualmente la coscienza comune; la crisi dell’idea d’identità risente dei grandi processi in atto nella realtà contemporanea, dove si muovono forze che tendono proprio alla frantumazione e alla negazione dell’individuo:

• l’istaurarsi del capitale e del monopolio

• l’espansione della grande industria e dell’uso delle macchine

• la creazione di apparati burocratici che annullano l’individualità.

• il formarsi delle grandi metropoli moderne in cui l’uomo è soltanto un numero.

4. Indebolimento dell’io

Indebolimento dell'Io

L’individuo non conta più, l’io si indebolisce, perde la sua identità, si frantuma in una serie di stati incoerenti; la presa di coscienza di questa inconsistenza dell’io suscita nei personaggi pirandelliani smarrimento e dolore: l’avvertire di non essere “nessuno” e di non avere un’identità precisa provoca angoscia e orrore, generando così un senso di solitudine molto profondo.

5. Relativismo conoscitivo e incomunicabilità

Relativismo e Incomunicabilità

Se la realtà è multiforme e in perpetuo divenire, non esiste una prospettiva privilegiata da cui osservarla; al contrario, le prospettive possibili sono infinite e tutte equivalenti: ognuno ha la sua verità, che nasce dal suo modo soggettivo di vedere le cose; questo radicale relativismo conoscitivo determina un’inevitabile incomunicabilità fra gli uomini: essi non possono intendersi, perché ciascuno fa riferimento alla realtà come è per lui e non sa, né può sapere, come sia per gli altri. Tale forma di incomunicabilità non fa che incrementare il senso di solitudine dell’uomo, mettendo ulteriormente in crisi la possibilità di avere dei rapporti sociali e contribuisce a svelar il carattere convenzionale e fittizio della realtà.

6. Vita sociale vista come trappola

La Trappola della Vita Sociale

L’individuo soffre poiché non si riconosce nelle “forme” che egli stesso ha scelto o che il contesto sociale gli impone; queste “forme” sono sentite come “trappola”, come un “carcere” in cui l’individuo si dibatte, lottando invano per liberarsi. Tra gli istituti della vita sociale che imprigionano l’uomo, separandolo dall’immediatezza della vita, si riconoscono soprattutto la famiglia e il lavoro.

Pirandello assume un atteggiamento di pessimismo assoluto nei confronti di questa “trappola”, poiché per lui qualunque tipo di società va rifiutato, in quanto negazione del movimento vitale; la sua critica feroce delle istituzioni borghesi resta puramente negativa e non propone alternative, anzi, ideologicamente si accompagna a posizioni molto conservatrici, se non reazionarie.

7. La finzione

La Finzione Sociale

Pirandello ha un senso molto acuto della crudeltà che domina i rapporti sociali, al di sotto della civiltà e delle buone maniere e avverte un bisogno disperato di autenticità, di immediatezza, di spontaneità vitale; la società gli appare come un’“enorme pupazzata”, una costruzione artificiosa e fittizia, che isola irreparabilmente l’uomo dalla “vita”, lo impoverisce, lo conduce alla morte, anche se egli, apparentemente continua a vivere. Le convenzioni, cioè le finzioni su cui si basa la vita sociale, le maschere e le “parti” fittizie che essa ci impone, nella sua opera narrativa e teatrale sono prese in giro e disgregate.

8. La follia come rifiuto della società

Follia e Rifiuto Sociale

L’unica via di relativa salvezza dalla “trappola” della “forma” è la fuga nell’irrazionale, cioè nella dimensione fantastica dell’immaginazione oppure nella follia. Il rifiuto della vita sociale dà luogo nelle opere di Pirandello a una figura emblematica: il “forestiere della vita”, cioè colui che ha capito il giuoco”, che si è reso conto del carattere fittizio del meccanismo sociale e si esclude rifiutando di assumere la sua “parte” e osservando gli uomini imprigionati nella “trappola”. È quella che Pirandello definisce ”filosofia del lontano”: essa consiste nel contemplare la realtà come da un’infinita distanza, in modo da vedere in una prospettiva straniata tutto ciò che l’abitudine ci fa considerare “normale”, cogliendone l’inconsistenza, l’assurdità, la mancanza totale di senso.

9. Oltre il decadentismo

Oltre il Decadentismo

Il concetto fondamentale del Decadentismo è la certezza dell’esistenza di un ordine misterioso che unisce tutta la realtà in una fitta rete di “corrispondenze” (cfr. Baudelaire); nell’universo esiste un sistema di analogie universali che fanno dell’io e del mondo un tutt’uno; nella visione esistenziale di Pirandello, al contrario, la realtà si sfalda in tanti frammenti che non hanno un senso complessivo.

Il Decadentismo pone l’io al centro del mondo, o meglio, identifica sostanzialmente il mondo con l’io; per Pirandello questa assolutizzazione del soggetto è impossibile; l’io si frantuma, si annulla anch’esso in una serie di frammenti incoerenti; l’atteggiamento di Pirandello di fronte alle trasformazioni della società e alla crisi del soggetto si deve collocare perciò già oltre il Decadentismo, in un clima tipicamente novecentesco.

10. Sentimento del contrario

Sentimento del Contrario

Partendo dalla visione complessiva del mondo, possiamo dedurre la poetica di Pirandello, che vengono riportata in vari saggi, tra cui il più importante è l’Umorismo (1908)

L’opera d’arte umoristica per Pirandello è caratterizzata dal “sentimento del contrario”, che nasce dalla riflessione e permette di cogliere il carattere molteplice e contraddittorio della realtà, di vederla da diverse prospettive contemporaneamente.

11. Umorismo

Umorismo e Realtà

La riflessione sull’arte umoristica non si limita a cogliere il ridicolo di una persona o di un fatto (questo è l’”avvertimento del contrario”, su cui si basa il comico) ma ne individua anche il fondo dolente, di umana sofferenza, guardandolo con pietà; viceversa, se si trova di fronte al serio e al tragico, non può evitare di far emergere anche il ridicolo; in una realtà multiforme e polivalente, tragico e comico vanno sempre insieme, il comico è come l’ombra che non può mai essere disgiunta dal corpo tragico; La maggior parte della produzione pirandelliana è costituita da testi “umoristici”, in cui tragico e comico sono indissolubilmente mescolati e da cui non emerge alcuna visione ordinata e armonica della realtà mail senso di un mondo frantumato e al limite dell’assurdo.

12. Fondamento dell’arte novecentesca

Fondamenti dell'Arte Novecentesca

La definizione di umorismo formulata da Pirandello si adatta perfettamente alla letteratura e all’arte contemporanea, che si delinea come:

• disarmonica e piena di dissonanze, poiché ogni pensiero genera sempre il suo opposto e lo scrittore da un lato crea, dall’altro critica e disgrega ciò che ha creato

• frantumata e incoerente poiché invece di costruire immagini unitarie e ordinate del mondo, tende a scomporre, a far emergere stridori e contrasti, poiché non vi sono più prospettive privilegiate e punti di riferimento fissi ma solo ambiguità e contraddizioni.

• soprattutto critica poiché dissolve luoghi comuni e abitudini di pensiero, costringendo a vedere la realtà da prospettive inedite, stranianti, capaci di far saltare sistemi di certezze che ci fanno comodo e ci danno sicurezza

Domande da interrogazione

  1. Qual è la concezione della realtà secondo Pirandello?
  2. Pirandello vede la realtà come un "perpetuo movimento vitale", un flusso continuo e incandescente in cui tutto è in costante trasformazione.

  3. Come Pirandello critica il concetto di identità personale?
  4. Pirandello critica l'identità personale sostenendo che l'individuo è composto da molteplici persone sconosciute a sé stesso, influenzato dalle teorie di Alfred Binet, e che la società moderna tende a frantumare l'individuo.

  5. Cosa rappresentano le "maschere" nell'esistenza umana secondo Pirandello?
  6. Le "maschere" rappresentano le forme fittizie e illusorie che gli individui e la società impongono, nascondendo un fluire indistinto e incoerente di stati in perenne trasformazione.

  7. Qual è l'effetto del relativismo conoscitivo sulla comunicazione tra gli individui?
  8. Il relativismo conoscitivo porta a un'inevitabile incomunicabilità tra gli individui, poiché ognuno ha la sua verità soggettiva, incrementando il senso di solitudine e mettendo in crisi i rapporti sociali.

  9. In che modo Pirandello vede la vita sociale come una trappola?
  10. Pirandello vede la vita sociale come una trappola che imprigiona l'individuo in forme imposte, come la famiglia e il lavoro, negando il movimento vitale e conducendo a un pessimismo assoluto senza proporre alternative.

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