Concetti Chiave
- Guido Cavalcanti's poem humorously contrasts a deformed woman's appearance with the idealized women of the Dolce Stil Novo style.
- The poet invites Manetto to imagine the woman dressed elegantly, highlighting the comedic effect and mocking traditional poetic themes.
- Cavalcanti uses irony to liberate Manetto from love-induced melancholy, suggesting laughter as a remedy.
- Critics see the poem as both a critique of courtly love and a self-parody of Cavalcanti's own poetic style.
- The poem follows the rhyme scheme abba, abba, cde, cde, typical of a sonnet structure.
Indice
Descrizione della donna
Guata, Manetto, quella scrignutuzza,
e pon' ben mente com' è divisata
e com' è drittamente sfigurata
e quel che pare quand' ella s'agruzza!
Or, s'ella fosse vestita d'un'uzza
con cappellin' e di vel soggolata
ed apparisse di dìe accompagnata
d'alcuna bella donna gentiluzza,
tu non avresti niquità sì forte
né saresti angoscioso sì d'amore
né sì involto di malinconia,
che tu non fossi a rischio de la morte
di tanto rider che farebbe 'l core:
o tu morresti, o fuggiresti via.
O Manetto, guarda quella gobbetta,
a fai bene attenzione a come si è conciata
e com’è precisamente contraffatta
e come appare quando fa la civetta
Immaginazione e contrasto
Ora, se portasse un vestito lungo ed ampio
e se indossasse in cappellino col velo fissato con un nastro sotto il mento
e se di giorno apparisse accompagnata
da una qualche bella e gentile donna,
tu non saresti così in collera
né saresti così preso dall’angoscia amorosa
e nemmeno proveresti tanto malumore
se tu non rischiassi di morir
dal ridere che ti procurerebbe il cuore,
moriresti o cercheresti di fuggire
Riflessioni di Cavalcanti
Cavalcanti si rivolge a Manetto, probabilmente Manetto Portinari, fratello di Beatrice, invitandolo ad osservare una donna, che costituisce l’antitesi della donna angelicata,cantata dai poeti del dolce stilnovo. I versi della 1.a quartina terminano ciascuno con un vocabolo che sottolinea la deformità della donna: scrignutuzza, divisata, sfigurata, ella s’agruzza. Una volta descritta la donna, il poeta invita Manetto ad immaginare che essa vesta abiti più ricercati e che si mostri così al pubblico, accompagnata da donne gentili. Il voluto contrasto con la poetica stilnovista è evidente: Cavalcanti adopera il verbo “apparisse”, quello stesso verbo che i poeti dello Stilnovo adoperano per indicare le apparizioni, quasi divine, della donna amata. L’effetto di questo camuffamento è una solenne risata e questo riso libera Manetto dall’ ira, dalla malinconia e dall’ angoscia causata dall’amore. Questi versi finali hanno anche un altro significato: si tratterebbe di un rimprovero bonario all’amico che di solito è sempre tetro e malinconico come se Cavalcanti gli volesse dire: tu che sei sempre tanto malinconico, vedendo la donna vestita così, in mezzo a donne gentili, moriresti dal ridere e avresti, così, quello che ti meriti.
Ironia e autoparodia
Alcuni critici, hanno individuato anche un altro aspetto nel sonetto: Manetto non è altro che la controfigura di Cavalcanti stesso perché l’ironia, apparentemente indirizzata solo ai temi cortesi o stilnovistici, si trasforma in autoparodia, perché egli scherza sulla sua poesia e sugli atteggiamenti che egli assume quando si atteggia a poeta illustre.
Lo schema metrico è abba, abba, cde, cde.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del sonetto di Cavalcanti?
- Come viene descritta la donna nel sonetto?
- Qual è l'effetto del camuffamento della donna secondo Cavalcanti?
- Qual è l'aspetto di autoparodia nel sonetto?
Il tema principale è l'ironia e il contrasto con la poetica stilnovista, attraverso la descrizione di una donna che rappresenta l'antitesi della donna angelicata.
La donna è descritta con termini che sottolineano la sua deformità, come "scrignutuzza" e "sfigurata", e viene immaginata in abiti ricercati per creare un effetto comico.
L'effetto del camuffamento è una risata solenne che libera Manetto dall'ira e dalla malinconia amorosa, rappresentando un rimprovero bonario all'amico.
L'autoparodia emerge quando Cavalcanti scherza sulla sua poesia e sugli atteggiamenti cortesi, trasformando l'ironia in una riflessione su se stesso.