Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Il protagonista del romanzo "Uno, nessuno, centomila", Vitangelo Moscarda, esplora le diverse percezioni della realtà che gli altri hanno di lui.
  • Vitangelo adotta comportamenti contrari alle convenzioni sociali, culminando nel dono dei suoi beni e nel ritiro in un ospizio.
  • Ritirandosi nella natura, Moscarda rinuncia alla sua identità e trova felicità nella continua trasformazione della vita.
  • Vitangelo rigetta il concetto di nome e identità fissa, abbracciando un'esistenza in costante divenire.
  • Il percorso di Moscarda culmina nella serenità attraverso l'annullamento dell'"io", contrapposto al fallimento di Mattia Pascal.

Indice

  1. La scoperta del naso storto
  2. Riflessioni sulla percezione della realtà
  3. Rinuncia alla vita e beni materiali
  4. Ritiro nell'ospizio e contatto con la natura
  5. Abbandono dell'identità e del nome
  6. Fusione con l'universo e rinuncia all'identità
  7. Confronto con Mattia Pascal

La scoperta del naso storto

Il testo è tratto dal romanzo Uno, nessuno, centomila. Il protagonista è Vitangelo Moscarda che vive di rendita perché il padre, morendo, gli ha lasciato una banca.

Un giorno, la moglie gli fa notare, mentre egli si sta guardando allo specchio, che il suo naso è storto e pende a destra.

Riflessioni sulla percezione della realtà

Vitangelo non se era mai accorto e da questa constatazione egli trae una riflessione: ognuno di noi percepisce la realtà in modo diverso per cui Uno rappresenta l'immagine che ognuno ha di se stesso, nessuno è quello che il protagonista sceglie di essere alla fine del romanzo, centomila indica le immagini che gli altri hanno di noi. Cerca di liberarsi delle false immagine che gli altri hanno di lui, ma non ci riesce.

Rinuncia alla vita e beni materiali

Tutto preso da queste riflessioni, Vitangelo adotta dei comportamenti che vanno contro la logica corrente, infatti, si mette in contrasto con la famiglia e con l’ambiente in cui vive ed arriva a regalare tutti i suoi beni come atto di carità, non perché si sia convertito ad un credo religioso, ma perché vuole rinunciare alla vita in modo radicale.

Ritiro nell'ospizio e contatto con la natura

Dopo varie vicissitudini e decide di ritirarsi in un ospizio, a contatto con la natura per poter godere del continuo fluire della vita e per non restare intrappolato nelle “forme”; in questa solitudine, rinuncia ad “esistere” e raggiunge così la felicità.

Si tratta di un monologo che conclude il romanzo Uno, nessuno, centomila. In esso, il protagonista, Vitangelo Moscarda chiarisce i motivi che lo hanno spinto a rifugiarsi in un ospizio, lontano dalla città e a contatto con la natura e quindi ad abbandonare la società e tutto quanto ricorda la civiltà.

Abbandono dell'identità e del nome

Ha preferito rifugiarsi nella natura perché essa è il simbolo di qualcosa che è in continuo divenire. Contemporaneamente Mascarda ha rinunciato anche alla sua identità e al suo nome. Per lui il nome è inutile perché serve soltanto a fissare l’individuo in un determinato momento. Esso serve per definire solo ciò che è concluso e ben definito. Invece, colui che è ancora in vita si trova in un continuo scorrere, in un continuo succedersi di cambiamenti uno dopo l’altro, in una situazione che non è ancora conclusa e che sarebbe in contrasto con l’attribuzione di un nome. Non avere un nome, significa non avere nessuna identità, significa non essere né definibile, né individuabile ed equivale ad essere “nessuno”. tutto ciò a cui Vitangelo aspira.

Fusione con l'universo e rinuncia all'identità

Passeggiando all’alba, fuori dall’ospizio, egli gusta le bellezze offerte dalla natura; poiché non ha più memoria di chi esso sia, egli può identificarsi facilmente con gli alberi, con il vento e con le nuvole ed è come se ogni giorno egli rinascesse di nuovo. Egli pensa che la natura e la vita devono essere colte nella loro trasformazione continua, e non possono essere colte in un determinato aspetto o momento, perché altrimenti esse verrebbero imprigionate in una “forma” fissa. In pratica, si ha una fusione con l’universo e una rinuncia alla propria identità (“muoio ogni attimo,io, rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me,ma in ogni cosa fuori”). Anche se il suo “io” si annulla”, egli arriva a recuperare il valore della sua esistenza e in questo “essere nessuno” raggiunge una grande serenità.

Confronto con Mattia Pascal

Anche Mattia Pascal cerca di liberarsi dalle convenzioni sociali che annientano la sua personalità, ma egli va incontro ad un totale fallimento. Con Moscarda la soluzione è più radicale e anche se paradossale (annullamento dell’ “io” = recupero della vera esistenza), essa permette al protagonista di raggiungere la serenità.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'evento che innesca le riflessioni di Vitangelo Moscarda sulla percezione della realtà?
  2. L'evento scatenante è quando la moglie di Vitangelo gli fa notare che il suo naso è storto, portandolo a riflettere su come ognuno percepisca la realtà in modo diverso.

  3. Come reagisce Vitangelo Moscarda alle sue riflessioni sulla realtà e sull'identità?
  4. Vitangelo adotta comportamenti contro la logica corrente, si mette in contrasto con la famiglia e l'ambiente, e decide di regalare tutti i suoi beni per rinunciare radicalmente alla vita.

  5. Perché Vitangelo Moscarda decide di ritirarsi in un ospizio?
  6. Vitangelo si ritira in un ospizio per godere del continuo fluire della vita a contatto con la natura, rinunciando alle "forme" e raggiungendo così la felicità.

  7. Qual è il significato dell'abbandono del nome e dell'identità per Vitangelo Moscarda?
  8. Abbandonare il nome e l'identità significa per Vitangelo non essere definibile o individuabile, aspirando a essere "nessuno" e vivendo in un continuo divenire.

  9. In che modo Vitangelo Moscarda raggiunge la serenità?
  10. Vitangelo raggiunge la serenità attraverso la fusione con l'universo, rinunciando alla propria identità e vivendo ogni giorno come una nuova rinascita, senza ricordi.

Domande e risposte

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