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Indice

  1. L’opera di Pirandello e il contrasto tra apparenza e realtà
  2. Mattia Pascal e la crisi dell’identità
  3. Il relativismo conoscitivo e l’incomunicabilità

L’opera di Pirandello e il contrasto tra apparenza e realtà

L’opera di Pirandello esprime il contrasto tra apparenza e realtà, lo sfaccettarsi della verità, tante verità quanti sono quelli che presumono di possederla, l’assurdità della condizione dell’uomo fissato, pur nel divenire della vita, in una catalogazione che impastoia e soffoca la vita stessa. L’autore imbocca dall’inizio una strada dalla quale non si allontanerà, i suoi temi di fondo sono già presenti sin dal primo romanzo, L’Esclusa, nel 1901: la donna viene cacciata di casa dal marito perché ritenuta adultera quando non lo è, ma poi verrà riammessa quando l’adulterio l’ha realmente compiuto. Nel 1904 pubblica Il Fu Mattia Pascal. Mattia Pascal è il testimone di un’assurdità derivante sia dal caso che regna nelle vicende umane, sia dalle pastoie delle convenzioni sociali, che sono invece un prodotto della storia, della società.

Mattia Pascal e la crisi dell’identità

Mattia, dopo aver vinto al gioco una discreta somma, casualmente legge su un giornale della sua morte, frutto di un errato riconoscimento di cadavere da parte della moglie. Pensa di cominciare una nuova vita, libera e autentica, assume l’identità di Adriano Meis, si trasferisce a Roma in una pensione. Viaggia per l’Europa, ma poi comincia a percepire un senso di straniamento, perché la trama della vita, i rapporti con gli altri, la simpatia per una ragazza, il desiderio di una casa…, lo riprende ed egli non può aderire alla vita perché privo di identità personale, privo della forma (documenti, stato anagrafico). La nuova identità è una costruzione fittizia peggiore della prima. “Ero già stanco di quell’andare girovagando sempre solo e muto. Istintivamente cominciavo a sentire il bisogno di un po' di compagnia. Me ne accorsi in una triste giornata di novembre, a Milano, tornato dal mio giretto in Europa.” Non gli resta che inscenare il suicidio di Adriano e tornare nella sua prima forma, ma non sarà possibile in quanto la moglie si è sposata ed ha un bambino, quindi sperimenta ancora la posizione del rifiuto, dell’esclusione: non può che essere il fu Mattia Pascal e recarsi di tanto in tanto a visitare la sua tomba. Mattia Pascal vorrebbe trovare una spiegazione della sua vicenda, ma amaramente deve concludere che “è impossibile voler estrarre la logica dal caso, come dire il sangue dalle pietre”. È un personaggio disgregato, sempre in atto di “vedersi vivere”, come riflesso allo specchio. La vita gli pare “senza costrutto e senza scopo”. Deve constatare che le apparenze, le convenzioni sociali sono vincolanti, deve ammettere che “fuori dalla legge e fuori da quelle particolarità liete o tristi che siano, per cui noi siamo noi, non è possibile vivere.” Si definisce un “forestiere della vita”, dichiara “Io non saprei proprio dire chi io mi sia” “Io sono il fu Mattia Pascal.”

Il relativismo conoscitivo e l’incomunicabilità

Il romanzo è raccontato dal protagonista stesso in forma retrospettiva, è un memoriale che si affida all’io narrato, al personaggio mentre vive i fatti. Il punto di vista è soggettivo e inaffidabile, l’esperienza è presentata nel suo farsi magmatico, nel suo fluire. Questa scelta stilistica della rinuncia ad un narratore esterno o ad un narratore interno consapevole sottolinea il senso della precarietà del reale; vedere i fatti come li vede l’io che li vive dà il senso del contrasto tra realtà e apparenza, della completa relatività del tutto. Nell’opera pirandelliana inutilmente l’uomo cercherà di realizzare pienamente se stesso, sbatterà contro il carcere delle convenzioni, inutilmente cercherà il dialogo e la comprensione degli altri, chiusi a loro volta nel loro carcere. La vita associata si dissolve in un pulviscolo di atomi, di monadi impenetrabili; le verità diventano apparenza, costruzioni fittizie e convenzionali. Nel 1908 Pirandello pubblica il saggio su L’Umorismo dove teorizza un’arte che si basi su Il Sentimento del Contrario: l’artista, sotto le verità conclamate quali realtà cerca la sostanziale precarietà, le contraddizioni tra realtà e finzione.

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