Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Lanfranco Cigala, trovatore genovese, è noto per la sua produzione poetica in lingua occitana che spazia dall'amore alla satira, con influssi del dolce Stilnovo.
  • La poesia di Cigala esprime un "canto di pianto", un mix di canto e pianto, per trasmettere il dolore causato dalla morte di Berlenda.
  • Berlenda, amata da Cigala, è descritta come una donna di grande valore e virtù, la cui perdita è considerata un'ingiustizia mortale.
  • La morte di Berlenda provoca un dolore universale che tocca ogni persona, sottolineando la sua importanza e il suo impatto positivo sulla società.
  • Nella poesia, la morte di Berlenda è vista come una perdita irreparabile per la Provenza, costringendo i suoi abitanti a vivere in dolore e tristezza perpetui.

Indice

  1. Cenni sull'autore
  2. Strofa I
  3. Strofa II
  4. Strofa III
  5. Strofa IV

Cenni sull'autore

Lanfranco Cigala è considerato il migliore fra i trovatori italiani. Di origini genovesi, non conosciamo la data di nascita, ma soltanto quella della sua morte, avvenuta fra il 1257 e il 1258. Sappiamo che era un esperto di diritto e un giudice. La sua produzione poetica, in lingua occitana o provenzale, comprende dei versi d’amore, di compianto, di satira, una canzone composta in occasione della crociata di san Luigi in Terra Santa, una seconda canzone sullo stesso argomento e dei versi indirizzati alla Vergine.
Alcuni critici letterari trovano nelle sue composizioni degli elementi anticipatori del dolce Stilnovo. Secondo gli studiosi, Berlenda, la donna amata potrebbe essere la consorte di Moroello II di Malaspina, signore della Lunigiana.

Strofa I

Eu non chant ges per talant de chantar ;
mas si chant eu, non chant mas chantan plor.
per c’aital chan deu hom clamar chan-plor,
car es mesclatz lo chanz ab lo plorar.
E non dig’om qu’ieu aia fait faillenza
d’aital mesclar, car zo qu’eu dic ploran
non poiri ‘om suffrir d’auzir ses chan,
tant es mortals la perd’e ill meschaenza.

Io non canto affatto giusto per talento di cantare;
ma se io canto, non canto, ma cantando piango,
perché un tal canto si deve chiamare “canto di pianto”,
perché è mescolato il canto con il pianto.
E non si dica che io abbia commesso un errore
con tale mescolanza, perché ciò che io dico piangendo
nessun uomo potrebbe sopportare di dire senza canto
tanto mortale è la perdita e la sventura

Strofa II

Car morta es cella qu’era ses par
de pretz prezat e de valen valor,
de cortes ditz e de faitz e d’onor,
d’enseingnamen, d’acuillir e d’onrar,
Na Berlenda, domna de conoissenza,
per cui devon plorar li pauc e·ill gran,
car il era de toz faiz benestan
cim’e raditz, flors e frutz e semenza.

Perché è morta colei che senza pari
di pregiato pregio e di eccellente valore,
ci cortese parlare e di opere e di nobiltà,
di insegnamento, nell’accogliere nell’onorare,
Donna Berlenda, donna di discernimento,
per cui devono piangere i miseri e i grandi
perché essa era di tutte le azioni leggiadre
la cima e la radice, il fiore, il frutto e il seme.

Strofa III

Mort es tot zo qu’el mon era de car,
e zo per que valion li meillor,
e zo per que chantavon chantador
e zo per que prezavon domeiar
e zo per que valia neis valenza
e zo per que estava entr’enan
plor doncs cascuns, que passat son mil an
que morz no fes tan gran desconoissenza.

È morto tutto ciò che al mi era più prezioso
e ciò che per cui avevano valore i migliori
e ciò che era oggetto di canto da parte dei trovatori
e ciò per cui apprezzavano il corteggiare,
ciò per cui valeva anche il pregio
ciò per cui altri stava al di sopra
pianga dunque ciascuno, che passati sono mille anni
che la morte non fece una così tanto grande ingiustizia.

Strofa IV

Om non la vi ni non l'auzi nomnar,
qe non la fes sa domn'e son seingnor,
car fazia ab gaug et ab douzor
los crois valer e·ls valenz afinar.
E doncs per que no mor tota·il Proenza
ont il mori, e tuit cil que·i istan
C’oimais en dol et en consir viuran,
e zo li er piegz de mort, a ma parvenza.

Nessuno la vide, né l’udì nominare
che la facesse sua donna e signora,
perché con gioia e con dolcezza
ingentiliva gli uomini rozzi e affinava quelli gentili.
E perché dunque non muore tutta la Provenza,
regione in cui essa è morta e tutti coloro che vi abitano?
Che ormai vivranno in dolore e tristezza,
e ciò sarà peggio della morte, a mio parere…

Domande da interrogazione

  1. Chi era Lanfranco Cigala e quale era la sua specializzazione?
  2. Lanfranco Cigala era un trovatore italiano di origini genovesi, noto per la sua competenza in diritto e per essere stato un giudice. La sua produzione poetica includeva versi d'amore, di compianto, di satira e canzoni legate alla crociata di san Luigi in Terra Santa.

  3. Quali sono le caratteristiche principali della poesia di Lanfranco Cigala?
  4. La poesia di Lanfranco Cigala è caratterizzata dall'uso della lingua occitana o provenzale e include elementi di amore, compianto e satira. Alcuni critici letterari trovano nelle sue composizioni elementi anticipatori del dolce Stilnovo.

  5. Chi era Berlenda e quale ruolo ha nella poesia di Cigala?
  6. Berlenda era la donna amata da Lanfranco Cigala, e secondo gli studiosi, potrebbe essere stata la consorte di Moroello II di Malaspina. Nella poesia, Berlenda è descritta come una donna di grande valore e discernimento, la cui morte è motivo di grande dolore e pianto.

  7. Qual è il tema centrale della poesia di Cigala?
  8. Il tema centrale della poesia di Cigala è il dolore e il pianto per la perdita di Berlenda, una donna di grande valore e virtù. La poesia esprime il lutto e la sventura causati dalla sua morte, che è vista come una grande ingiustizia.

  9. Come viene descritta la reazione alla morte di Berlenda nella poesia?
  10. La reazione alla morte di Berlenda è descritta come un dolore universale che colpisce sia i miseri che i grandi. La sua morte è vista come una perdita incommensurabile, tanto che si chiede perché non muoia tutta la Provenza, la regione in cui Berlenda è morta, poiché i suoi abitanti vivranno ormai in dolore e tristezza.

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